Michele Serra: In memoria di Marco
Ognuno di noi si ricorda quanto a fatica, quando disperatamente, a quell´età, si cercavano aria, spazio, vita, senso, nelle città ostili fatte solo per il lavoro dei grandi... nelle tristi città che fanno un sorriso, qui e là, solo a chi ha quattrini bastanti per farle sorridere, e altrove sono così noiose e anchilosate e fredde che i buffi/brutti fumetti dei graffitari ci affogano dentro come un ulteriore sbaglio, una varicella, l´ennesimo arredo infelice... perché le chiavi delle città ai ragazzini non le danno, e loro se le vanno a cercare dove possono, in certi angoli che diventano nidi di motorini e di lattine di birra, addosso a certi muri che alla fine, disegnino dopo disegnino, somigliano alle pareti di un gigantesco asilo, questo l´ho fatto io, purché si possa dire io... e questa giostra trafelata dell´identità , essere qualcuno, disperatamente cercare di essere qualcuno perché non è ammissibile un destino da nessuno (vorreste, VOI, essere nessuno?)... quando chi sbaglia paga morendo... andare a far casino e non tornare più a casa, e perdere tutta intera la vita per guadagnarsi (in cambio? ma non c´è cambio!) una immeritata fama da eroe e, un meritato infinito dolore perché i ragazzi non dovrebbero mai morire... signor sindaco di Milano, vada, la prego, ai funerali di Marco, vada a dirgli anche per nostro conto quanto ci duole che sia morto. Ci vada sottobraccio al suo nemico Atomo Tinelli, gran capo degli imbratta-muri, veda se insieme, tra adulti pensierosi, vi viene qualcosa di bello e di gentile da dire e da fare, in memoria di un bambino e della sua bomboletta di guerra.