Marina Forti: G8, l'inganno sul clima
A ben guardare però quella frase nel comunicato finale sarà ben poca cosa, e la realtà è che all'Aquila c'è invece un forte disaccordo. Il punto è: come si evita che la temperatura globale salga più di quel certo limite? La risposta sta nella capacità di diminuire le emissioni di anidride carbonica e altri gas ‟di serra” (quindi nelle politiche energetiche, consumo di petrolio e di altri combustibili fossili, sviluppo industriale, consumi, agricoltura, foreste e così via).
Qui però il vero soggetto non è il G8 ma le 16 nazioni del ‟Major economies forum”, che insieme producono circa l'80% delle emissioni di gas di serra del pianeta. Martedì a Roma il Mef ha tenuto un incontro preliminare e oggi si riunisce all'Aquila. Tutta la questione era se includere nella dichiarazione dell'Aquila un formale impegno: la proposta sostenuta da diversi paesi industrializzati era dimezzare le emissioni di gas di serra entro il 2050. Qui l'accordo non c'è: Cina e India si sono opposte a indicare un oiettivo a metà secolo se prima i paesi industrializzati non si impegnano a tagliare le loro emissioni al 2020, e anche a definire piani per aiutare le nazioni in via di sviluppo a finanziare le misure urgenti per affrontare i disordini climatici ormai incombenti - laumento di alluvioni, ondate di caldo, siccità, aumento del livello dei mari, che tra l'altri colpiscono in modo sporporzionato proprio loro. Spiegava il negoziatore indiano Dinesh Patnaik all'agenzia Reuter: ‟Per un obiettivo a lungo termine ci deve essere un obiettivo credibile a medio termine”. I paesi in via di sviluppo chiedono che quelli ricchi taglino a medio termine almeno il 40% delle loro emissioni: ‟senza un'indicazione precisa sul medio termine, e senza finanze e tecnologie, i paesi in via di sviluppo non possono accettare obiettivi a lungo”, dice Patnaik. Ma tutto questo significa che l'Aquila non avrà portato nessun passo avanti in vista del vertice mondiale sul clima previsto a fine anno a Copenhagen, dove è in gioco un accordo globale che sostituisca quello di Kyoto. I negoziatori non si aspettano veri passi avanti prima del G20, in settembre negli Usa.