Lessing. Una vita da Nobel

12 Ottobre 2007
Era in odore di Nobel fin da tempo del Taccuino d'oro il romanzo che rappresenta una sorta di summa dei suoi temi, della sue suggestioni, una panoramica della vita di una donna e di una scrittrice che cerca una via d'uscita dal caos, dall'ipocrisia e dallo stordimento della sua generazione. Una donna intensamente partecipe del nostro tempo, con la minaccia atomica, le barriere razziali, i rapporti dei genitori coi figli, spesso singolarmente conformisti e mancati suicidi, i rapporti degli uomini con gli uomini in un'atmosfera di fluttuante omosessualità, i rapporti delle donne con le donne, vagamente ambigui, e specialmente delle donne con gli uomini. Una scrittrice che ha anticipato la complessità dello sguardo femminile sul mondo, ha dato voce a un'intera generazione di donne, con inquietudini da cui poi il femminismo si sarebbe alimentato, che, però, ha avuto sempre come bersagli preferiti le femministe radicali insieme ai marxisti tracotanti e all'establishment letterario.
Ma Doris Lessing ha dovuto aspettare molti decenni e quest'anno non era neppure tra la lista dei papabili quando alla rispettabile età di 88 anni (li compirà fra qualche giorno il 22 ottobre) è arrivato il riconoscimento dell'Accademia svedese come la scrittrice che ha cantato ‟l'esperienza femminile che con scetticismo, passione e potere visionario ha messo sotto esame una civiltà divisa”.
Due continenti convivono nelle pagine e nella vita di Doris Lessing: l'Africa e l'Europa. Un intreccio di corpi e di luoghi, di psicologie e di vite corrose e spezzate che fa della sua monumentale opera letteraria una matassa di fili multicolori anche quando il referente primario della scrittura sembra essere il solo universo femminile. Sempre sulla scena con le intense, anche se spesso melanconiche, storie di ragazze e di donne, che rivendicano il diritto all'affettività, ad una vita più consapevole nel conflitto e nella quotidianità.
Nata a Kermanshah, in Iran, nel 1919, e trasferitasi quasi subito in Africa, nella Rhodesia del Sud, l'attuale Zimbabwe, la Lessing ha trascorso gran parte della sua infanzia e della sua adolescenza a contatto con la decantata natura africana ma anche a contatto con una società che offre le prime scintille del conflitto razziale in cui sprofonderà qualche anno più tardi la Rhodesia. Nel 1949, trentenne con due matrimoni alle spalle e la scelta difficile di lasciare il primo marito con due bambini, approda in una Londra grigia, fumosa, devastata dai bombardamenti, povera fino alla miseria. Dal suo caldo e tormentato paese, dove un provvedimento governativo di cui lei è all'oscuro la qualifica come indesiderabile per le sue attività "sovversive" a favore della popolazione locale e l'adesione al partito comunista. Le sue opere sulla vita nell'Africa inglese sono piene di compassione sia per le infruttuose vite dei coloni britannici sia per le sfortune degli indigeni: a partire da L' erba canta, primo romanzo autobiografico, che racconta il fallimento di una coppia di bianchi che si oppone alla società coloniale. Con l'approdo nella capitale inglese, ha inizio il suo tenace cammino nel mondo della letteratura. Incomprensioni e drammi di vita familiare, sogni infranti, disgrazie, lotte e ricadute, crudi episodi di razzismo, ansie e misteriosi presagi sono ormai alle sue spalle. Formeranno il nucleo tematico intorno al quale la Lessing costruirà i romanzi e i racconti e i due libri della sua fortunatissima autobiografia nella costruzione dell'identità letteraria, politica ed esistenziale di una donna, che si racconta con ammirevole schiettezza. Fortemente strutturati, quasi tutti, in intrecci e forme tradizionali nel blend africano come nel velato futuro fantascientifico, a dimostrazione della versatilità di uno stile che ha saputo adattarsi, con agio, alle più vaste mutazioni ambientali, culturali e antropologiche. E sempre con la convinzione, che ci ripeteva in un colloquio di tre anni fa, che «il lavoro di uno scrittore è nel saper sempre suscitare domande. Saper far emergere qualcosa che possa far cambiare idea su una questione, in senso forte e anche traumatico. Uno scrittore serve a questo. Del resto noi occupiamo tutto il tempo a comprendere come funzionano le cose, a capire perché accadono. Vuol dire che siamo più sensibili verso ciò che accade”.

Doris Lessing

Doris Lessing (1919-2013) è nata a Kermanshah, in Iran, e ha vissuto fino a trent’anni in Zimbabwe (allora Rhodesia). Nel 1949 si è definitivamente trasferita in Inghilterra. Feltrinelli ha pubblicato: …