Yunus, il banchiere dei poveri vince il premio Nobel per la pace
16 Ottobre 2006
Nel 1976, ha messo una mano in tasca e ha prestato l’equivalente di 27 dollari a un gruppo di donne poverissime di un villaggio del Bangladesh. Ieri, ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace: in trent’anni, Muhammad Yunus è diventato il banchiere più innovativo e di maggior successo della storia recente. ‟Banchiere dei poveri”, è stato definito. Banchiere che ha sfidato e vinto il conformismo secondo il quale da chi vive in miseria non ci si può aspettare granché, al massimo gli si può fare l’elemosina. Storie: Yunus e la sua Grameen Bank (Banca di Villaggio) prestano ai ‟più poveri dei poveri”, non chiedono garanzie, non vogliono presentazioni, non fanno firmare cambiali eppure hanno un tasso di insolvenza che fa invidia a qualsiasi banca occidentale, quelle delle carte bollate e del capitalismo in doppiopetto. Già, il Premio Nobel 2006 è un capitalista, ma di quelli veri. Di quelli che credono nella capacità di chiunque di essere imprenditore se messo nelle condizioni. ‟I poveri sono coloro che affrontano le sfide ogni giorno - ha detto in un’intervista recentissima -. Il ragazzo che vende l’hot-dog per strada è un imprenditore come qualsiasi altro. Trovare i suoi 50 dollari per iniziare può essergli difficile tanto quanto trovare cinquanta milioni di dollari può esserlo per qualcun altro. Tutte le persone sono imprenditori”. Con questa convinzione, ha iniziato a fare piccoli prestiti, in breve ha fondato la Grameen Bank e ha inventato il microcredito, pratica che si è poi diffusa nel mondo (anche in Occidente, tra i pescatori norvegesi come tra i carcerati napoletani) ed è diventata uno degli strumenti più efficaci di lotta alla povertà. Yunus, economista di formazione, e Grameen Bank hanno contribuito ‟a creare sviluppo economico e sociale dal basso” attraverso programmi finanziari innovativi, ha scritto ieri il Comitato Norvegese per il Nobel nella motivazione che accompagna il Premio. ‟Ogni singolo individuo sulla terra ha sia il potenziale sia il diritto di vivere una vita decente. Attraverso culture e civiltà, Yunus e la Grameen Bank hanno dimostrato che persino i più poveri dei poveri possono lavorare per il loro sviluppo”. Yunus si è detto felicissimo. E mezzo mondo gli ha fatto i complimenti: a differenza di casi recenti, il Premio Nobel per la Pace è andato quest’anno a una figura che unisce invece che dividere, è un premio vero piuttosto che un modo di criticare implicitamente qualcun altro. In sostanza, in Bangladesh, Grameen Bank fa piccoli prestiti a ogni famiglia che lo chiede, basta abbia un’idea di attività, anche la più semplice. In media, si tratta di prestiti di 130 dollari erogati a contadini per comprare le sementi, ad allevatori per acquistare una mucca o delle galline, ad artigiani per procurarsi legno da intagliare, stoffe da ricamare, fili da tessere, telefoni cellulari per farne un business. La logica è quella di strappare i poveri nullatenenti al ricatto degli intermediari e dei commercianti locali. I risultati sono strepitosi. Finora, nel Bangladesh, sei milioni e mezzo di famiglie sono entrate nei programmi di Grameen Bank: una media di 800 milioni di dollari di prestiti all’anno, denaro che arriva dai depositi della banca stessa, i quali sono per il 67% risparmi degli stessi contadini e artigiani che erano andati a prestito in passato e ora hanno accumulato qualcosa. Il 97% dei ‟clienti” della banca sono donne, che si responsabilizzano molto più dei maschi e difficilmente si bevono il gruzzolo appena intascato. E, numero quasi perfetto, il tasso di rimborso è del 99%: senza costrizioni, i poveri restituiscono a chi dà loro fiducia più di quanto non facciano i cittadini del mondo ricco. Ogni anno, Grameen Bank realizza un sondaggio: dieci domande per stabilire se una famiglia sia uscita dallo stato di povertà. Bene: il 58% di chi ha preso denaro da Grameen Bank ha già superato la soglia, il Bangladesh sta riducendo la povertà dell’1% all’anno dal 1990 e di oltre il 2% dal 2000, con l’esito che sarà uno dei non molti Paesi in via di sviluppo ad avere dimezzato la povertà entro il 2015, come indicato dai Millennium Goal delle Nazioni Unite. Ora, Yunus ha fatto un nuovo salto, verso il microcapitalismo. Ha lanciato Grameen Telecom: non solo ha più di nove milioni di abbonati, ha anche 250 mila poveri che hanno comprato un cellulare e lo usano come posto telefonico pubblico di villaggio. Al fianco dei telefoni, un Internet provider, una società di software, una tessile, diverse agricole. Anche il milione e rotti di euro che viene con il Premio Nobel, ha fatto sapere l’economista, sarà investito in queste iniziative. E, tra meno di un mese, partirà Grameen Danone Foods, che produrrà in piccole fabbriche di villaggio yogurt addizionato di vitamine, da vendere a bassissimo prezzo alla popolazione malnutrita: il 7 novembre, Zinadine Zidane sarà a Dacca a lanciare l’iniziativa. È il capitalismo dei poveri. Sembra che funzioni.
Muhammad Yunus
Muhammad Yunus, nato e cresciuto a Chittagong, principale porto mercantile del Bengala, laureato in Economia, ha insegnato all’Università di Boulder, Colorado, e alla Vanderbilt University di Nashville, Tennessee. Ha poi …