Corrado Ruggeri: “City tax”, pro e contro. Se il turista partecipa

05 Ottobre 2006
Tutto può cambiare, perché la Finanziaria può ancora essere modificata. Ma questa volta, per quel che riguarda il turismo, c’è da augurarsi che nulla venga modificato. Va già bene così. Ci sono fondi ed idee. Sembra un miracolo. E se tutto verrà applicato come si pensa - e si spera - Roma potrà vedere moltiplicati arrivi, presenze e introiti. Perché con un provvedimento semplice, ma difficile da ottenere, torna la deducibilità dell’Iva dalle spese congressuali: per il 50 per cento nel 2007, totalmente dal 2008. Significa che gli organizzatori delle grandi convention internazionali possono tornare a guardare a Roma, oltre che al resto d’Italia, come sede accessibile e competitiva con Parigi, Londra, Madrid che della deducibilità dell’Iva avevano fatto uno dei loro punti di forza. Una decisione dai sicuri effetti benefici che si sommerà a quello che Roma ha già fatto e sta ancora facendo da sola: in termini di strutture - pensiamo alla Nuova Fiera - e iniziative - pensiamo alla Festa del Cinema. Rose, fin qui. Ora le spine. Ossia, la tassa di soggiorno. O come la si vuole chiamare. Un tema delicato e scivoloso, sul quale anche il ministro Rutelli usa molte accortezze, a cominciare dalla stessa definizione. ‟Vogliamo chiamarla city tax?” ha domandato ai suoi collaboratori. La verità è che la parola tassa, soprattutto di questi tempi, scatena un fastidio acuto. Ma in questo caso si tratta di un provvedimento facoltativo, lasciato all’autonoma decisione dei Comuni. Roma è fra i sostenitori della ‟city tax”, insieme a Firenze e Venezia, le città d’arte con maggiore vocazione turistica. Un euro a stella, intesa come categoria degli alberghi, o un euro a persona oppure un euro a camera: i criteri della contribuzione devono essere ancora definiti. Ma fosse pure un euro a turista - il minimo, rispetto a un massimo che può arrivare a 5 euro - i 18 milioni di euro che Roma incasserebbe sarebbero una bella somma. Da utilizzare, così impone la legge per le ‟tasse di scopo”, per una migliore fruibilità turistica della città. A protestare sono gli albergatori, anche se crediamo che non siano contrari per principio: non amano l’idea di fare da esattori, perché quell’euro sarebbe aggiunto - con tutta probabilità - al conto dell’albergo. E su questo è difficile dar loro torto. Ma la ratio che sostiene la city tax è da condividere: la stagione dei servizi gratuiti è finita. Un euro, ossia il possibile ammontare della city tax a Roma, è quanto in giro per il mondo si chiede per l’uso veloce di un bagno. Ne vogliamo parlare?

Corrado Ruggeri

Corrado Ruggeri (Roma, 1957-2023) è stato giornalista del “Corriere della Sera”, viaggiatore per passione e per lavoro. Ha scritto reportage da tutto il mondo per varie riviste specializzate ed è …