Move On / Movimenti, conflitti, bisogni / Prossimo appuntamento - Cile: crisi sociale e terremoto politico / martedì 21 gennaio – ore 18.30

15 Gennaio 2020

L'incontro si terrà martedì 21 gennaio alle ore 18:30 in Fondazione Giangiacomo Feltrinelli.

Le domande che la società pone alle istituzioni e che non vengono adeguatamente raccolte finiscono, in molti casi, per alimentare l’antipolitica. In altri casi, le vertenze che investono i territori rappresentano le risorse di comunità che si attivano per far fronte a problemi e per difendere diritti come quello della casa, della salute, del lavoro. Move On è un ciclo di talk dedicato a movimenti, conflitti e pratiche di mobilitazione che, sullo scenario internazionale, possono rappresentare punti di riferimento, esempi su cui riflettere, voci di protesta che sono state in grado di influenzare le agende pubbliche delle rispettive realtà di riferimento.

A partire dalle domande sociali inevase su diritti “acquisiti” sulla carta e costantemente insidiati nella vita concreta di tutti i giorni Move On offre un’occasione di incontro tra movimenti e pratiche italiane e internazionali e sulle possibilità di tradurre le istanze delle lotte dal basso in politiche pubbliche.

A partire dalle piazze del mondo in mobilitazione, Move On vuole contribuire a conoscere dalla viva voce dei protagonisti, proteste, rivolte, richieste e sogni che disegnano l’atlante del conflitto che inciderà sulle relazioni sociali e politiche del prossimo futuro.

Perché per costruire un’alternativa è innanzitutto necessario mobilitarsi.

Terzo appuntamento – Cile: crisi sociale e terremoto politico

Il 7 ottobre 2019 in Cile viene approvata la legge che aumenta il prezzo del biglietto della metropolitana della capitale, Santiago, facendolo passare da 800 a 830 pesos nelle ore di punta. I primi ingressi di massa senza pagare il biglietto nella metropolitana sono guidati per lo più da studenti, che denunciano anche la “mancanza di risorse” nell’istruzione cilena. Quando le stazioni della metropolitana vengono chiuse e il servizio sospeso, iniziano azioni di protesta massive. Le manifestazioni si scontrano con la repressione delle forze dell’ordine: 4000 persone detenute; 1500 ferite, 20 morti, molte accuse di violazione dei diritti umani è il pesante bilancio di circa un mese di braccio di ferro tra la piazza e il governo. Per la prima volta dalla fine della dittatura militare nel 1988, il governo ha chiamato l’esercito nelle strade per contenere la rivolta.

Il Cile affronta gli spettri di un passato che non passa. Il futuro del paese sembra ipotecato dal passato della dittatura: sia per la cornice delle politiche economiche e sociali improntate a un modello che ha generato e moltiplicato le disuguaglianze (politiche che non sono state messe in discussione da nessuno schieramento politico nel corso degli ultimi decenni) e dall’attitudine repressiva presente negli apparati dello Stato.

Tra il 2006 e il 2011 le piazze cilene sono esplose sull’onda del movimento degli studenti, che chiedevano un cambiamento reale di direzione. Oggi l’1% più ricco della popolazione esprime da solo il 33% della ricchezza del paese. Il 50% della popolazione ha una remunerazione di meno di 500. A questa disuguaglianza oggettiva si sommano discriminazione nei confronti di donne, indigeni, residenza, estrazione sociale.

La sfiducia nelle istituzioni è crescente: alle ultime elezioni ha partecipato solo il 47% degli aventi diritto. La soddisfazione dei cittadini nei confronti delle istituzioni per Latinobarometro era del 42% nel 2017 mentre il 79% dei cileni riteneva i propri rappresentanti corrotti.

A seguito delle imponenti manifestazioni di piazza a novembre il governo di destra di Piñera ha per la prima volta riconosciuto la piaga della disuguaglianza e chiesto scusa ai cittadini cileni e ha annuncia alcune riforme – tra cui un aumento della pensione minima e del salario minimo. Un passo senza precedenti nella storia cilena recente.

Il 15 novembre viene annunciato un referendum per rivedere la Costituzione ereditata dalla dittatura che si dovrebbe svolgere nell’aprile del 2020. Il Cile è in bilico tra passato e futuro.

Partecipano

Gloria de la Fuente
Presidente della Fundación Chile 21. E’ scienziata politica presso l’Università Cattolica di Santiago del Cile. Tra il 2006 e il 2010 ha collaborato con la Segreteria Generale della Presidenza cilena durante il mandato di Michelle Bachelet.

José Pérez
Mesa de Unidad Social e presidente dell’associazione nazionale degli impiegati fiscali (ANEF).

Isidora Ibarra
Giornalista

Modera
Alessandra Coppola
Corriere della sera

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