Erri De Luca: Il bisogno cambierà tutto

27 Agosto 2002
Salgo in montagna con il mio passo muto e mi capita di oltrepassare delle comitive. Pure in affanno continuano a parlare fitto. È così semplice mettere il fiato sull’andatura, ma dannatamente difficile contrastare il ritmo del respiro innestandoci sopra le parole. Verrebbe meglio il canto, che rispetta le pause. Parlano. La nuda aria che a stantuffo gonfia i polmoni dall’interno deve sembrare loro vuota, anche paurosa. La devono riempire. Così come deve sembrare oggi spaventoso andare a un ritmo di produzione stazionario o peggio decrescente.
Il prodotto, la merce scaricata in piazza, deve sovrabbondare rispetto all’anno precedente. Si è stabilito che questa è la legge. Io la credo una superstizione, una paura del vuoto. Le economie devono riempire, gonfiare, accrescere per sentirsi vive. Verrà un tempo, immagino, in cui il benessere si calcolerà al contrario, a partire da quanto si potrà godere il proprio spazio con il minimo spreco, il minore consumo. Con quanta meno acqua e meno fuoco si può cuocere la pasta, con quale mite luce la sera masticarla lentamente senza la grancassa accesa.
Queste misure non saranno raggiunte da nessuna assemblea del mondo, da nessuna Johannesburg, che è un luogo dove ci si riunisce per constatare il grado di febbre e per consigliare alla tosse convulsa del pianeta un fazzoletto per non fare troppo rumore. Misure di saggezza e precisione verranno estorte dall’irrompere del bisogno. La Cina è vicina, si diceva un tempo per avvisare di un pericolo nei confronti della minuscola Europa. Oggi è più vicina l’Argentina.
L’Argentina dove persone che avevano un conto in banca si sono accorte di non avere niente, dove la cifra di un risparmio era appunto una cifra senza controvalore, senza potere di scambio e di acquisto. Non si può frenare un bel niente. Il governo del mondo, gli Stati Uniti e il loro biglietto grigioverde, lo sanno e mandano i sottovice alle assemblee mondiali del contenimento. Loro hanno in produzione guerre, anche solitarie, anche senza mandato. Hanno introdotto la dottrina dell’arma nucleare a corto raggio. Nel gran Risiko della guerra ai terrori vince chi ne produce di più.
Il resto del mondo, l’internazionale dei popoli deve prima di tutto ammettere la propria impotenza, deve avvisare la sua umanità di non essere in grado di controllare gli effetti collaterali della espansione esplosiva. Fame, sete, asfissia sono indelebili. Ci si deve addestrare. La risposta, la linea di difesa deve muovere dal basso, dalla unità domestica. È tempo di pensare che quello è il centro del mondo e che a casa di ognuno si sta svolgendo il consiglio di amministrazione dell’umanità. C’è un elenco di voci da discutere su ogni tavola, dall’approvvigionamento quotidiano alla riduzione dei rifiuti. L’unità di crisi della famiglia deciderà se imporre il ritmo zero alla crescita, se dare valore e intensità alla forza ragionata del segno meno o se continuare nella rotta di collo dietro l’abbagliante stellina di latta del segno più. Nel tempo dell’assedio resiste chi impara a consistere in poco e non chi accaparra. Si va in salita risparmiando fiato e al ritmo del compagno più lento.

Erri De Luca

Erri De Luca è nato a Napoli nel 1950. Ha pubblicato con Feltrinelli: Non ora, non qui (1989), Una nuvola come tappeto (1991), Aceto, arcobaleno (1992), In alto a sinistra (1994), Alzaia (1997, …