Lorenzo Cremonesi: Il Mufti di Siria. Dal Papa giunte buone risposte. Non chiedo ulteriori chiarimenti
19 Settembre 2006
Soddisfatto dalle scuse del Papa. Ma preoccupato da chi ‟cerca di soffiare sul fuoco” per scatenare la guerra di religione tra cattolici e musulmani. Dal suo ufficio a Damasco parla il grande Muftì di Siria, prima autorità musulmana sunnita dell’ultimo regime baathista sulla Terra. Ahmad Badr Al-Din Hassoun, 56 anni, da un anno massima carica religiosa dello Stato, si definisce un ‟moderato”. ‟Forse per questo i giornalisti di Al Jazeera non intervistano quelli come me. A loro interessa creare conflitto, cercano le voci estremiste, non chi come me crede nella pace tra le religioni”, dice. È stato tra i primi, tre giorni fa, a chiedere spiegazioni a Benedetto XVI. E ieri ha seguito con attenzione le agenzie stampa e le televisioni che da Roma riportavano le nuove dichiarazioni papali.
Pensa che le scuse del Papa siano sufficienti?
Direi di sì. Il Papa ha infine fornito delle buone risposte. Non chiedo altri chiarimenti. Adesso però occorre lavorare celermente per favorire il dialogo interreligioso tra i dirigenti del mondo islamico e cattolico. Occorre parlarsi per evitare che gli estremisti cerchino di attizzare l’odio.
Su cosa basa il suo giudizio?
Prima di tutto occorre porsi una domanda. Il Papa ha sbagliato pronunciando il suo discorso. Mi chiedo: l’ha fatto volontariamente o involontariamente? Io credo che non avesse alcuna intenzione di offendere l’islam. Ho letto interamente il testo del suo discorso e non vi ho trovato la volontà di scatenare l’odio religioso. Il suo errore maggiore è stato piuttosto quello di citare le frasi pronunciate dell’imperatore bizantino oltre sei secoli fa senza prenderne le distanze. Così facendo è apparso come se le facesse sue. Avrebbe dovuto chiarire subito che quello non era affatto il suo pensiero.
Cosa alimenta l’escalation?
Sono rimasto stupefatto dall’atteggiamento di Al Jazeera, forse condizionato dagli Stati Uniti. Rilancia continuamente la crisi, la tiene da tre giorni come prima notizia e in questo modo la acuisce. Lo stesso vale per il ‟New York Times”: sembra quasi che una parte dei media internazionali facciano di tutto per impedire il dialogo. C’è un complotto ebraico e protestante contro l’intesa cattolicesimo-islam.
Ha altre critiche?
Il Papa cercava di dimostrare che non c’è alcuna dicotomia tra ragione e religione cristiana. Avrebbe dovuto dire chiaramente che questo vale anche per quella musulmana. Quanto poi alla sua condanna della Jihad (la guerra santa, ndr.) musulmana lo invito a leggersi meglio le centinaia di volumi preziosi su questo tema che sono raccolti nelle biblioteche vaticane. Glielo ho scritto anche per lettera: è bene che si informi. Scoprirebbe allora che per l’islam la violenza è bandita.
Visto che lei è il mufti di un Paese che sostiene anche l’Hezbollah, perché non condanna Hassan Nasrallah quando parla di Jihad contro Israele?
Quella è una cosa diversa. Nasrallah e l’Hezbollah sono impegnati nella guerra contro l’occupazione israeliana, una risposta giusta per garantire i diritti arabi. Io non la chiamo guerra santa, ma legittima difesa. La Jihad per me è uno sforzo per la pace.
Pensa che le scuse del Papa siano sufficienti?
Direi di sì. Il Papa ha infine fornito delle buone risposte. Non chiedo altri chiarimenti. Adesso però occorre lavorare celermente per favorire il dialogo interreligioso tra i dirigenti del mondo islamico e cattolico. Occorre parlarsi per evitare che gli estremisti cerchino di attizzare l’odio.
Su cosa basa il suo giudizio?
Prima di tutto occorre porsi una domanda. Il Papa ha sbagliato pronunciando il suo discorso. Mi chiedo: l’ha fatto volontariamente o involontariamente? Io credo che non avesse alcuna intenzione di offendere l’islam. Ho letto interamente il testo del suo discorso e non vi ho trovato la volontà di scatenare l’odio religioso. Il suo errore maggiore è stato piuttosto quello di citare le frasi pronunciate dell’imperatore bizantino oltre sei secoli fa senza prenderne le distanze. Così facendo è apparso come se le facesse sue. Avrebbe dovuto chiarire subito che quello non era affatto il suo pensiero.
Cosa alimenta l’escalation?
Sono rimasto stupefatto dall’atteggiamento di Al Jazeera, forse condizionato dagli Stati Uniti. Rilancia continuamente la crisi, la tiene da tre giorni come prima notizia e in questo modo la acuisce. Lo stesso vale per il ‟New York Times”: sembra quasi che una parte dei media internazionali facciano di tutto per impedire il dialogo. C’è un complotto ebraico e protestante contro l’intesa cattolicesimo-islam.
Ha altre critiche?
Il Papa cercava di dimostrare che non c’è alcuna dicotomia tra ragione e religione cristiana. Avrebbe dovuto dire chiaramente che questo vale anche per quella musulmana. Quanto poi alla sua condanna della Jihad (la guerra santa, ndr.) musulmana lo invito a leggersi meglio le centinaia di volumi preziosi su questo tema che sono raccolti nelle biblioteche vaticane. Glielo ho scritto anche per lettera: è bene che si informi. Scoprirebbe allora che per l’islam la violenza è bandita.
Visto che lei è il mufti di un Paese che sostiene anche l’Hezbollah, perché non condanna Hassan Nasrallah quando parla di Jihad contro Israele?
Quella è una cosa diversa. Nasrallah e l’Hezbollah sono impegnati nella guerra contro l’occupazione israeliana, una risposta giusta per garantire i diritti arabi. Io non la chiamo guerra santa, ma legittima difesa. La Jihad per me è uno sforzo per la pace.
Lorenzo Cremonesi
Lorenzo Cremonesi (Milano, 1957), giornalista, segue dagli anni settanta le vicende mediorientali. Dal 1984 collaboratore e corrispondente da Gerusalemme del “Corriere della Sera”, a partire dal 1991 ha avuto modo …