Giorgio Bocca: Il tradimento di Napoli

01 Febbraio 2008
Il disastro napoletano dell'immondizia suggerisce alcune riflessioni sul cosiddetto sviluppo sostenibile e sul suo contenitore ideologico, il liberismo trionfante e senza discipline.
Lo sviluppo sostenibile non è più l'espansione perenne dei secoli delle esplorazioni senza fine e dei consumi senza misura. La terra non è infinita, le città non sono senza misure, il degrado che un tempo poteva essere trasferito dai paesi ricchi a quelli poveri oggi è sotto la porta di casa di tutti.
La convivenza civica non è più una questione di volontà individuale, ma d'impegno sociale: chiunque occupi e sporchi, occupa e sporca per tutti; la raccolta differenziata dei rifiuti impone una disciplina generale, è un esempio del socialismo nelle società mature, indispensabile alla sopravvivenza, prima che alla giustizia. La fine dell'individualismo del tipo pionieristico è evidente, il diritto di difendere ad ogni costo la propria indipendenza individuale appare assurdo. Dire che il dramma dei rifiuti è una lezione di civismo sarà una magra consolazione, ma è certo che essa impone a tutti di occuparsi dei doveri comuni, delle difese comuni.
L'anarchia sociale non è più possibile, il nostro modo di produrre e di consumare non è più tollerabile se conserva le divisioni sia personali sia amministrative.
La tragedia dei rifiuti impone una riflessione sulla corruzione, sulla sua tolleranza. La colpa più grave del berlusconismo, cioè del cattivo liberismo, è stata la predicazione continua, spesso impudente, della tolleranza per i corrotti, per i furbi di tutti i quartierini capitalistici. Il disastro dei rifiuti napoletani è prima di tutto un disastro della corruzione dei dirigenti della pubblica amministrazione e della criminalità privata.
In questi anni hanno ricevuto dal governo centrale e dall'Europa decine di miliardi per risolvere la raccolta e la collocazione delle spazzature, e se li sono spartiti e mangiati. Su questo non ci sono dubbi: i soldi per costruire gli inceneritori e nuove zone di raccolta, per impiegare netturbini e trasportatori sono finiti nelle tasche dei funzionari e dei politici, tutto si tiene inesorabilmente nella società moderna. La corruzione degli uni ricade a danno degli altri, le mancanze, gli sprechi, gli sporchi comodi degli uni ricadono inevitabilmente sugli altri.
È per questo che il disastro napoletano è vissuto da gran parte degli italiani come un tradimento, come una cattiva azione che ridonda su tutti. È per questo che le altre regioni hanno risposto in modo negativo alla richiesta di aiuti. L'ammirazione popolare per le associazioni fuorilegge, in odio alle discipline statali, sta mutandosi in un rancore verso coloro che praticano il latrocinio del bene pubblico, che si spartiscono il bene pubblico per comodi privati.
C'è infine un pesante giudizio tecnico-logistico sul modo con cui si è provveduto alla sistemazione dei rifiuti, il confronto con il resto d'Italia e con l'Europa è stato impietoso. Solo una cecità civica, una negazione della civile convivenza può abbandonare le immondizie nelle strade e nelle piazze, sporcare e ammorbare intere città, mettere in fuga i turisti in città come Napoli dove il turismo è tra le poche fonti di ricchezza, confermare la voce della anarchia napoletana.
Ha ragione lo scrittore La Capria, quando dice che la mitica armonia napoletana fra natura e tolleranza è stata creata ad arte affinché i vizi fossero scambiati per virtù, le colpe per meriti, come se il disordine rappresentasse il modo più civile di esistere e di amministrare. L'ordine svizzero sarà poco intelligente, poco brillante, ma è la base di una vita civile.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …