Giorgio Bocca: Fascisti e opportunisti

13 Novembre 2009
Sono anni ormai che ci chiediamo se il fascismo ritornerà, ma tranquilli amici, un po' è già tornato; non il fascismo del ventennio, ma quello di sempre, autobiografia della nazione, frutto spontaneo del nostro autoritarismo anarcoide, del nostro piacere di servire, della retorica patriottarda. Sono già tornate le parole del patriottismo e del nazionalismo retorico e gli annessi riti funebri: chi muore per sventura o per dovere viene chiamato eroe, chi insiste a vedere i nostri difetti antitaliano, e se non basta sovversivo, colpevole di opporsi, ironia della storia, a quanti vogliono sovvertire la democrazia.
Se il fascismo di regime chiamava pantofolai o panciafichisti i borghesi di normale buon senso, questi che ci ritroviamo vedono complottisti e sabotatori in chiunque si opponga al nuovo sultanato. È tornato il populismo a due tempi, di elogio e di disprezzo, di tipo mussoliniano in cui gli elogi senza limiti agli italiani "popolo di santi, eroi, navigatori" e persino di migratori, si alternavano alla "povera razza italiana che non cambierà non dico in diciotto, ma neppure in centottanta anni".
Tornerà il fascismo? Tranquilli, un po' è già tornato. La destra reazionaria è già piena di ex socialisti alla Bombacci, che pensano che un posto alla greppia valga il voltagabbana, e come tutti i transfughi sono i più entusiasti del nuovo duce e i più rancorosi con i vecchi compagni. La formazione in atto del nuovo regime la capisci dall'astio, dalla voglia di diffamazione, dal desiderio incontenibile di mettere a tacere chi si oppone al nuovo ordine. Nel rinnovato ma eterno fascismo c'è anche il disprezzo per la ragione pacata sostituita dalla ragione di chi urla più forte, la cagnara che imperversa ogni sera nei dibattiti televisivi dove i sostenitori del sultano si piazzano nelle prime file e su istruzioni del padrone urlano come cagnacci rabbiosi, impediscono agli altri di parlare. E riconosci i favoriti del sultano che con le loro voci riescono a coprire anche un rombo di cannone. Gli urli, la violenza verbale annuncio di quella fisica, e poi l'assoluta indifferenza alla logica, alla grammatica, alla sintassi, alla storia, a un minimo di buona educazione.
Un guitto del giornalismo può tranquillamente accusarvi di non aver capito niente del terrorismo citando non i tuoi libri sul tema, ma una cronaca del suo incerto esordio. Non è solo la democrazia che questo nuovo fascismo allo stato naturale ed eterno vuole affondare, ma anche la normale convivenza, la normale educazione. Le élite della cultura vengono retrocesse alla vanità snobistica, gli studiosi di storia e di politica irrisi dai propagandisti, la stampa internazionale presentata come una canea invidiosa delle nostre glorie e dei nostri successi. Chiunque dissenta o si opponga è travolto da una marea di contumelie e di accuse infamanti che non risparmiano più nemmeno gli alleati di classe, i signori dell'industria e della finanza, anche loro investiti dal rancore del piccolo duce brianzolo, che sembra un ricorso storico di quello del ventennio che nel crepuscolo di Salò voleva "seminare di mine sociali la Pianura padana", in odio ai grandi capitalisti che lo avevano abbandonato, l'infido Agnelli e il grigio Pirelli, come li chiamavano.
E non mancano i sempiterni 'pesci in barile', quelli che se la cavano dicendo di voler rimanere neutrali in questo scontro di opposti eserciti. Ma questa non è una guerra di conquista, è un'elementare difesa della democrazia.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …