Teatro: le periferie dolenti e arrabbiate di Peppe Lanzetta

25 Agosto 2002
Uno spettacolo di Peppe Lanzetta è sempre un evento. Intanto perché le occasioni di scovarlo nei cartelloni dei festival "ufficiali" non sono molte, poi perché questo poeta, scrittore e attore napoletano possiede la, ancor più rara, dote di parlare chiaro e crudo, di descrivere i fatti e le circostanze amare del nostro tempo con una semplicità spietata, resa sopportabile solo dall'ironia con cui essa è sapientementemascherata. Ridateci i sogni, stesso titolo del libro di ballate che Lanzetta ha scritto (dopo Una vita postdatata e Messico napoletano) per Feltrinelli, è il recital/musical/concerto rock andato in scena agli spalti del Maschio Angioino di Napoli, inserito nella programmazione del festival Ridere, organizzato dal Teatro Totò di Napoli. Accompagnato dagli otto Ragazzi del Bronx Napoletano, i giovani del laboratorio teatrale e musicale che da tempo l'artista dirige nella degradata periferia napoletana di Piscinola (cittadine d'origine dell'ex impiegato di banca, cresciuto alfianco di musicisti come James Senese e Pino Daniele), Lanzetta descrive, in prima persona, vite "campate una vera schifezza", gesti disperati, amori persi e ritrovati. Poesie e ballate underground chiamate a testimoniare brandelli di una umanità lacerata e perduta nei viali della 167, un numero a descrivere uno dei più terribili e popolosi quartieri dell'hinterland partenopeo, per raccontare storie che nessuno vuole sentire, che danno fastidio, che stridono con l'immagine di Napoli "cartolina nuova". E così in questo spettacolo, ruvido, a tratti naif, che magmaticamente unisce musica e letteratura passano in visione tante storie, fatte di sconfitte, di malintesi, di perdizione, di morte ma anche di denuncia e di desiderio di un riscatto ormai urgente.
I registri spesso si soprappongono offrendo momenti di intensa partecipazione, ad esempio nei frammenti poetici affidati all'interpretazione di Gaetano e Lucia Di Vaio, oppure con la traduzione in dialetto di Albergo a ore di Herbert Pagani (che qui diventa Pensione Aurora), a momenti di irresistibile comicità, quando lo stesso Lanzetta descrive disincantato i passaggi salienti della sua adolescenza o i suoi rapporti con il mondo della scuola. "Mi hanno sempre detto: studia che un giorno ti servirà. Sono venticinque anni che aspetto di usare la formula dell'acido solforico, H2SO4".
Racconta a braccia il crollo di una generazione "troppo piccola per il `68 e troppo grande per il `77 ", inserisce una deliziosa versione napoletana di Vecchio Frac di Modugno dove "na macchina arrubbata piano piano se ne va.." e il divertentissimo duetto immaginario con John Belushi: "Caro John mi devi capire, quando tutti sognavano la California io al massimo mi sognavo Trani, Mondragone... mi facevo decine di canne, di acidi, gli infusi più strani... ma la California non l'ho sognata mai. Ridateci i sogni e la mucca Carolina, quella pazza tenetevela voi, i prati verdi, Totò, la voce di Mimì e gli occhi di Fabrizio...e riprendetevi le troppe carte di credito dei cavalieri". Proprio ad un noto cavaliere Lanzetta riserva un momento speciale del suo show, quando, tutti in scena, attacca una marcetta "'O cavaliere nun tiene penziere, sta frisco e tuosto oggi più d'ajere (...) song' o re, song' o padrone, io sò cchiù forte e Maradona", un testo che all'epoca della pubblicazione del libro si ritenne di non inserire e così viene riservato solo al pubblico del live.
Dopo L'amore molesto e Teatri di Guerra di Mario Martone, e dopo l'apparizione ne L'Uomo in più di Paolo Sorrentino, Lanzetta sarà tra i coprotagonisti di Gli indesiderabili, il nuovo film di Pasquale Scimeca, il regista di Placido Rizzotto, tratto dal libro omonimo di Giancarlo Fusco, in cui interpreta il ruolo di un mafioso.

Ridateci i sogni di Peppe Lanzetta

Peppe Lanzetta ha scritto queste ballate, le ha lette, le ha recitate, le ha trasformate in performance, e infine le ha lasciate cadere sulla pagina come si lascia cadere una bomba, una speranza, un dono. Lanzetta non è uno scrittore ‟laureato”, scrive di pancia, scrive come ama e come odia. È, nel…