Gad Lerner: La crociata simbolica contro rom e clandestini
17 Novembre 2008
La prossima settimana il disegno di legge governativo sulla sicurezza otterrà il via libera definitivo del Parlamento, non si sa ancora se inasprito o meno dalla sequenza di emendamenti anti-immigrati che la Lega sbandiera a scopo dimostrativo.
Per chiudere in bellezza, il partito di Bossi e Maroni ha proposto uno stop dell’immigrazione in Italia fino al 2011, motivandolo come rimedio alla crisi che falcidia posti di lavoro. Ma già da settimane i leghisti si prodigano allo scopo di rendere impervio e costoso l’ottenimento del permesso di soggiorno per gli stranieri, con punteggi e tasse supplementari. Riguardo agli immigrati che si trovino sprovvisti di tale permesso (tutti accomunati dalla qualifica di "clandestini"), chiedono sia impedito loro il ricorso gratuito all’assistenza sanitaria senza previa denuncia da parte del medico e più in generale sollecitano varie modalità di schedatura, autorizzando gli enti locali a convenzionarsi con associazioni volontarie di cittadini (le cosiddette ronde). Non manca infine la proposta di istituire presso il Viminale un registro dei senza fissa dimora, che richiama nella sua ispirazione quelli vigenti nell’Europa seicentesca: quando i poveri riconosciuti come nativi del territorio venivano destinati ai riformatorii e ai lavori forzati, mentre i vagabondi forestieri erano passibili di cacciata o di morte.
Gli alleati del Popolo delle Libertà fronteggiano malvolentieri l’accanimento leghista che richiama sul governo frequenti proteste della Chiesa e della stampa internazionale. Il ministro Gelmini ha già escluso l’ipotesi di classi separate per bambini stranieri, nonostante il voto favorevole della Camera, e Alleanza Nazionale preannuncia il no alle ronde convenzionate. Lo stesso Gianfranco Fini sostiene la necessità di una nuova legge sull’immigrazione per disinnescare la guerriglia degli emendamenti-bandiera. Forte e chiaro è giunto il messaggio del presidente Napolitano che chiede "apertura e apprezzamento verso gli stranieri", tanto più che il Vaticano lo ha subito appoggiato. Così la Lega dovrà subire il già previsto decreto flussi (170 mila ingressi autorizzati). Ma siccome il centrodestra ha vinto le elezioni cavalcando il binomio immigrati-insicurezza, ora tirarsi indietro diventa complicato.
Il governo si ritrova ostaggio delle aspettative che ha suscitato. Tanto più dopo un semestre in cui ha accresciuto i suoi consensi perseguendo lo scontro ideologico, tramite annunci fortemente simbolici. Già si è verificato illegittimo l’arresto in flagrante per "reato di clandestinità", ridimensionato a improbabile multa da 5 a 10 mila euro. Stessa sorte è toccata alla raccolta delle impronte digitali dei bambini rom, il che non ha impedito al ministro Maroni di silurare il prefetto di Roma, Carlo Mosca, colpevole di averne evidenziato subito l’inaccettabilità, come poi si è incaricata di certificare l’Unione Europea. Se alla fine quasi nessun bambino è stato sottoposto a quella procedura, invocata come obbligatoria da Maroni, lo dobbiamo alla saggia resistenza di funzionari dello Stato a lui sottoposti, meritevoli di gratitudine da tutta la comunità nazionale.
Nonostante questi e altri incidenti di percorso il ministro degli Interni sfugge a una verifica di credibilità, ma ciò si deve solo all’accondiscendenza dei mass media.
«Entro la fine dell’anno risolveremo la questione dei campi nomadi abusivi», prometteva Maroni il maggio scorso. Chi non ricorda i Commissari prefettizi nominati per fronteggiare l’"emergenza nomadi", con tanto di censimento da portare a termine entro la metà di ottobre per conoscere le cifre dell’"invasione"?
In effetti, un po’ alla chetichella, mercoledì 22 ottobre il ministro ne ha diramato i risultati. Strano che non siano finiti in prima pagina. Perché dopo un anno di farneticazioni sui centomila zingari affluiti dalla Romania, si è reso noto che nei campi di Roma, Milano e Napoli sono stati schedati in tutto 12 mila nomadi, senza peraltro precisare quanti di loro abbiano la cittadinanza italiana. Nessuno chiederà conto a Gianni Alemanno della sua promessa di espellere ventimila rom da Roma: ne hanno contati seimila. Mentre Letizia Moratti lamentava che "a Milano diecimila nomadi sono troppi", e per non esserle da meno il presidente della Provincia, Filippo Penati, sparava addirittura la cifra di 23 mila. Ebbene, l’insopportabile emergenza è stata quantificata nel milanese in tremila persone, nomi e cifra già ben nota ai vigili urbani. Lo stesso a Napoli.
Per giustificare a posteriori il can can, Maroni ha favoleggiato di un esodo volontario di altri 12 mila rom nel corso dell’estate verso la Spagna. Migrazione spettacolare senza tracce, su cui ha avuto il buon gusto di soprassedere.
Non parliamo poi della campagna governativa contro i cosiddetti "clandestini". A prendere sul serio la conclamata decisione di allontanare in tempi brevi dal territorio italiano gli immigrati privi del diritto di risiedervi, la discrepanza delle cifre s’innalza all’inverosimile. Nel 2008 i disperati dell’Africa hanno raddoppiato gli sbarchi sulle nostre coste. Contestualmente, l’incremento delle espulsioni è stato del 15%, finora meno di cinquemila. Com’era inevitabile, si tratta di una percentuale irrisoria sul totale degli stranieri senza documenti validi. Basti calcolare che nel dicembre 2007 sono stati più di 740 mila gli immigrati già con lavoro e domicilio che hanno fatto richiesta di moratoria.
I demagoghi che promettono la "cacciata dei clandestini" (magari "a calci nel sedere") sanno benissimo che gli irregolari nella loro stragrande maggioranza resteranno in Italia, e che anzi un loro ipotetico espatrio procurerebbe seri guai alle famiglie e all’economia nazionale. Ma finché possono, confidano che nessuno gliene chieda conto. Per ora basta l’annuncio.
Si spiega così, come crociata simbolica, la campagna di emendamenti leghisti al ddl sulla sicurezza. Gonfiare le cifre, drammatizzare l’emergenza stranieri, trasmettere un messaggio di ostilità nei confronti degli immigrati che pretendessero il riconoscimento di diritti in proporzione al contributo da essi recato alla ricchezza nazionale. Sapremo fra pochi giorni se Berlusconi intende porre un freno a questa dinamica che il Pdl sta già pagando sotto forma di emorragia elettorale in favore della Lega, come di recente è avvenuto in Trentino Alto Adige. O se invece ingaggerà la rincorsa sul medesimo terreno.
Per il momento il Carroccio dissemina petardi, e poco gli importa se le sue provocazioni non si tramuteranno quasi mai in norme effettivamente applicate.
Può infatti avere comunque successo il disegno di esasperare una contrapposizione fra gli italiani appartenenti alle fasce più deboli della società, i primi a sentire i morsi della recessione, e gli stranieri additati come concorrenza sleale. Questi ultimi sono ormai più di quattro milioni e sono destinati ad aumentare di numero. Si vuole sottometterli al rango di ospiti necessari ma indesiderati.
Verrà il giorno delle aspettative deluse, con tutti i rischi che ciò comporterà in un paese avvelenato dalla regressione culturale e diseducato alla fatica della convivenza. Speriamo non sia troppo tardi.
Per chiudere in bellezza, il partito di Bossi e Maroni ha proposto uno stop dell’immigrazione in Italia fino al 2011, motivandolo come rimedio alla crisi che falcidia posti di lavoro. Ma già da settimane i leghisti si prodigano allo scopo di rendere impervio e costoso l’ottenimento del permesso di soggiorno per gli stranieri, con punteggi e tasse supplementari. Riguardo agli immigrati che si trovino sprovvisti di tale permesso (tutti accomunati dalla qualifica di "clandestini"), chiedono sia impedito loro il ricorso gratuito all’assistenza sanitaria senza previa denuncia da parte del medico e più in generale sollecitano varie modalità di schedatura, autorizzando gli enti locali a convenzionarsi con associazioni volontarie di cittadini (le cosiddette ronde). Non manca infine la proposta di istituire presso il Viminale un registro dei senza fissa dimora, che richiama nella sua ispirazione quelli vigenti nell’Europa seicentesca: quando i poveri riconosciuti come nativi del territorio venivano destinati ai riformatorii e ai lavori forzati, mentre i vagabondi forestieri erano passibili di cacciata o di morte.
Gli alleati del Popolo delle Libertà fronteggiano malvolentieri l’accanimento leghista che richiama sul governo frequenti proteste della Chiesa e della stampa internazionale. Il ministro Gelmini ha già escluso l’ipotesi di classi separate per bambini stranieri, nonostante il voto favorevole della Camera, e Alleanza Nazionale preannuncia il no alle ronde convenzionate. Lo stesso Gianfranco Fini sostiene la necessità di una nuova legge sull’immigrazione per disinnescare la guerriglia degli emendamenti-bandiera. Forte e chiaro è giunto il messaggio del presidente Napolitano che chiede "apertura e apprezzamento verso gli stranieri", tanto più che il Vaticano lo ha subito appoggiato. Così la Lega dovrà subire il già previsto decreto flussi (170 mila ingressi autorizzati). Ma siccome il centrodestra ha vinto le elezioni cavalcando il binomio immigrati-insicurezza, ora tirarsi indietro diventa complicato.
Il governo si ritrova ostaggio delle aspettative che ha suscitato. Tanto più dopo un semestre in cui ha accresciuto i suoi consensi perseguendo lo scontro ideologico, tramite annunci fortemente simbolici. Già si è verificato illegittimo l’arresto in flagrante per "reato di clandestinità", ridimensionato a improbabile multa da 5 a 10 mila euro. Stessa sorte è toccata alla raccolta delle impronte digitali dei bambini rom, il che non ha impedito al ministro Maroni di silurare il prefetto di Roma, Carlo Mosca, colpevole di averne evidenziato subito l’inaccettabilità, come poi si è incaricata di certificare l’Unione Europea. Se alla fine quasi nessun bambino è stato sottoposto a quella procedura, invocata come obbligatoria da Maroni, lo dobbiamo alla saggia resistenza di funzionari dello Stato a lui sottoposti, meritevoli di gratitudine da tutta la comunità nazionale.
Nonostante questi e altri incidenti di percorso il ministro degli Interni sfugge a una verifica di credibilità, ma ciò si deve solo all’accondiscendenza dei mass media.
«Entro la fine dell’anno risolveremo la questione dei campi nomadi abusivi», prometteva Maroni il maggio scorso. Chi non ricorda i Commissari prefettizi nominati per fronteggiare l’"emergenza nomadi", con tanto di censimento da portare a termine entro la metà di ottobre per conoscere le cifre dell’"invasione"?
In effetti, un po’ alla chetichella, mercoledì 22 ottobre il ministro ne ha diramato i risultati. Strano che non siano finiti in prima pagina. Perché dopo un anno di farneticazioni sui centomila zingari affluiti dalla Romania, si è reso noto che nei campi di Roma, Milano e Napoli sono stati schedati in tutto 12 mila nomadi, senza peraltro precisare quanti di loro abbiano la cittadinanza italiana. Nessuno chiederà conto a Gianni Alemanno della sua promessa di espellere ventimila rom da Roma: ne hanno contati seimila. Mentre Letizia Moratti lamentava che "a Milano diecimila nomadi sono troppi", e per non esserle da meno il presidente della Provincia, Filippo Penati, sparava addirittura la cifra di 23 mila. Ebbene, l’insopportabile emergenza è stata quantificata nel milanese in tremila persone, nomi e cifra già ben nota ai vigili urbani. Lo stesso a Napoli.
Per giustificare a posteriori il can can, Maroni ha favoleggiato di un esodo volontario di altri 12 mila rom nel corso dell’estate verso la Spagna. Migrazione spettacolare senza tracce, su cui ha avuto il buon gusto di soprassedere.
Non parliamo poi della campagna governativa contro i cosiddetti "clandestini". A prendere sul serio la conclamata decisione di allontanare in tempi brevi dal territorio italiano gli immigrati privi del diritto di risiedervi, la discrepanza delle cifre s’innalza all’inverosimile. Nel 2008 i disperati dell’Africa hanno raddoppiato gli sbarchi sulle nostre coste. Contestualmente, l’incremento delle espulsioni è stato del 15%, finora meno di cinquemila. Com’era inevitabile, si tratta di una percentuale irrisoria sul totale degli stranieri senza documenti validi. Basti calcolare che nel dicembre 2007 sono stati più di 740 mila gli immigrati già con lavoro e domicilio che hanno fatto richiesta di moratoria.
I demagoghi che promettono la "cacciata dei clandestini" (magari "a calci nel sedere") sanno benissimo che gli irregolari nella loro stragrande maggioranza resteranno in Italia, e che anzi un loro ipotetico espatrio procurerebbe seri guai alle famiglie e all’economia nazionale. Ma finché possono, confidano che nessuno gliene chieda conto. Per ora basta l’annuncio.
Si spiega così, come crociata simbolica, la campagna di emendamenti leghisti al ddl sulla sicurezza. Gonfiare le cifre, drammatizzare l’emergenza stranieri, trasmettere un messaggio di ostilità nei confronti degli immigrati che pretendessero il riconoscimento di diritti in proporzione al contributo da essi recato alla ricchezza nazionale. Sapremo fra pochi giorni se Berlusconi intende porre un freno a questa dinamica che il Pdl sta già pagando sotto forma di emorragia elettorale in favore della Lega, come di recente è avvenuto in Trentino Alto Adige. O se invece ingaggerà la rincorsa sul medesimo terreno.
Per il momento il Carroccio dissemina petardi, e poco gli importa se le sue provocazioni non si tramuteranno quasi mai in norme effettivamente applicate.
Può infatti avere comunque successo il disegno di esasperare una contrapposizione fra gli italiani appartenenti alle fasce più deboli della società, i primi a sentire i morsi della recessione, e gli stranieri additati come concorrenza sleale. Questi ultimi sono ormai più di quattro milioni e sono destinati ad aumentare di numero. Si vuole sottometterli al rango di ospiti necessari ma indesiderati.
Verrà il giorno delle aspettative deluse, con tutti i rischi che ciò comporterà in un paese avvelenato dalla regressione culturale e diseducato alla fatica della convivenza. Speriamo non sia troppo tardi.
Gad Lerner
Gad Lerner è nato a Beirut nel 1954 da una famiglia ebraica e a soli tre anni si è dovuto trasferire a Milano. Come giornalista, ha lavorato nelle principali testate …