Paolo Di Stefano: Cultura in piazza, che inflazione

07 Settembre 2006
Nei dieci anni passati dalla prima edizione del Festivaletteratura, Mantova è diventata un modello. Nella speranza di replicarne il successo e la capacità di autopromozione turistica e culturale, sono nati grandi e piccoli festival d’ogni genere: Roma, Bologna, Sarzana, Genova, Cuneo, Trani, Lucera, Molfetta, Pavia, Brescia, Lecco, Como, Imperia, Pordenone... Dalla filosofia al thriller, dalla scienza all’architettura, dalla poesia alla letteratura per ragazzi, dall’arte ai «saperi». Il Festivaletteratura è una macchina miracolosa e perfino i salumieri e i tabaccai benedicono l’«evento». Così, Modena, che con la Filosofia riempie le sue piazze e le sue chiese. Ma il dilagare di manifestazioni culturali, in primavera estate e autunno, rivela più il riflesso condizionato di comuni a corto di idee che una vera esigenza culturale. Si prova e poi si vede come va: bastano un qualche scrittore di nicchia, un paio da classifica, una spruzzatina di colore locale, almeno un personaggio televisivo e il gioco è fatto. Oppure si cavalca il genere che tira: il Giallo a Brescia, il Mare a Molfetta, il Mare Noir a Imperia tanto per non sbagliare. E per accontentare tutti: il Grande Pubblico e il lettore con la puzza sotto il naso, i nostalgici della sagra del Panzerotto e della Finocchiona, gli sponsor, quelli che valorizziamo-la-nostra-città. Per non sbagliare, si finisce per sbagliare. Ne escono kermesse né carne né pesce (nonostante il Mare), utili agli amministratori locali per mettersi la coscienza a posto con un contributo («di qualità») alla Cultura, al Libro, al Lettore del Futuro, all’Umanità. Insomma, ben venga Mantova, ma Dio ne scampi dal modello Mantova.

Paolo Di Stefano

Paolo Di Stefano, nato ad Avola (Siracusa) nel 1956, giornalista e scrittore, già responsabile della pagina culturale del “Corriere della Sera”, dove attualmente è inviato speciale, ha lavorato anche per …