Nei villaggi della Grameen Bank
16 Ottobre 2006
*Reportage realizzato nel dicembre 1997 in Bangladesh e ripubblicato in occasione del conferimento del Premio Nobel a Yunus
I funzionari della Grameen Bank, banca rurale per il micro-credito - forse l'istituzione del Bangladesh più nota nel mondo - teorizzano: è meglio concedere prestiti alle donne piuttosto che ai loro mariti. ‟Sono più affidabili. Pensano al bene della famiglia, ai figli, a risparmiare. Gli uomini non sempre hanno una visione ampia delle cose, appena hanno un po' di soldi vanno a spenderli al mercato, a bere con gli amici. Le donne sono intraprendenti, pensano al futuro. Se prendono un prestito, si sentono impegnate a restituirlo”, mi dice M. Shahjahan, vice amministratore generale della Grameen. E' per questo, per una scelta precisa, che il 94 per cento dei ‟clienti” della banca rurale sono donne, povere contadine senza terra che lottano per migliorare il proprio ménage. I funzionari della Grameen sono incorsi a volte negli anatemi di qualche mullah che non vede di buon occhio la partecipazione femminile in attività che creano reddito e le fanno uscire di casa. ‟Ma succedeva all'inizio. Ora siamo un'istituzione familiare, nota, non solleviamo più tanto sospetto”. Di sicuro la banca per il micro-credito rurale toglie molto potere agli usurai che campavano sui prestiti concessi a braccianti e contadini poverissimi.
La storia della Grameen Bank è ormai quasi leggendaria. E' stata fondata da un professore di economia dell'università di Chittagong, il signor Mohamad Yunus, che nel '75-'76 vedeva interi villaggi ridotti alla disperazione per la carestia. Molti non riuscivano neppure a comprare le sementi. Potevano rivolgersi agli strozzini, certo: i più erano indebitati per parecchi anni di lavoro e di raccolti. Eppure, dice Yunus, sarebbero bastati pochi soldi - a volte pochi dollari - per interrompere il circolo vizioso di povertà, indebitamento, ancora più povertà. Solo che le banche commerciali non concedono prestito a un bracciante o contadino povero, perché non dà garanzie. Sono quelle ‟garanzie” che il professor Yunus ha voluto sfidare. Nel '76 a Chittagong ha garantito personalmente, presso una banca commerciale, il prestito alle famiglie del villaggio di Jobra. Poi ha avviato un progetto pilota finanziato dalla Banca centrale del Bangladesh. Nell'83 la Grameen Bank è nata come istituzione finanziaria indipendente, sia pure con una partecipazione della banca di stato. Era basata su un principio semplice: come ogni banca, presta denaro a interesse (20 per cento su un anno). Però presta solo ad alcune condizioni: essere nullatenenti (sono considerati tali coloro che possiedono i due o tre acri di terreno su cui abitano e tengono al massimo un orto), condizione che per qualsiasi banca ‟normale” sarebbe uno svantaggio. Inoltre: unirsi in gruppi di almeno cinque persone che garantiscono l'una per l'altra, essere madri di famiglia, restituire piccolissime somme settimana per settimana: una forma di risparmio obbligatorio. L'altra innovazione della ‟banca dei villaggi” (gram significa villaggio in bengalese) è che ‟poiché i poveri non vanno in banca, deve essere la banca ad andare dai poveri”. Oggi la Grameen ha 14 uffici zonali e 11mila filiali locali, con una media di 200 clienti ciascuna. Sono gli impiegati delle filiali a girare per villaggi e circondari, promuovere i gruppi di clienti, aiutarle a iniziare un'attività, seguirle, consegnare i prestiti e andare a riscuotere le rate della restituzione.
Così è il villaggio di Duptara, distretto di Narayanganj, una trentina di chilometri dalla capitale, dove seguiamo l'addetto della Grameen che una volta alla settimana visita i bari - un circondario, gruppo di case di solito abitato da famiglie tra loro imparentate - per riscuotere le rate dei crediti. Le clienti qui sono una quindicina e hanno preso a prestito somme che vanno da 60 a 100mila taka, 1.400-2.300 dollari: sono ormai clienti di vecchia data. Il primo prestito, una decina d'anni fa, ammontava a 500 taka, 11 o 12 dollari. Con quei soldi una signora aveva comprato una mucca e cominciato a vendere il latte al mercato. Altre avevano comprato un telaio. Ormai tutto il bari si dedica alla tessitura a mano di certi tessuti finissimi detti jamdani, molto ricercati per gli eleganti sari delle signore: i prestiti servono a finanziare l'acquisto della seta da filare e tessere. Prestiti hanno permesso di costruire belle case con pavimenti di argilla tanto levigata e pulita da sembrare lucida, pareti di bambù intrecciato, tetti di lamiera. Gli addetti della Grameen hanno finanziato la costruzione di latrine igieniche. Le anziane ora si preparano a continuare le attività senza altri prestiti e cederanno il posto alle figlie.
A tutt'oggi la Grameen Bank ha concesso prestiti per due miliardi di dollari e ha un giro di clienti di oltre due milioni di persone, donne per lo più, che prendono a prestito all'inizio somme pari a meno di 200 dollari - restituito il primo prestito ne possono chiedere anni. Il tasso di restituzione è del 97%: sarebbe considerato ottimo da qualsiasi banca ‟normale”.
Come impresa commerciale ‟for profit”, spiega il signor Shahjahan, la banca ha avuto un profitto di 90 milioni di taka nel '96, pari a 2 milioni di dollari, interamente reinvestito. Grameen ormai è un gruppo che comprende un'impresa di esportazione di tessili e abiti come i sari jamdani delle donne di Duptara. Poi c'è GrameenPhone e c'è il provider di servizi elettronici chiamato Grameen Cybernet. Come organizzazione per lo sviluppo, la Grameen promuove cooperative di piscicoltori e agricoltori, finanzia piccole imprese commerciali, organizza programmi sanitari e di formazione. L'impresa commerciale e l'organizzazione commerciale sono strettamente legate. Banca, istituzione riconosciuta dal governo del Bangladesh e citata a modello dalla Banca Mondiale: ma soprattutto la Grameen Bank è un'organizzazione che promuove un'idea di sviluppo basata sull'industriosità dei singoli e la solidarietà. Ne testimoniano le ‟sedici decisioni” a cui deve aderire ogni nuova cliente: lavorare per il bene della famiglia, mandare i bambini a scuola, bere acqua dei pozzi (potabile) e non dei fiumi (infetta), non dare o accettare dote per le figlie che prendono marito, cooperare e promuovere la convivenza comunitaria...
I funzionari della Grameen Bank, banca rurale per il micro-credito - forse l'istituzione del Bangladesh più nota nel mondo - teorizzano: è meglio concedere prestiti alle donne piuttosto che ai loro mariti. ‟Sono più affidabili. Pensano al bene della famiglia, ai figli, a risparmiare. Gli uomini non sempre hanno una visione ampia delle cose, appena hanno un po' di soldi vanno a spenderli al mercato, a bere con gli amici. Le donne sono intraprendenti, pensano al futuro. Se prendono un prestito, si sentono impegnate a restituirlo”, mi dice M. Shahjahan, vice amministratore generale della Grameen. E' per questo, per una scelta precisa, che il 94 per cento dei ‟clienti” della banca rurale sono donne, povere contadine senza terra che lottano per migliorare il proprio ménage. I funzionari della Grameen sono incorsi a volte negli anatemi di qualche mullah che non vede di buon occhio la partecipazione femminile in attività che creano reddito e le fanno uscire di casa. ‟Ma succedeva all'inizio. Ora siamo un'istituzione familiare, nota, non solleviamo più tanto sospetto”. Di sicuro la banca per il micro-credito rurale toglie molto potere agli usurai che campavano sui prestiti concessi a braccianti e contadini poverissimi.
La storia della Grameen Bank è ormai quasi leggendaria. E' stata fondata da un professore di economia dell'università di Chittagong, il signor Mohamad Yunus, che nel '75-'76 vedeva interi villaggi ridotti alla disperazione per la carestia. Molti non riuscivano neppure a comprare le sementi. Potevano rivolgersi agli strozzini, certo: i più erano indebitati per parecchi anni di lavoro e di raccolti. Eppure, dice Yunus, sarebbero bastati pochi soldi - a volte pochi dollari - per interrompere il circolo vizioso di povertà, indebitamento, ancora più povertà. Solo che le banche commerciali non concedono prestito a un bracciante o contadino povero, perché non dà garanzie. Sono quelle ‟garanzie” che il professor Yunus ha voluto sfidare. Nel '76 a Chittagong ha garantito personalmente, presso una banca commerciale, il prestito alle famiglie del villaggio di Jobra. Poi ha avviato un progetto pilota finanziato dalla Banca centrale del Bangladesh. Nell'83 la Grameen Bank è nata come istituzione finanziaria indipendente, sia pure con una partecipazione della banca di stato. Era basata su un principio semplice: come ogni banca, presta denaro a interesse (20 per cento su un anno). Però presta solo ad alcune condizioni: essere nullatenenti (sono considerati tali coloro che possiedono i due o tre acri di terreno su cui abitano e tengono al massimo un orto), condizione che per qualsiasi banca ‟normale” sarebbe uno svantaggio. Inoltre: unirsi in gruppi di almeno cinque persone che garantiscono l'una per l'altra, essere madri di famiglia, restituire piccolissime somme settimana per settimana: una forma di risparmio obbligatorio. L'altra innovazione della ‟banca dei villaggi” (gram significa villaggio in bengalese) è che ‟poiché i poveri non vanno in banca, deve essere la banca ad andare dai poveri”. Oggi la Grameen ha 14 uffici zonali e 11mila filiali locali, con una media di 200 clienti ciascuna. Sono gli impiegati delle filiali a girare per villaggi e circondari, promuovere i gruppi di clienti, aiutarle a iniziare un'attività, seguirle, consegnare i prestiti e andare a riscuotere le rate della restituzione.
Così è il villaggio di Duptara, distretto di Narayanganj, una trentina di chilometri dalla capitale, dove seguiamo l'addetto della Grameen che una volta alla settimana visita i bari - un circondario, gruppo di case di solito abitato da famiglie tra loro imparentate - per riscuotere le rate dei crediti. Le clienti qui sono una quindicina e hanno preso a prestito somme che vanno da 60 a 100mila taka, 1.400-2.300 dollari: sono ormai clienti di vecchia data. Il primo prestito, una decina d'anni fa, ammontava a 500 taka, 11 o 12 dollari. Con quei soldi una signora aveva comprato una mucca e cominciato a vendere il latte al mercato. Altre avevano comprato un telaio. Ormai tutto il bari si dedica alla tessitura a mano di certi tessuti finissimi detti jamdani, molto ricercati per gli eleganti sari delle signore: i prestiti servono a finanziare l'acquisto della seta da filare e tessere. Prestiti hanno permesso di costruire belle case con pavimenti di argilla tanto levigata e pulita da sembrare lucida, pareti di bambù intrecciato, tetti di lamiera. Gli addetti della Grameen hanno finanziato la costruzione di latrine igieniche. Le anziane ora si preparano a continuare le attività senza altri prestiti e cederanno il posto alle figlie.
A tutt'oggi la Grameen Bank ha concesso prestiti per due miliardi di dollari e ha un giro di clienti di oltre due milioni di persone, donne per lo più, che prendono a prestito all'inizio somme pari a meno di 200 dollari - restituito il primo prestito ne possono chiedere anni. Il tasso di restituzione è del 97%: sarebbe considerato ottimo da qualsiasi banca ‟normale”.
Come impresa commerciale ‟for profit”, spiega il signor Shahjahan, la banca ha avuto un profitto di 90 milioni di taka nel '96, pari a 2 milioni di dollari, interamente reinvestito. Grameen ormai è un gruppo che comprende un'impresa di esportazione di tessili e abiti come i sari jamdani delle donne di Duptara. Poi c'è GrameenPhone e c'è il provider di servizi elettronici chiamato Grameen Cybernet. Come organizzazione per lo sviluppo, la Grameen promuove cooperative di piscicoltori e agricoltori, finanzia piccole imprese commerciali, organizza programmi sanitari e di formazione. L'impresa commerciale e l'organizzazione commerciale sono strettamente legate. Banca, istituzione riconosciuta dal governo del Bangladesh e citata a modello dalla Banca Mondiale: ma soprattutto la Grameen Bank è un'organizzazione che promuove un'idea di sviluppo basata sull'industriosità dei singoli e la solidarietà. Ne testimoniano le ‟sedici decisioni” a cui deve aderire ogni nuova cliente: lavorare per il bene della famiglia, mandare i bambini a scuola, bere acqua dei pozzi (potabile) e non dei fiumi (infetta), non dare o accettare dote per le figlie che prendono marito, cooperare e promuovere la convivenza comunitaria...
Muhammad Yunus
Muhammad Yunus, nato e cresciuto a Chittagong, principale porto mercantile del Bengala, laureato in Economia, ha insegnato all’Università di Boulder, Colorado, e alla Vanderbilt University di Nashville, Tennessee. Ha poi …