Gianni Mura: Tour 2007. Dubbi anche su Contador, la crono decide il Tour

30 Luglio 2007
Forse la vittoria di un francese, Sandy Casar, contribuirà a rendere più respirabile l’aria, che resta piuttosto pesante. E certamente Casar avrà una bella foto sull’"équipe", mentre vince una volata a quattro. Anche Bennati a Castelsarrasin ha vinto una volata a quattro, ma foto niente, neanche piccola, neanche all’interno del giornale, cosa mai accaduta in precedenza e anche poco piacevole. Come il tono da Inquisizione che imbeve alcuni editoriali. Sono convinto che la lotta al doping si possa e debba fare seriamente, mentre meno serio mi sembra prendersi per Dio onnipotente al centro dell’universo. Il mai abbastanza citato proverbio bulgaro (chi si scotta con l’acqua calda soffia anche sullo yogurt) deve essere arrivato fin sulle rive della Charente. Sembra che con la maglia gialla ottenuta a tavolino Contador abbia ereditato da Rasmussen anche i sospetti. Basta analizzare le prestazioni di alcuni corridori per capire l’evidenza del doping, scrive Antoine Vayer su "Libération" di ieri. Vayer era preparatore alla Festina di Virenque. Al di sopra di 410 watt di potenza in salita, questa è la tesi, ci può essere solo una spiegazione chimica. Soler, secondo i calcoli di Vayer, sarebbe a quota 440. Tra il ‘99 e il 2005 le prestazioni di Armstrong avevano fatto annotare questi valori: 405, 420, 430, 415, 425, 440, 425. Rasmussen quest’anno è andato così: 428 sull’Aubisque, 436 sul Peyresourde, 433 sul Plateau de Beille e 425 sulla Colombière. Per Contador, sulle stesse salite, rispettivamente 419, 436, 433 e 419. Non so quali criteri segua Vayer. So che ci sono molte variabili: che tempo fa, qual è l’andamento della tappa, quanti chilometri o quante altre salite in precedenza. Ma non è solo questione di salite. Cancellara nel prologo di Londra ha superato 500 watt. Queste sono accuse pesanti di doping. La presunzione d’innocenza non vale più per nessuno. Contador (un anno fa alla Astana) ha già provato a spiegare che si era trovato al momento sbagliato nella squadra sbagliata e che era stata l’Uci a collegarlo con troppa fretta all’operazione Puerto e a scollegarlo con altrettanta velocità. Ma chi si fida più dell’Uci, in Francia? Sarkozy ha trasmesso approvazione e incoraggiamento agli organizzatori dopo l’espulsione di Rasmussen. Ieri France 2 ha intervistato Pat McQuaid, presidente dell’Uci, il quale ha dichiarato papale papale che Rasmussen aveva tutto il diritto di essere alla partenza del Tour, che una lettera d’avvertimento deve restare un fatto privato e si comunica solo la sanzione, se c’è la terza infrazione. Insomma, la questione non è chiara nemmeno ai diretti interessati. Ma McQuaid sarebbe pronto a sedersi a un tavolo con quelli dell’Aso e Dick Pound per stabilire una strategia antidoping comune? «Certamente sì. Io voglio bene al Tour, ma dagli organizzatori ho ricevuto frasi inopportune e offensive. Dick Pound è il benvenuto se si parla di ciclismo, di doping, di sport, ma a lui piace molto fare politica». La faccia nuova e giovane di Contador non convince tutti. Il ds francese Lavenu, per esempio: «Va bene che non c’è più Rasmussen, ma nemmeno Contador mi lascia tranquillo». Possono essere gli strascichi dell’operazione Puerto, ma più ancora credo la paura di scottarsi con lo yogurt. «Sembra di essere alla Vuelta, otto spagnoli nei primi quindici della classifica» dicono i francesi. «Chiunque vada più forte di Halgand (30º e primo dei francesi) qui è sospettato di doping» ribattono gli spagnoli. In una tappa di trasferimento, bei paesaggi e bei monumenti ai caduti. Il più pacifista a Lavercantière, una donna in ginocchio, la testa bassa e due militari in piedi ai due lati. "Poveri ragazzi" è la brevissima scritta. A St. Saturnin di monumenti ai caduti ne hanno due, uno accanto alla chiesa l’altro al municipio. Casar era già in fuga al km 27, ma un cane lo aveva fatto cadere insieme a Willems. Axel Merckx esce dal gruppo e rientra sui primi, Boogerd e Lefèvre, con un Casar indolenzito. Due francesi e due, Boogerd e Merckx, al loro ultimo Tour, perché smetteranno a fine stagione. Il figlio di Merckx andrà a vivere in Canada, sua moglie è canadese, e la lontananza preoccupa un po’il vecchio Eddy. Italiana e maestra di pianoforte è invece la moglie di Cadel Evans. Vivono a Stabio, nel Canton Ticino. Dopo lo sprint, facile, di Casar il gruppo si è spezzato al ritmo dei velocisti e Evans ha tolto 3’’a Contador. Allo spagnolo resta 1’50’’di vantaggio e dovrà impegnarsi a fondo nella crono di oggi (55,5 km) che decide il Tour. Nell’altra crono, ad Albi, Evans lo aveva preceduto di 1’04’’. Sarà una specie di braccio di ferro, col vento che può avere un ruolo importante. Se soffia alle spalle, Contador può farcela, altrimenti la sfida penderà dalla parte di Evans. Ancora su Contador, mi spiace dirlo ma dall’idea del clima da caccia alle streghe, è presentato come sospetto anche l’aneurisma cerebrale del 2004. La caccia è vagamente nazionalista, perché intanto Virenque abbraccia Sarkozy o firma autografi come un divo del cinema, e Jalabert che è pure passato sotto la guida tecnica di Manolo Saiz, commenta il Tour in tivù. Ma qui nessuno si sogna di chiedergli se in quella Once si correva a pane e acqua. Così è questo presente: un ciclismo senza memoria è un ciclismo senza cuore.

Gianni Mura

Gianni Mura (Milano 1945). Studi classici, entra alla “Gazzetta dello Sport” nel 1964. Giornalista professionista dall’aprile del ’67. Altre testate: “Corriere d'informazione” (72/74), “Epoca” (74/79), “L'occhio” (79/81). Inviato di “Repubblica” …