Giulietto Chiesa: L'ombra sull'Europa

29 Luglio 2002
C'è qualcosa di esilarante nella gestione corrente della crisi del capitalismo di rapina attualmente in corso. I mercati finanziari hanno il ballo di San Vito, Wall street è nel panico, salvifiche ricette tecniche non emergono, né potrebbero, perché ormai tutti ammettono che si tratta di «crisi sistemica». La macchina americana, che ha fatto girare la giostra nell'ultimo ventennio, è ora vista come il più temibile dei freni, non più sede di opportunità ma di pericoli. Non c'era mai stato nulla di simile nel corso dell'ultima generazione. Ci si chiede, da molte parti, se sia possibile evitare la tempesta con qualche mossa del cavallo.
Ma l'ombra di Wall street si allunga su tutto il mondo, ormai interconnesso. Si parla di decoupling (tagliare i legami, dividere gli stracci), ma quale decoupling è possibile per la maggior parte delle grandi corporation e banche d'investimento europee, intrecciate a triplo filo a quelle Usa e che operano in entrambi i contesti?
E di quale decoupling si può parlare per l'Asia, dove il modello americano è già dominante e Giappone, Corea, Singapore, Taiwan eccetera dipendono in toto dalle importazioni americane e, di fronte al loro crollo, non hanno via d'uscita?
E qui viene il comico. Perché leggendo i giornali si scopre che gli «esperti» - che, infatti, fino a ieri avevano assicurato che il modello Usa era il migliore dei possibili - non trovano di meglio che suggerire agli europei di muovere con più determinazione nel liberalizzare il mercato del lavoro, nel deregolare, nel privatizzare, nel ridurre le tasse ai ricchi, affinchè possano investire, e ai ceti medio-alti, affinchè possano consumare di più. Cioè suggeriscono di accelerare la marcia verso il baratro.
Perché solo i ciechi possono non vedere che il liberismo di cui il pianeta è stato vittima ha significato la fine di tutte le regole, sotto la compiacente complicità dei governi e nella più totale connivenza del sistema mediatico mondiale (che infatti, essendone divenuto portavoce e cointeressato, ha lavorato per i truffatori). Perfino Newsweek si cosparge ora il capo di cenere riconoscendo che troppi giornalisti (economici e non) si sono trasformati in agenti di pubbliche relazioni per conto della New Economy.
Adesso il problema sembra essere quello di ricostituire delle regole. Naturalmente non è solo questo. Perché se si pensa che la questione si esaurisca nel ricostituire delle regole decenti, per poi ricominciare a «generare una forte domanda di consumi nei rispettivi mercati e nel mercato mondiale», significa non voler affrontare il problema, che è quello di una enorme crisi di sovrapproduzione globale e dell'insostenibilità di uno sviluppo mostruosamente ineguale.
Ma anche soltanto rimanendo alle regole: chi dovrebbe farlo? Come ha scritto Paul Krugman sul New York Times, «l'attuale ondata di scandali, insieme a gran parte dei problemi del governo delle corporation, è tutta prefigurata nella storia personale del presidente Bush».
I «malfattori bene ammanicati» di Wall street (ancora Krugman) sanno bene che Bush non può toccarli e non li toccherà. E infatti s'è visto finora un solo arresto? Nemmeno l'ombra. Eppure stiamo parlando di malversazioni, di falsi in bilancio, per decine di miliardi di dollari. Ecco perché il mondo politico americano non attacca a fondo Bush: sono in troppi a temere che vengano al pettine le vere ragioni della crisi.
Allora bisogna prepararsi al peggio, perché questi controllori dalle mani sporche devono, per forza di cose, trovare una via d'uscita diversa, che non metta in forse i loro conti e i loro poteri. E l'hanno già individuata nella guerra. Naturalmente «contro il terrorismo internazionale», perché se si dicesse la verità al mondo bisognerebbe avere polizie molto più numerose per proteggere gli attuali reggitori del pianeta.
A quei risparmiatori italiani che hanno portato al potere una maggioranza che depenalizza il falso in bilancio bisognerà spiegare che, se piace loro questo tipo di politica, non si dovrebbero troppo stupire se il Mibtel e le borse europee continueranno a ballare e i loro soldi finiranno in fumo come quelli degli americani mediamente benestanti. E se verranno trascinati in guerra sarà perché l'attuale Imperatore FF (facente funzione) non può, proprio non può, tirare fuori dall'armadio gli scheletri propri, quelli di papà e quelli di Dick.

Giulietto Chiesa

Giulietto Chiesa (1940) è giornalista e politico. Corrispondente per “La Stampa” da Mosca per molti anni, ha sempre unito nei suoi reportage una forte tensione civile e un rigoroso scrupolo …