Giorgio Bocca: Quei mostri dentro casa
17 Settembre 2007
Il mostro assassino ha la faccia rotonda, piatta, da uomo della steppa asiatica, impietoso. Avanza nelle fotografie dei giornali fra due carabinieri che sembrano trascinarlo al patibolo dove porrà fine alla sua vita infame senza lacrime e senza pentimenti. Si chiama Naili Stafa, è tozzo, ha l'età dell'uomo che uccide il prossimo in uno stato di incoscienza feroce, perché odia le sue vittime ignote e il mondo intero e se stesso.
I buoni italiani pensano che sia il demonio, i pii veneti si segnano e pregano il buon Dio che lo faccia scomparire, i parroci della Trevigiana fanno suonare le campane a martello come per una liberazione del maligno, qualcuno lo farebbe a pezzi, altri più duri a spaccar pietre sotto il sole sul greto del Piave.
Ha massacrato con il suo complice due probi portinai di una villa colpevoli di non avere la chiave della cassaforte e gli ha fatto saltare le ossa con un cacciavite. Erano carichi di odio e drogati: la somma delle furie infernali che spingono uno straniero a massacrare un pio e mansueto abitante dei colli trevigiani.
Milioni di italiani guardano sui giornali il volto piatto, rotondo, asiatico dell'assassino arrivato da un mare ostile, da una gente barbara e rabbrividiscono compiangendosi, vittime degli stranieri malvagi che uccidono i buoni cristiani. Il vice sindaco di Treviso, Giancarlo Gentilini non ha esitato a dichiarare: "Io sono per la pena di morte" e li ha chiamati bestie. Altri sono più severi del vicesindaco: "Pena di morte? Troppo poco". Che cosa vogliono, la morte con tortura, sul rogo?
Gli assassini con il volto piatto e rotondo sono degli alieni, ma per loro sono feroci e barbari anche i veneti ricchi e gentili che vivono in un paese dei balocchi, tutto fiori, giardini e acque tiepide nei canali.
Ma è anche più terrificante la storia della giovanissima albanese trovata morta in un bosco sopra Lecco assieme a un'altra donna. Era una ragazza normale che aveva raggiunto a Milano il marito. Per qualche mese avevano vissuto in una baracca sotto un ponte, poi lui, il marito-padrone, le aveva ordinato di diventare prostituta e lei aveva obbedito. Un giorno il marito padrone l'aveva venduta o affittata a un altro magnaccia albanese che l'aveva affittata a chi sa chi per un'orgia in una villa della Brianza e lei aveva ancora acconsentito, come una schiava, per morire di droga ed essere chiusa in un sacco, abbandonata in un bosco.
Ogni giorno leggendo i giornali, guardando le televisioni, milioni di italiani si trovano di fronte a questi orrori in un paese irriconoscibile dove la vita e i costumi civili stanno insieme a infamie senza fine, come se esistessero due leggi, due modi di vivere e di pensare opposti apparentemente inconciliabili, che però si incontrano nelle stazioni di polizia, nelle fotografie, nelle cronache.
Un mondo supergarantista dove ogni piccolo affronto, ogni piccola disavventura viene guarita con i soldi e con gli avvocati e un altro dove ogni incontro, ogni frequentazione può finire in un massacro, in uno stupro. Questo è l'aspetto più dissacrante e dirompente della civiltà contemporanea, questa sua capacità di far stare assieme gentilezza e furore, intelligenza e bestialità, mansuetudine e ferocia disumana.
Ho dei nipoti adolescenti che girano liberi e felici in questo mondo carico di orrori. Trepidare ogni giorno per i rischi che corrono, per gli agguati a cui senza saperlo sfuggono, non ha senso, sarebbe come vivere in un eterno incubo. Eppure questa è la realtà.
Ormai gli assassini con il volto rotondo, piatto, che odiano il mondo e se stessi, circolano liberi nelle nostre città, possono colpire quando la furia omicida li acceca. È un brutto vivere in un brutto mondo.
I buoni italiani pensano che sia il demonio, i pii veneti si segnano e pregano il buon Dio che lo faccia scomparire, i parroci della Trevigiana fanno suonare le campane a martello come per una liberazione del maligno, qualcuno lo farebbe a pezzi, altri più duri a spaccar pietre sotto il sole sul greto del Piave.
Ha massacrato con il suo complice due probi portinai di una villa colpevoli di non avere la chiave della cassaforte e gli ha fatto saltare le ossa con un cacciavite. Erano carichi di odio e drogati: la somma delle furie infernali che spingono uno straniero a massacrare un pio e mansueto abitante dei colli trevigiani.
Milioni di italiani guardano sui giornali il volto piatto, rotondo, asiatico dell'assassino arrivato da un mare ostile, da una gente barbara e rabbrividiscono compiangendosi, vittime degli stranieri malvagi che uccidono i buoni cristiani. Il vice sindaco di Treviso, Giancarlo Gentilini non ha esitato a dichiarare: "Io sono per la pena di morte" e li ha chiamati bestie. Altri sono più severi del vicesindaco: "Pena di morte? Troppo poco". Che cosa vogliono, la morte con tortura, sul rogo?
Gli assassini con il volto piatto e rotondo sono degli alieni, ma per loro sono feroci e barbari anche i veneti ricchi e gentili che vivono in un paese dei balocchi, tutto fiori, giardini e acque tiepide nei canali.
Ma è anche più terrificante la storia della giovanissima albanese trovata morta in un bosco sopra Lecco assieme a un'altra donna. Era una ragazza normale che aveva raggiunto a Milano il marito. Per qualche mese avevano vissuto in una baracca sotto un ponte, poi lui, il marito-padrone, le aveva ordinato di diventare prostituta e lei aveva obbedito. Un giorno il marito padrone l'aveva venduta o affittata a un altro magnaccia albanese che l'aveva affittata a chi sa chi per un'orgia in una villa della Brianza e lei aveva ancora acconsentito, come una schiava, per morire di droga ed essere chiusa in un sacco, abbandonata in un bosco.
Ogni giorno leggendo i giornali, guardando le televisioni, milioni di italiani si trovano di fronte a questi orrori in un paese irriconoscibile dove la vita e i costumi civili stanno insieme a infamie senza fine, come se esistessero due leggi, due modi di vivere e di pensare opposti apparentemente inconciliabili, che però si incontrano nelle stazioni di polizia, nelle fotografie, nelle cronache.
Un mondo supergarantista dove ogni piccolo affronto, ogni piccola disavventura viene guarita con i soldi e con gli avvocati e un altro dove ogni incontro, ogni frequentazione può finire in un massacro, in uno stupro. Questo è l'aspetto più dissacrante e dirompente della civiltà contemporanea, questa sua capacità di far stare assieme gentilezza e furore, intelligenza e bestialità, mansuetudine e ferocia disumana.
Ho dei nipoti adolescenti che girano liberi e felici in questo mondo carico di orrori. Trepidare ogni giorno per i rischi che corrono, per gli agguati a cui senza saperlo sfuggono, non ha senso, sarebbe come vivere in un eterno incubo. Eppure questa è la realtà.
Ormai gli assassini con il volto rotondo, piatto, che odiano il mondo e se stessi, circolano liberi nelle nostre città, possono colpire quando la furia omicida li acceca. È un brutto vivere in un brutto mondo.
Giorgio Bocca
Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …