Alberto Arbasino: Aristofane a Siracusa
Che ne diranno gli habitués di Montecitorio, avvezzi a frotte di testoline politiche vistosamente tinteggiate di color mogano o palissandro, proprio lì nella barbieria degli onorevoli?... E che ne diranno gli utenti del Maggio Fiorentino, davanti a opere «medio-orientali» come I Troiani e Il ratto dal serraglio senza neanche una caricatura di Sharon o Arafat nello scenario?... E i trasgressisti della provocazione, del revisionismo, del «politically correct», se nelle manifestazioni di satira politica mancano le icone di Cofferati e Parisi e Rutelli? Uno spettacolo teatrale parlato è o non è un «talk show»?
Quanti vasti e sottili «distinguo», nella libertà e nelle limitazioni, fra satira, caricatura, canzonatura, buffonata, pagliacciata, paraculata, baggianata, battuta, vignetta, pochade... Libertà completa anche per la satira sui capelli tinti? E per tutti i graffiti spray dei "writers" lodati dai critici che si sono entusiasmati in subway e nel Bronx?... Anche quando sono «ultrà» per niente «correct»?... E quando la satira diventa un´industria, con zero investimenti e alti profitti?...
... Ma se poi la libertà di satira si risolve in propaganda elettorale, magari contro l´Opposizione?... E quando la commedia si risolve (contro le regole) in tragedia, va censurata perché fa piangere e non ridere? O va incoraggiata?... E se invece è diritto di cronaca (in contrasto con la privacy) perché riguarda malattie che possono determinare avvicendamenti ai vertici economici e politici?... Altro che tinture e shampoo.