La stampa su Bianco e nero: Paola Casella, Europa, 8 gennaio 2008
Eppure la diversità esteriore sembra insuperabile a tutti quelli che li circondano. È interessante che l’ostacolo all’amore sia soprattutto la differenza di colore, e non, invece, il senso di responsabilità familiare che dovrebbe frenare gli impulsi passionali per due personaggi che sono anche genitori e coniugi, oltre che membri di una comunità. Anche se è ambientato in una società borghese tratteggiata con grande attenzione al dettaglio, il film si svincola dai luoghi comuni soprattutto nel dare alla passione un valore in sé, prima e al di fuori del giudizio morale.
Bianco e nero non dimentica di essere una commedia, e quindi di dover prima di tutto divertire. Si ride molto, per il razzismo inconsapevole di tutti i personaggi, per i paradossi ai quali conduce una situazione vissuta da tutti (meno che dai due protagonisti) come surreale. I dialoghi sono efficacissimi, la regia riesce a smarcarsi dai codici televisivi, gli attori sono molto ben scelti e molto bravi, anche se il film appartiene soprattutto alle donne: Katia Ricciarelli nei panni della madre del marito traditore; Ambra Angiolini, che conferma la propria onestà di interprete; e soprattutto Aissa Maiga, senza cui il film non avrebbe la stessa grazia. Alle donne Cristina Comencini dedica la sua attenzione più sottile, e le scene di sesso, che mostrano pari nudità e un punto di vista femminile, per una volta. E al suo film la regista regala il coraggio di un finale non scontato, inedito nel cinema italiano, ma degno di quel cinema francese che ha raggiunto il suo apice, per spregiudicatezza (che vuol dire mancanza di pregiudizi), con Les Amants di Louis Malle.