Giorgio Bocca: Enzo Biagi, in sintonia con la gente

07 Novembre 2007
L’incontro tra noi giornalisti piemontesi di scuola einaudiana e gobettiana con i giornalisti emiliani avvenne a Bologna in occasione del processo Grandi e del bandito Casaroli. I più noti giornalisti bolognesi erano Giorgio Vecchietti, Enzo Biagi e Tullio Boeri. Mi colpì una differenza chiara fra noi e loro. Loro erano dei narratori, le serate con loro somigliavano a quelle del Decameron, attorno a un tavolo di ristorante fiorivano racconti lieti, gustosi che noi piemontesi ascoltavamo in silenzio stupiti e divertiti. Questa è rimasta una caratteristica tipica del giornalismo di Biagi: la compresenza della notizia con l’aneddoto. Sembrava che questi nostri colleghi potessero pescare in un pozzo senza fondo di ricordi, di aneddoti, di storie confidenziali. Si aveva l’impressione che il loro modo di fare giornalismo fosse molto più naturale, molto più facile del nostro che era sempre controllato e prudente. Una cosa che imparammo presto da Biagi è che il suo giornalismo era una professione aperta al mondo, interessata a tutto ciò che accadeva nel mondo; ricordo che fu il primo a stabilire un rapporto continuo con la grande industria, divenne il consulente della Edison, stabilì dei rapporti con gli industriali che a noi piemontesi sembravano quasi scorretti, come uno sconfinamento in terreni proibiti, ma lui li gestiva con grande disinvoltura, spiegandoci in pratica che il nostro mestiere era in sostanza simile a quello dell’industriale. Nel suo giornalismo non c’era il timore del peccato e dello scandalo che nel nostro era sempre presente, ci dava l’impressione di una spontaneità e di una facilità, le battute e le storielle rendevano più scorrevoli i suoi racconti, eravamo invidiosi di questo modo di lavorare in modo divertente, facile. Il nostro giornalismo era limitato alla raccolta e alla diffusione delle notizie scritte, non andava molto al di là della tipografia, si limitava spesso al confronto con altri giornalisti, quello di Biagi e degli emiliani era aperto all’intera società, fu per questo che naturalmente Biagi fu tra i primi di noi a occuparsi di televisione: fu nominato alla guida del telegiornale e lì fece il suo capolavoro. I telegiornali del regime democristiano erano di un grigiore e di una ufficialità terribili: noiosissimi, senza che mai vi apparisse la vita reale, la società reale, dominati da cerimonie ufficiali e da autorità, Biagi ne fece improvvisamente, senza alcuna introduzione, dei quaderni di vita italiani vivi, sorprendenti. Tradusse in televisione il cinema italiano del periodo migliore. Sono stato per molti anni dominato da un’affettuosa invidia per Enzo Biagi, ci fu un episodio rivelatore negli anni in cui lavoravo a Canale 5 della Fininvest: avevo appena finito un’intervista quando arrivano in studio alcuni esperti di televisione guidati da Freccero che allora era un po’ il teorico massimo della nuova arte; Freccero mi guardò e mi disse: ‟Sai cosa ti manca? Quello di cui Biagi è un maestro, la capacità di mettersi in assonanza con la gente comune”. E difatti la cosa più stupefacente per me, che pensavo a un giornalismo un po’ eroico, era la facilità con cui Biagi arrivava ai grandi ascolti, alle grandi tirature. Devo a Biagi e a Montanelli una fama giornalistica che senza di loro non avrei mai ottenuto: mi associarono in un premio giornalistico che fu considerato il massimo per chi faceva questa professione. La decisione del premio veniva presa a casa mia durante un pranzo, Biagi e Montanelli trovavano immediatamente l’accordo per premiare il giornalista che assomigliava più a loro: fortunato, divertente, popolare. Regolarmente il mio candidato veniva depennato con i più grandi complimenti. Erano molto diversi da me i due maestri del giornalismo, ma ci univa una ammirazione e una stima da attori teatrali, sapevamo che avremmo frequentato la nostra piccola arte fino all’ultimo; sempre con il dubbio che questa passione professionale non fosse poi una cosa così importante.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …