È morto Naghib Mahfuz

30 Agosto 2006
Lo scrittore era nato al Cairo nel 1911. Le sue prime prove letterarie risalgono al 1928 ma il suo primo racconto venne pubblicato solo undici anni dopo, nel 1939. Negli anni successivi pubblicò altri dieci racconti e, nel 1947, Vicolo del mortaio Nel 1952, anno della rivoluzione nasseriana, cominciò un lungo periodo di silenzio del narratore, rotto nel 1957 dalla Trilogia del Cairo, opera che lo consacrò come scrittore all’interno del mondo arabo.
Del 1959 è Il rione dei ragazzi, uscito a puntate su ‟Al-Ahram”, in cui Mahfuz inaugura un nuovo stile fatto di allegorie e simbolismi dietro le quali si celano giudizi politici. Tra le sue opere pubblicate in Italia ricordiamo inoltre Il ladro e i cani , Miramar, Il nostro quartiere, Notti delle mille e una notte e Canto di nozze. Nel 1988, fu il primo scrittore arabo a ricevere il Premio Nobel per la Letteratura.
Fino al 1972 fu direttore della censura per la Soprintendenza dei Beni artistici e culturali, direttore della Fondazione a sostegno del cinema e consulente per gli Affari culturali al Ministero della Cultura. Dopo il suo ritiro dalla vita pubblica ricomincia per lui una nuova vita letteraria in cui al realismo delle prime opere subentra lo sperimentalismo. Nel 1994 è stato vittima di un attentato di fondamentalisti islamici.
Di circa metà dei suoi romanzi è uscita una versione cinematografica e i film tratti dalle sue storie sono stati diffusi in tutto il mondo arabo.

‟Naghib Mahfuz non era solo un grande romanziere arabo; Mahfuz è il padre fondatore del nuovo romanzo arabo. È a mio avviso uno dei più grandi narratori nella storia della letteratura.
Per cinque generazioni di scrittori ha rappresentato la più importante fonte d’ispirazione, non solo per il suo talento eccezionale, ma per la sua immensa devozione alla letteratura. Mahfuz avrebbe potuto essere molto più ricco, ma ha sempre rifiutato tutte le offerte che rischiavano di allontanarlo dalla letteratura, la sua prima priorità.
Era un grande uomo, modesto, aperto, sempre gentile. Il successo non lo ha mai cambiato.
Oggi è un giorno tristissimo per tutto il mondo arabo. Naghib Mahfuz era per tutti noi il simbolo del riscatto, del fatto che dopo tutto, ce la potevamo fare.”
‘Ala Al-Aswani, autore di Palazzo Yacoubian, 30 agosto 2006


"Ho incontrato Naghib Mahfuz per la prima volta nel 1996; non nascondo di aver provato un grande timore all'idea di conoscere di persona il principe della letteratura araba. Mi sono trovata di fronte, invece, un "piccolo grande uomo". Piccolo perché di corporatura era minuto; grande perché era una persona eccezionale, di una profonda umanità, che mi accolse con un enorme sorriso abbracciandomi forte e ringraziandomi - lui, premio nobel - per averlo tradotto in italiano.
Era anche dotato di una grande ironia. Quando gli chiesi cosa avesse provato alla vittoria del Nobel, lui, col suo sguardo da bimbo furbetto mi rispose: 'beh, se aspettavano ancora un po' me lo davano da morto'.
Lascia un vuoto enorme. I suoi tantissimi amici, intellettuali e non, gli amici dei suoi "incontri del martedì" ne sentiranno la mancanza per sempre."
Valentina Colombo traduttrice italiana di Naghib Mahfuz, 30 agosto 2006


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