Giorgio Bocca: Il grande buio dell'informazione

04 Giugno 2007
Al tempo di Internet, della comunicazione totale e fulminea, l'informazione dell'uomo comune è tornata alla confusione delle lingue, proprio come ai tempi di Babele. Tutti ascoltano radio e televisioni, molti leggono giornali, moltissimi campano nell'abbondanza e nella confusione delle immagini. Ma sappiamo pochissimo del mondo in cui viviamo e se durerà.
La mancanza di informazione è della maggior parte dei viventi a causa, per cominciare, dell'incomprensibilità crescente del linguaggio: sempre più globale e fitto di espressioni straniere, inglesi la maggioranza, una somma di linguaggi specialistici che ignoriamo sorvolando nella lettura a salti da cavalletta, una fatica nel leggere che superiamo accontentandoci dei titoli, anch'essi in gran parte stranieri e gergali.
Sempre più ampi gli spazi dedicati alla economia e alla finanza del tutto incomprensibili alla maggior parte dei lettori. Giornali come 'Il Sole 24 Ore' o il 'Financial Times' hanno tirature altissime perché acquistati come status symbol di cui si capisce pochissimo.
Uno degli argomenti più seguiti dai lettori è quello di che tempo che fa sul quale la confusione regna sovrana e le contraddizioni di chi informa danno capogiro e nausea. Metà scienziati a giurare che la colpa è dell'uomo e dei veleni che fabbrica, metà a ghignare di queste superstizioni e a ricordare che le mutazioni della natura sono imprevedibili e certo non attribuibili agli uomini. I quali continuano a comportarsi in modi totalmente demenziali e contraddittori per tutto ciò che riguarda la salvezza dell'ambiente e la continuità della specie.
Nei paesi della fame e della miseria le plebi sono felici se il loro governo ha costruito una bomba atomica che non farà cessare la fame, ma di cui potranno morire milioni di persone. E nei paesi del benessere, dove il traffico nelle città è diventato insostenibile, si levano ondate di compiacimento se la mega fabbrica locale produrrà milioni di auto.
Questa incapacità di leggere nel futuro, di capire il futuro, questa voluta cecità sull'ambiente e sulle sue risorse ha provocato movimenti culturali deleteri: il revisionismo antistorico e il liberismo suicida, due movimenti atti a dimenticare il presente e a giocare con il passato.
Il revisionismo arrivato al punto di compiacersi delle più assurde rivisitazioni della storia (vedi la negazione dell'Olocausto) ha l'effetto di distrarre l'attenzione dal presente e di indirizzarla su un passato dalle cento versioni e il liberismo suicida di immaginare una inesistente intelligenza del mercato e un provvidenziale intervento della concorrenza, carico di rischi. Sino a negare, con il revisionismo storico, l'evidenza: che in Italia c'è stata di recente una guerra di popolo chiamata Resistenza, unica base della nostra fragilissima democrazia. E che sono di Stato le poche aziende a livello mondiale l'Enel, l'Eni, la Finmeccanica e la stessa Fiat che senza lo Stato sarebbe defunta le molte volte.
E non solo: nel buio dell'informazione e della conoscenza anche il ritorno agli scontri di religione, fra le verità rivelate e il laicismo, fra la Chiesa e il Parlamento.
Una cosa è certa. I vari mestieri degli informatori sono diventati spesso più che difficili assurdi: devono vivere in un mondo in cui il consumismo impone i suoi inganni che la gente non solo accetta, ma di cui si compiace, devono saper mentire con grande mestiere, non devono vergognarsi del padre giornalista che di lui si preferiva dire "suona il violino in un casino".

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …