Gabriele Romagnoli: You Tube Generation
Nella sua espressione primitiva il diario era segreto: un quaderno con il lucchetto, riposto in un cassetto chiuso a chiave, in una stanza nella quale era proibito l’ingresso. Violarne l’intimità era considerato peccato mortale, del genitore o del partner. Nella solitudine odierna si compilano blog. L’esibizionismo spinge a metterli in rete, a disposizione di chiunque. Tutti possono sapere non soltanto le opinioni politiche di Tizio.com, ma anche le peripezie sentimentali e sessuali di Caia.org. Se, in una qualsiasi sala chiedete di alzare la mano a chi è stato almeno una volta ripreso dalla televisione vedrete metà delle persone sollevarla. Le altre tengono un blog. È la rivincita degli esclusi. Di più: è la speranza di accedere al mercato. Gli editori solcano la rete in cerca di blog da trasformare in libri. I casi non mancano. E non si limitano al giovane che mandava dispacci da Bagdad in guerra, comprendono anche la ragazzina che racconta le sue esperienza sadomaso. Da sola che era, attraverso l’esibizionismo è arrivata al mercato. Il blog sta a You Tube come la carta stampata alla televisione. Quel che uno scrive sul blog può essere inventato, quel che mette su You Tube è filmato, documentato. Nessuno può negarlo. E allora, davvero, esiste solo se è su You Tube. Solitudine, Esibizionismo, Mercato, si diceva. Solitudine: intorno ad Ancona vivevano ragazzini incapaci di un vero rapporto con i genitori e i compagni. Esibizionismo: mettevano on line le loro attività sessuali, con o senza il consenso dei partecipanti. Scoperti, dicevano al magistrato: ‟Non mi sono divertito a farlo, ma a farlo sapere”. Mercato: le ragazzine consenzienti spiegavano: ‟L’ho fatto sperando che qualcuno mi notasse”. E le offrisse un qualunque spazio retribuito. Il mondo parallelo abbatte la Solitudine e crea rapporti altrimenti impossibili. Il massacratore della scuola finlandese era in contatto attraverso You Tube con un quattordicenne americano arrestato in ottobre, sospettato di aver preparato una simile strage. Nella realtà è difficile trovare qualcuno che condivida le stesse passioni e/o perversioni, nell’altrove basta indicarle al motore di ricerca. Ci si possono scambiare filmati dei propri gatti che si masturbano o dell’uso del mitragliatore contro soggetti inermi. Non c’è limite. Si abolisce ogni distanza, scavalca ogni differenza. Se è vero che note attrici passano ore su My Space cercando il compagno d’avventura che potrebbero trovare altrettanto facilmente nella realtà, il fatto straordinario è che un ragazzo comune, mettendo il proprio filmato sul web può finire a chattare e poi incontrare una star che aveva visto soltanto al cinema. Perché nell’altrove tutti diventano star. Esiste, anche, un mercato parallelo, che consente a uno sconosciuto di procurarsi più contatti di un divo, uscire dalla solitudine e, tramite l’esibizionismo, approdare al mercato. L’universo parallelo è circolare. Tutto si ripete all’infinito senza possibilità di distinzione, perché non esistono un prima, un poi, un luogo limitato. L’emulazione è il metodo, il perfezionamento lo scopo. Non ci sono valori né disvalori. La realtà è film, quindi ingiudicabile. Può succedere, come è successo, che due ragazzi mettano un pacchetto di caramelle Mentos in una bottiglia di Coca Light, la gettino per terra e, causa la reazione chimica all’interno, la facciano schizzare in aria come un razzo. E che questo gesto privo di ogni significato o apparente soddisfazione venga ripetuto e documentato innumerevoli volte e dovunque. O che altri due ragazzi decidano di fare una carneficina e mostrino i loro piani, i bersagli, i ridicoli slogan a supporto, con una fastidiosa colonna sonora d’accompagnamento. E che anche loro vengano imitati, davanti a una telecamera, nella realtà: c’è ancora differenza? Perfino il terrorista islamico mette sul sito il proprio testamento prima di farsi saltare o dello sgozzamento del nemico sequestrato. Anche nella sua cultura la realtà deve essere esibita per esistere, convincere, conquistare posizioni nel mercato delle idee. La generazione You Tube non è pericolosa perché usa questo mezzo, ma perché manda un messaggio: ‟Guardami, sono solo, non ho niente da dire, ma dedicami la tua attenzione, ascoltami, leggimi, comprami o ti sparo e poi, forse, mi sparo”.