Isabel Allende: Io, scrittrice al confine
21 Maggio 2007
Sorridente ed elegante, firma con pazienza tutte le copie dei suoi libri, da La casa degli Spiriti a Inés dell’anima mia. Ma stasera probabilmente Isabel Allende, scrittrice cilena molto amata, dovrà autografarne molti altri appena sarà scesa del palco della Basilica di Massenzio. Aprirà la sesta edizione di ‟Letterature. Festival Internazionale di Roma”, dedicato quest’anno al tema ‟vicino/lontano”. Parole che devono avere un particolare significato per lei che ha passato una vita ‟girovagando” da un Paese all’altro dopo il golpe di Pinochet. ‟Io sono una eterna straniera - dice -. Ho trascorso la mia gioventù sempre in viaggio, poi sono stata esiliata, mi sono trasferita in Venezuela e successivamente negli Stati Uniti. Credo che questo continuo spostarsi possa aiutare a vedere la realtà da punti di vista diversi. Io mi sento sempre al confine, tra fantasia e realtà”. Lungo questo tracciato correrà anche il testo, inedito, che l’autrice leggerà stasera. ‟Narra la storia d’amore di una coppia, ambientata nel Guggenheim di Bilbao - racconta - . Vidi questa struttura prima dell’inaugurazione, quindi completamente vuota, senza opere, e mi ispirò la storia che poi ho scritto”. Realtà e immaginazione, dunque, si fondono ancora una volta e lei stessa ammette di non sapere ‟se c’è un limite tra i due. Perfino ora che sto scrivendo un libro di memorie e ho riletto le lettere indirizzate a mia madre dieci anni fa non so quanto c’è di reale in questi scritti”.
Il titolo provvisorio, in italiano, del prossimo libro di Isabel Allende è La somma dei giorni, traduzione letterale del romanzo che in lingua spagnola uscirà in settembre: La suma de los días. ‟È il libro più difficile che abbia mai scritto” dice a l’Unità. ‟È un libro di memorie, in cui racconto le vicende californiane della mia famiglia negli ultimi dieci anni, dopo la morte di mia figlia Paula”. Perché il più difficile? ‟Semplice, stavolta i miei personaggi sono persone vive e quando il libro sarà uscito saranno tutte molto arrabbiate con me. In un primo tempo, una volta completato il manoscritto, l’ho distribuito ad otto parenti. Lo hanno letto e ciascuno me lo ha restituito con le proprie correzioni. Non sapevo come uscirne, alla fine ho deciso che li avrei ignorati tutti. E ho consegnato alla casa editrice la mia versione, senza nessuna modifica. Per questo credo che saranno molto arrabbiati! Racconto la verità e la verità non sempre piace. Ho impiegato un anno e mezzo per scrivere La suma de los días”. In Italia uscirà in primavera edito dalla Feltrinelli, come tutti gli altri testi.
A parte questo, dice, ‟uno dei libri più difficili per me è stato il secondo romanzo, perché, si sa, dopo il successo del primo qualsiasi scrittore ha paura di fallire”. Ma non è successo. Anzi. E pensare che nella lettertura non ha esordito giovanissima, aveva 40 anni. ‟Quando mi sono trasferita in Venezuela - racconta - non ho potuto continuare a fare la giornalista, scrissi una lettera a mio nonno che poi divenne un manoscritto. È così che la letteratura è entrata nella mia vita. E mi ha anche salvata. La letteratura ha un valore terapeutico”. E non è ha genere, aggiunge, non è né maschile né femminile.
‟Quando all’inizio degli anni Ottanta cominciai a scrivere romanzi in Sud America non c’erano scrittrici donne, tanto che io stessa sono stata rifiutata da tante case editrici prima di pubblicare il mio primo libro. Oggi le cose stanno cambiando - continua - molte donne pubblicano libri. E poi in Cile abbiamo per la prima volta un presidente donna, Michelle Bachelet, che ha conferito la metà degli incarichi istituzionali alle donne. Purtroppo però ancora oggi una donna deve fare il doppio dello sforzo per ottenere lo stesso risultato di un uomo”. E di Segolene Royale che ne pensa? ‟È una donna che mi piace molto, è un vero peccato che non abbia vinto le elezioni francesi!”. Nella politica, si sa, Isabel Allende, nipote di Salvador Allende, ci è cresciuta, ma il golpe di Pinochet, spiega, ‟ha determinato la vita di tutti i cileni, non solo la mia. Molta gente se ne andata, come ho fatto io. Certo, senza il golpe, non sarei diventata scrittrice, avrei continuato a fare la giornalista”. Ma una biografia su Salvador Allende, dice chiaramente, ‟non la scriverò mai”.
Il titolo provvisorio, in italiano, del prossimo libro di Isabel Allende è La somma dei giorni, traduzione letterale del romanzo che in lingua spagnola uscirà in settembre: La suma de los días. ‟È il libro più difficile che abbia mai scritto” dice a l’Unità. ‟È un libro di memorie, in cui racconto le vicende californiane della mia famiglia negli ultimi dieci anni, dopo la morte di mia figlia Paula”. Perché il più difficile? ‟Semplice, stavolta i miei personaggi sono persone vive e quando il libro sarà uscito saranno tutte molto arrabbiate con me. In un primo tempo, una volta completato il manoscritto, l’ho distribuito ad otto parenti. Lo hanno letto e ciascuno me lo ha restituito con le proprie correzioni. Non sapevo come uscirne, alla fine ho deciso che li avrei ignorati tutti. E ho consegnato alla casa editrice la mia versione, senza nessuna modifica. Per questo credo che saranno molto arrabbiati! Racconto la verità e la verità non sempre piace. Ho impiegato un anno e mezzo per scrivere La suma de los días”. In Italia uscirà in primavera edito dalla Feltrinelli, come tutti gli altri testi.
A parte questo, dice, ‟uno dei libri più difficili per me è stato il secondo romanzo, perché, si sa, dopo il successo del primo qualsiasi scrittore ha paura di fallire”. Ma non è successo. Anzi. E pensare che nella lettertura non ha esordito giovanissima, aveva 40 anni. ‟Quando mi sono trasferita in Venezuela - racconta - non ho potuto continuare a fare la giornalista, scrissi una lettera a mio nonno che poi divenne un manoscritto. È così che la letteratura è entrata nella mia vita. E mi ha anche salvata. La letteratura ha un valore terapeutico”. E non è ha genere, aggiunge, non è né maschile né femminile.
‟Quando all’inizio degli anni Ottanta cominciai a scrivere romanzi in Sud America non c’erano scrittrici donne, tanto che io stessa sono stata rifiutata da tante case editrici prima di pubblicare il mio primo libro. Oggi le cose stanno cambiando - continua - molte donne pubblicano libri. E poi in Cile abbiamo per la prima volta un presidente donna, Michelle Bachelet, che ha conferito la metà degli incarichi istituzionali alle donne. Purtroppo però ancora oggi una donna deve fare il doppio dello sforzo per ottenere lo stesso risultato di un uomo”. E di Segolene Royale che ne pensa? ‟È una donna che mi piace molto, è un vero peccato che non abbia vinto le elezioni francesi!”. Nella politica, si sa, Isabel Allende, nipote di Salvador Allende, ci è cresciuta, ma il golpe di Pinochet, spiega, ‟ha determinato la vita di tutti i cileni, non solo la mia. Molta gente se ne andata, come ho fatto io. Certo, senza il golpe, non sarei diventata scrittrice, avrei continuato a fare la giornalista”. Ma una biografia su Salvador Allende, dice chiaramente, ‟non la scriverò mai”.
Isabel Allende
Isabel Allende è nata a Lima, in Perù, nel 1942, ma è vissuta in Cile fino al 1973 lavorando come giornalista. Dopo il golpe di Pinochet si è stabilita in …