Giorgio Bocca: Lo strano mondo del Dottor Stranamore

02 Novembre 2006
Non è ancora finita la distruzione del Libano come dell'Iraq, e tutti già parlano di ricostruzione. L'assurdo, l'autolesionista, il caos dello sviluppo continuo e della autodistruzione sono ormai moneta corrente. Abbiamo rapidamente, troppo rapidamente, qualche millennio appena, condotto la scimmia assassina che ci portiamo dentro, nella modernità, che ora le fornisce nuovi mezzi e nuovi pretesti per uccidere.
Un intreccio di arcaico e di avveniristico produce in continuazione nuove assurdità e nuove stragi. Una recente ricerca di una università americana ci informa che le vittime della guerra irachena sarebbero 300 mila. Anche lì, fra il Tigri e l'Eufrate, le città vengono rase al suolo e già si annunciano i piani di ricostruzione.
Non c'è capo di Stato o di governo dei più miseri e arretrati Paesi del globo che non desideri ardentemente possedere una bomba atomica: lo status dei paesi contemporanei vien definito dalla loro possibilità di partecipare alla ecatombe universale. Istinti primordiali vengono coperti da necessità di progresso inesistenti.
Che cosa c'è veramente dietro i bombardamenti aerei che hanno distrutto il Libano? Una strategia militare e politica per una rapida risoluzione del conflitto, un blitzkrieg ultima edizione o semplicemente il fatto che chi ha più aerei, più missili, più armi micidiali dell'altro, li usa? Gli uomini devono fare la guerra o gli piace farla?
Guarda come i politici più imbelli impettiscono, camminano marzialmente e chiamano eroi i poveracci mandati a morire per campare. Il pacifismo parolaio alle spalle di chi combatte le malvagità del mondo sarà anche ipocrita, ma la distruzione per la ricostruzione oltre che feroce è idiota.
L'informazione moderna radio-televisiva è piena di Dottor Stranamore chiamati dai Bruno Vespa di tutti i paesi per spiegare alla plebe quanto sia necessario e lodevole prepararsi alla guerra, fare la guerra per avere la pace. Teoria ottima per chi la guerra la fa fare agli altri, dato che chi muore giace e chi vive si dà pace.
Ho appena letto lo studio di un gruppo di scienziati americani intitolato I nuovi limiti dello sviluppo. Vi si spiega, con abbondanza di dati seri, indiscutibili, come la scienza, la politica, l'economia si muovano in cordata verso una unica meta: preparare la fuga dalla terra della superstite umanità, cioè l'epilogo peggiore che si possa immaginare. Quasi una ripetizione del castigo biblico: uscirai dal paradiso terrestre e lavorerai con il sudore della tua fronte e ti andrà bene se riuscirai a mettere il piede su qualche nuovo mondo puzzolente di gas metano, torrido o gelato, a scelta. Ecco perché in questa corsa verso l'autodistruzione l'informazione sta diventando impossibile. Chi può, tira l'acqua al suo mulino; chi ha i soldi specula sul prezzo del petrolio che oggi scende e domani risale o celebra una leale concorrenza che non c'è da nessuna parte, una libera iniziativa che si è divorata il mondo, un progresso irragionevole. Nella ipotesi peggiore, un ritorno allo schiavismo hitleriano; in quella migliore, a Berlusconi, al suo ottimismo dissipatore e corruttore.
Dite che un pessimismo così è esagerato? Forse, ma anche i misteriosi inventori di barzellette ne sono contagiati. Conoscete l'ultima? Nella città dove la gente sta barricata in casa, un uomo, un polacco, fugge inseguito da un tedesco che brandisce un lungo coltello. Ma dall'alto arriva una voce: "Ma che fai? L'uomo che insegui diventerà papa. Tu, dopo".

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …