Gianni Mura: Tour 2007. Stanno arrivando le montagne ma il Tour non ha ancora padroni

12 Luglio 2007
Si parte da una cittadina che fa 10.106 abitanti, Villers-Cotterts, ma ci è nato Alexandre Dumas padre, autore dei Tre moschettieri e anche di un dizionario di gastronomia che si può leggere come testo archeologico. E tanto di cappello alle porzioni, che autorizzano i posteri a definire Dumas più come mangione che come gourmet. E si arriva in una cittadina che fa 10.032 abitanti, ma ci è nato Marcel Aymé, e c’è pure un ristorante con tre stelle Michelin (assegnata nel 1986, persa nel 2001, ripresa nel 2004). Tappa molto letteraria: dopo 7 km c’è La Ferté Milon: in questo paese nacque Racine e si sposò Lafontaine. E a Nogent-sur-Seine (km 110) c’è una passeggiata-Flaubert. L’educazione sentimentale è ambientata in buona parte qui, qui ha lavorato Camille Claudel e Abelardo, privato di Eloisa e di qualcos’altro, qui fondò la sua abbazia.
Inutile dire che si arriva in volata. Non tutti i giorni c’è un Cancellara che riscatta la noia con un numero da circo. Quindi, tutto secondo collaudato copione. Solita fuga (stavolta sono in cinque), coi due più testardi (Flecha e Knees) ripresi a 5 km dall’arrivo. Erano partiti al km 30. Durata della fuga: km 158. Si potrebbe fare un telegramma. Mi viene in mente Tano Belloni da Pizzighettone, rivale di Girardengo, impietosamente chiamato l’eterno secondo. Nei suoi telegrammi verbali la corsa era così riassunta: «Pronti, via, primm Belùn». Aveva folte sopracciglia, una voce da orco, ma era buono come il pane. Passati i settant’anni, veniva ancora in bici a Milano, con vistosi pantaloni alla zuava color zafferano, o pistacchio, o lilla.
Pronti, via, ancora nuvole basse e vento di trequarti. Il sole apparirà nel finale. La volata è incerta, perché non c’è lo sprinter schiacciasassi e la ruota gira, in tutti i sensi. Stavolta dalla parte di Hushovd, norvegese col nome di un dio, Thor. Un armadio a due ante bianco e verde che, ben pilotato da Dean, vince di potenza, partendo ai 250 metri a centro strada e resistendo al ritorno di Hunter. Un colpo di coda del sudafricano rallenta l’azione di Napolitano, quinto, ma gli leva al massimo un piazzamento, non il successo. Per Hushovd, il quinto centro al Tour con relativo abbuono porta in dote anche il secondo posto in classifica, a 29" da Cancellara che ieri ha corso in pantofole lasciando che lavorassero gli altri.
Oggi può cominciare un nuovo Tour, ai corridori piacendo. E questa sera ad Autun ci può essere una nuova classifica. Non ci sono grandi salite. Per quelle, e relativamente, appuntamento a sabato. Ma c’è una seminata di su e giù che può farsi sentire. Sono ben otto i traguardi della montagna, di cui sette etichettabili come strappi, tra 1 e 3 km d’ascensione. L’ultimo, Croix de la Libération a 8 km dall’arrivo: 3,4 chilometri col 5,4 per cento di pendenza media. Più lunga (12,9 km ma al 3,7 per cento) la salita di Haut Folin, ma la cima è 47 km da Autun. Troppi. Presumibile che serva a scremare il gruppo, mentre l’altra è più adatta come trampolino di lancio.
E’ una sorta di aperitivo, la tappa di oggi. Domani c’è ancora pianura, poi il primo atto del trittico sulle Alpi, con l’intervallo del riposo a Tignes dopo la tappa che si annuncia più dura. Fino a qui s’è fatto molto vedere e apprezzare Cancellara e, a turno, i velocisti. Nessuno dei favoriti ha dato un colpo di pedale più del necessario. La squadra più favorita, la Astana, non ha mai mandato un uomo in fuga. Fervono discussioni legate all’esito del prologo: Kloden è più forte di Vinokourov? Non potrebbe essere lui il capitano? Sapendo che la squadra è finanziata da quattrini del Kazakistan, direi di no, non ancora. Farebbe comodo a chi li ha sganciati, la vittoria di Vinokourov, uno nato ancora più a est di Ullrich. E’ vero che Vinokourov un giorno nero ce l’ha sempre, ma è capitato quando la musica la suonava Armstrong. Stavolta è diverso.
Non si sa chi suona la musica perché la musica ancora non c’è e la mia idea (modificabile, elastica) è che fino a oggi non potevamo aspettarci qualcosa di diverso. Corse al risparmio, per tutti i favoriti, in attesa che qualcuno faccia la prima mossa. Non sarà certamente quella decisiva ma servirà solo a capire che aria tira. Fin qui, tutti sembrano affascinati dalla prospettiva del massimo risultato con il minimo sforzo. Il massimo sforzo, sempre a vuoto, lo hanno fatto quelli delle piccole squadre con l’obiettivo di mostrare la maglia in tv per qualche ora. Ad altri va anche peggio. Quattro cadute anche ieri. Quella del km 63 ha portato al ritiro Xandio (frattura scomposta alla clavicola destra). Anche Di Gregorio (gomito e ginocchio destri) non è messo bene.

Gianni Mura

Gianni Mura (Milano 1945). Studi classici, entra alla “Gazzetta dello Sport” nel 1964. Giornalista professionista dall’aprile del ’67. Altre testate: “Corriere d'informazione” (72/74), “Epoca” (74/79), “L'occhio” (79/81). Inviato di “Repubblica” …