Giorgio Bocca: Una rotonda sul mare di auto

05 Ottobre 2006
La Lombardia scoppia di benessere. Da Bormio a Milano una sola coda di automobili a passo d'uomo, macchine potenti, i Suv alla velocità delle carrozze a cavalli. Fantastico! E tre, quattro rotonde in ogni centro abitato. Rotonde di ogni tipo, di marmo, di granito, nude o con fioriere. Scomparsi i vigili anche quello cattivissimo e incorruttibile che regnava a Morbegno, un Attila, un Tamerlano delle multe. Via, in pensione, bastano le rotonde.
Anni fa a Ischia il sindaco ci annunciò che era nata una nuova era, l'era delle tavole rotonde. Macché fabbriche, macché agricoltura, di tavole rotonde ormai si campava egregiamente: sul barocco a Lecce, sull'ecologia a Milano, sui presepi a Napoli. Una decina di professori, attori, Vip (Very important persons) e il benessere dell'isola era garantito.
Per anni le rotonde sono state un vano desiderio, viste dall'alto nelle nazioni ricche e avanzate, al Tour de France soprattutto. Passava in un fruscio di ruote la carovana multicolore e improvvisamente come per miracolo il plotone volante si spezzava in due, metà a sinistra metà a destra delle rotonde. Quante splendide rotonde c'erano a Lione, Digione, Aix en Provence, Perpignan. E noi neanche una?
Così l'anno scorso è passata la voce in tutti i comuni dell'Italia ricca, leghisti e comunisti, cattolici e con la rosa nel pugno: a noi le rotonde. Ed è ancora tutto un cantiere, rotonde dovunque.
Che festa si celebrava quella domenica di settembre? Nulla di speciale: la saga del Pizzocchero a Teglio, quella della Lumaca a Oggiono, quella del Coregone ad Abbadia Lariana, tutte prese d'assalto da moltitudini a doppio senso: tu procedevi a passo d'uomo in un senso pensando che la coda fosse la tua, che prima o poi sarebbe finita e in senso opposto, come una marea, arrivava la coda opposta.
A Teglio, che sta in cima a un monte, c'erano code in tutti i viali, in tutte le piazze e al ristorante Combolo si lottava per un posto. "Prenotato?". "No". "Torni fra mezz'ora. A che nome?". "Rigamonti, per due. Grazie". Nella sala del Combolo camerieri e cameriere ormai in stato confusionale correvano come pazzi con i vassoi dei sette menù, ciascuno di dieci o otto portate. Una marea di pizzoccheri con tonnellate di formaggio casera fuso dilagava nell'immensa sala. Una cameriera anziana, spinta al nostro tavolo dalla risacca umana, guardava disperata nel vuoto fin che venne raccolta da una cameriera giovane che ancora connetteva e portata in salvo in una stanza accanto dove si raccoglievano tovaglie e tovaglioli, una montagna.
Da Bormio a Lecco per un centinaio di chilometri coda in galleria, con giovani avvinghiati ai loro motocicli dalle ruote enormi fra rombi e boati strazianti. E allora, da furbo, lasci la superstrada vai a Oggiono, sul lago omonimo, veleno stagnante. Appena passato Oggiono, quando pensi di filartela per le strade della Brianza, sei bloccato dalla coda che scende, contro cui si muove come una muraglia la coda che sale per la festa della Lumaca che ha già sistemato migliaia di auto nei boschi e nelle vallette amene. Sopra la tua testa, sotto la tua auto. E molti si sono già rassegnati, hanno lasciato le auto e marciano a battaglioni affiancati verso le radure nel bosco dove nei pentoloni cuociono le lumache.
Cartelloni e scritte ti ricordano che questa è la Padania. Amici e fratelli di Umberto Bossi che gemono sotto il tallone italiano. Dopo Casatenovo le rotonde sulle superstrade e sulle autostrade diventano enormi, ne infili una e vai in tondo per centinaia di metri, sotto un cielo di nuvole rosse, in un paesaggio spaziale con immensi magazzini universali a forma di bianche moschee che ti ricordano in cosa consiste oggi la vita: comperare, consumare, fare la coda.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …