Giorgio Bocca: Benvenuti alla fine del mondo

16 Novembre 2006
Un catastrofismo contraddittorio tiene banco su tutti i media del pianeta, parlati e scritti, incurante delle esagerazioni, delle assurdità, delle ossessioni, degli errori marchiani. La prossima fine del mondo è di gran moda, il petrolio finisce, l'aria si ammorba, la terra scompare, la foresta pluviale si trasforma in deserto. Un catastrofismo che si contraddice, ma che cerca sempre nuovi spazi, nuovi allarmi, nuove foschissime previsioni.
Giornali e televisioni, serissimi, para-scientifici, annunciano la prossima necessità di fughe della terra su altri pianeti: è una colossale bufala, ma non importa, la si serve al pubblico. Tutti sanno che le colonie lunari hanno una sola possibilità di uso umano: quello militare non per dominare lo spazio, ma per essere padroni del vecchio mondo. Il presidente americano George Bush lo ha detto a chiare lettere: gli Stati uniti devono essere i signori dello spazio per essere signori della terra.
Salvo questo uso super imperialistico, i pianeti raggiungibili sono invivibili da masse umane, o super gelidi o super caldi. L'unico gas che vi abbondi è il fetido metano; l'acqua ghiacciata si nasconde nelle fenditure della loro crosta. Sul nostro pianeta imperversa l'effetto serra, il riscaldamento progressivo che scioglie i ghiacciai, sommerge le terre emerse, provoca la grande siccità. E non vale prepararsi ai climi torridi perché il catastrofismo è a doppio uso; mentre noi andiamo fiduciosi per gli oceani, la corrente del golfo si è già fermata per una decina di giorni e se si ferma del tutto ritornerà in Europa un'era glaciale. Stop all'effetto serra, ma barriere di ghiaccio da Genova a Suez, dalla Manica a Gibilterra.
Insomma, che ci attende veramente? È chiaro: il peggio possibile. Perché con l'effetto serra combinato con la nuova glaciazione ci saranno in tutto il globo alluvioni, piogge equatoriali, terre sommerse, tsunami e tornado. Non parliamo dell'inquinamento dell'aria. È stato calcolato che se in India e in Cina ci fosse la motorizzazione che c'è nei paesi ricchi, avremmo una circolazione di due miliardi di auto. Una pazzia? E allora perché tutte le case automobilistiche aprono delle fabbriche in India o in Cina? Perché nei paesi ricchi dicono che il futuro dell'automobile è in quei paesi super popolati?
Dicono i giornali che la tassa sul lusso imposta dal governatore della Sardegna Renato Soru ha fatto fuggire i turisti dall'isola, ma nella stessa pagina si annuncia che le immobiliari americane hanno in progetto di costruirvi 100 mila villette, o forse hanno ragione i miliardari che i turisti non li fanno fuggire con le tasse, dato che non le pagano.
Il catastrofismo si ciba di catastrofismo: da quando l'aumento della delinquenza minaccia la vita delle grandi città, la cronaca nera trionfa, i telegiornali sono strapieni di cadaveri da grand guignol, donne debitamente squartate, migliaia di stupri, ragazzi che accoltellano il padre e la madre, pie fanciulle che seviziano vecchiette indifese.
Intanto i commentatori economici e politici fanno a gara a chi attacca il governo e la sua Finanziaria, annunciando prossime crisi irresolvibili, sicché l'unica consolazione di Romano Prodi è di sapere che il suo governo non cadrà perché non c'è nessuno in grado di sostituirlo, nonostante le minacce di nuove marce su Roma.
Siamo troppi, ecco il problema e fra una ventina di anni saremo qualche miliardo in più. Gli amministratori di Milano discutono sulla tassa per entrare in città. Ma se i pendolari rinunceranno all'automobile, i mezzi pubblici saranno insufficienti e nessuno sa bene come verranno pagati i pedaggi nei 124 varchi. Come è complicata la vita.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …