Marina Forti: L'Iran è vivo e non sta zitto
Tanto poco credibile, come operazione di propaganda, da chiedersi perfino perché prestargli tanta attenzione. L'Iran è tra i paesi islamici dove aveva avuto ascolto, negli anni '90, lo scrittore francese Roger Garaudy con la sua tesi che lo sterminio degli ebrei nella Germania nazista è un'invenzione. La tesi negazionista piace a ‟falchi” e dottrinari perché ne fanno un argomento contro l'esistenza dello stato di Israele (che nella retorica ufficiale iraniana non è mai nominato come tale, è ‟l'entità sionista”). E questo è anche il senso della conferenza in corso a Tehran: ‟Se la versione ufficiale dell'Olocausto è messa in dubbio, allora sono in dubbio identità e natura di Israele. Se sarà provato che l'Olocausto è una realtà storica, per quale ragione i musulmani della regione e i palestinesi devono pagare il prezzo dei crimini nazisti?”, ha chiesto platealmente il ministro degli esteri Mottaki. Come se fosse necessario ricorrere a rigurgiti di nazismo per difendere i diritti del popolo palestinese...
Il presidente Ahmadi Nejad si è costruito un'immagine con le sue dichiarazioni incendiarie - ‟l'entità sionista” è il cancro che va cancellato dalla mappa del Medio Oriente, l'Olocausto degli ebrei è ‟una leggenda”. Tutto questo però è diretto più all'opinione internazionale che a quella interna. Verso i suoi concittadini, il presidente iraniano si è dato un'altra immagine: l'uomo del popolo, fuori dalle mafie di potere, che pensa ai poveri. Di più: l'uomo ispirato dal misterioso dodicesimo imam di cui gli sciiti attendono l'avvento. Ed è forse qui il suo fallimento più cocente, a giudicare dalle frequenti proteste di lavoratori: le difficoltà economiche, l'inflazione che è tornata a salire.
Proprio mentre si inaugurava la vetrina negazionista, ieri gli studenti del Politecnico di Tehran hanno sonoramente contestato il presidente, durante un comizio all'università, gridando ‟abbasso il dittatore”: è la prima volta che una cosa simile succede da quando Ahmadi Nejad è stato eletto. E' stata una settimana di assemblee nelle università iraniane: gli studenti protestano per la censura su internet e per la repressione contro i sindacati indipendenti, contro l'arresto di noti avvocati dei diritti umani e attivisti sociali. Su questo sfondo, tra pochi giorni gli iraniani sono chiamati alle urne per una duplice consultazione assai importante: le assemblee municipali e il Consiglio degli esperti, organismo eletto a suffragio universale che ha il potere, tra l'altro, di eleggere o dimettere la Guida suprema. Tutto questo dice soprattutto una cosa: che l'Iran è un paese dove lo scontro politico è aperto e la società non è zittita.