Carlo Maria Martini: Sto col Papa ma forse ha parlato troppo da professore

21 Settembre 2006
‟Ricerchiamo ciò che unisce più che ciò che divide”. Una strategia dell’incontro, insomma, basata sulla fede nell’unico Dio, il senso della preghiera e la stima della vita morale che accomunano cristiani e musulmani. Ai gesuiti che a Mentana, alle porte di Roma, ne raccolgono le riflessioni durante gli esercizi spirituali Carlo Maria Martini non nasconde il rammarico per la bufera scoppiata dopo il discorso del Papa a Ratisbona. Dal riserbo del corso di spiritualità tenuto ai giovani sacerdoti affiorano le impressioni dettate dalla difficoltà del momento e filtrate da un bagaglio di esperienze personali senza eguali. Legato al Papa dallo speciale voto di obbedienza della Compagnia di Gesù, la personalità-simbolo del dialogo interreligioso difende Benedetto XVI, di cui elogia il ‟coraggio di far chiarezza all’Angelus sulla corretta interpretazione del suo intervento in Germania”. Intanto lavora discretamente a riannodare i fili del confronto porgendo il ramoscello d’ulivo all’Islam. Nei colloqui degli ultimi giorni coi gesuiti raccolti ad ascoltare le sue conferenze a porte chiuse il cardinale spende parole di accorata vicinanza a sostegno dell’operato di Benedetto XVI, notando, però, che ‟forse ha parlato più da professore”. Ed evidenzia come i mass media abbiano estrapolato una frase dal contesto, alterando la giusta percezione delle considerazioni del Pontefice, così in un attimo sono divampate ovunque le reazioni. In attesa di rientrare a Gerusalemme, laboratorio della sua ‟diplomazia del libro” che in Terra Santa riunisce allo stesso tavolo musulmani, cristiani ed ebrei per discutere di progetti universitari e formazione dei giovani, l’arcivescovo emerito di Milano confida le preoccupazioni per il ‟fraintendimento” nel quale è occorso il Pontefice e vive la ‟preghiera d’intercessione” per il rasserenamento degli animi in ‟un momento di grave tensione”. Il porporato-simbolo della ‟Ostpolitik” verso il mondo islamico mette in campo, al servizio della Chiesa, la sua sconfinata rete di contatti personali con le autorità religiose musulmane. Un ruolo svolto sotto traccia, lontano dai riflettori e nel ‟comune solco della fede di Abramo”, ma che, attraverso il suo personale carisma e autorità morale, diviene una straordinaria opportunità di confronto. Una ‟diplomazia parallela”, tra accademia e spiritualità, che il leader dell’ala progressista del Sacro Collegio schiera a sostegno del Pontefice. La contestazione islamica a Benedetto XVI coglie e ‟addolora profondamente” Martini nella settimana di meditazioni a Mentana, vicino a Roma, lontano dalla Città Santa, dove da quattro anni è tornato ai suoi amatissimi studi biblici. Venerdì, il grande cardinale gesuita farà tappa a Galloro, sui castelli romani, nella residenza religiosa che lo ospita nei rari soggiorni in Italia. La Curia confida che la politica della mano tesa di Martini possa fornire un discreto contributo di serenità alla normalizzazione delle relazioni islamo-cristiane. A riannodare i fili con l’Islam in Terra Santa, infatti, non è un qualsiasi cardinale in pensione, bensì l’uomo-ponte fra il cattolicesimo e gli altri monoteismi ‟all’insegna della tolleranza e della reciproca accettazione”, fautore della riforma sinodale del governo della Chiesa. Secondo gli auspici della Santa Sede, in questa fase di forte difficoltà nel dialogo interreligioso, Martini è più che mai attore di primaria importanza nelle relazioni sul campo, attraverso la sua tela di contatti ad altissimo livello, in base alla convinzione che attraverso ‟la frequentazione e il dialogo con l’Islam non viene meno la chiarezza della fede cattolica”. L’obiettivo è trasmettere ai musulmani ‟solidarietà nella proclamazione di un Dio Signore dell’universo, nella condanna del male e nella promozione della giustizia”. A Gerusalemme, nell’epicentro delle tensioni planetarie, il porporato risiede al Pontificio istituto biblico, ‟luogo privilegiato di scambio e interazione” tra le diverse fedi: ‟Ogni mattina guardo gli ulivi dalla mia finestra e penso che, anche tra quelle pietre contese e insanguinate, il domani sarà migliore di oggi”. E ai confratelli gesuiti confida speranze e timori, lodando Benedetto XVI per aver ricordato in Germania che ‟anche noi cristiani siamo critici verso il consumismo, l’indifferentismo e il degrado morale dell’Occidente”. A Gerusalemme Martini ha sperimentato che ‟cristiani e musulmani hanno molte cose in comune come credenti e come uomini”. Nell’attuale ondata anticristiana, ad allarmare il cardinale è il rischio di un’escalation di violenze e strumentalizzazioni. A ciò Martini contrappone uno ‟sforzo serio di mutua conoscenza” affinché cristiani e musulmani si ‟parlino con più distensione”, superando vecchi e nuovi pregiudizi.

Carlo Maria Martini

Carlo Maria Martini (Torino, 1927 - Gallarate, 2012), cardinale dal 1983, è stato arcivescovo di Milano dal 1980 al 2002. Gesuita e biblista di fama internazionale, tra il 1964 e …