Alberto Martinelli: Addio a Rawls, il filosofo della giustizia

25 Novembre 2002
John Rawls, uno dei grandi filosofi del Novecento, è morto domenica ad Harvard, l’università nella quale insegnava dal 1962. Nato a Baltimora nel 1921, dopo gli studi a Princeton e a Oxford, si affermò nella comunità scientifica internazionale nel 1971 con Una teoria della giustizia , che possiamo considerare un classico della filosofia morale e del pensiero politico contemporaneo. Anche in Italia quest’opera, tradotta nel 1982 da Feltrinelli per iniziativa di Salvatore Veca e con la cura di Sebastiano Maffettone, ha suscitato profondo interesse non soltanto tra gli studiosi di filosofia, ma anche di scienze politiche e sociali, non solo tra gli specialisti, ma anche tra i politici che si richiamano in forme e modi diversi al liberalsocialismo: da Giuliano Amato a Massimo D’Alema, da Claudio Martelli a Enrico Morando. Il pensiero di Rawls è stato uno dei punti di riferimento della riflessione che ho sviluppato insieme a Veca e a Michele Salvati in "Progetto ’89" sulla persistente vitalità e insieme necessaria attualizzazione dei principi della Rivoluzione Francese…
Dal saggio del 1958 Giustizia come equità alla recente opera Liberalismo politico Rawls ha sviluppato una rigorosa teoria della giustizia che ha come principio fondante la libertà. Oggetto della teoria sono "i principi di giustizia", ovvero le scelte che individui razionali farebbero circa i propri diritti e doveri deliberando "dietro un velo di ignoranza", ovvero senza conoscere la propria posizione nella società e le proprie dotazioni naturali e sociali. Secondo il primo principio di giustizia, il sistema delle libertà per ciascuno deve essere il più ampio possibile compatibilmente con il sistema delle libertà di ciascun altro. Questo principio è prioritario rispetto al secondo, il principio di differenza, che riguarda l’eguaglianza distributiva.
Possiamo dire che nel conflitto tra i sacri principi del 1789, libertà ed eguaglianza, Rawls afferma la priorità della libertà, che rende tuttavia compatibile con il secondo, l’eguaglianza, intendendo questo come eguaglianza di diritti o "libertà eguale", secondo la bella espressione di Calogero. Ed è proprio questa soluzione del conflitto tra libertà ed eguaglianza a rendere possibile la realizzazione del terzo principio, "la fraternità democratica".
La teoria della giustizia di Rawls ha dato luogo a sviluppi di segno diverso: da una parte il premio Nobel per l’economia Amartya Sen, che pone l’accento su un concetto di libertà intesa come capacità di controllo della propria vita; dall’altra Robert Nozick che assume la libertà individuale come valore assoluto sganciato da ogni preoccupazione per l’eguaglianza sociale.
Negli ultimi anni della sua vita, Rawls, personaggio schivo e lontano dalle ribalte mediatiche nonostante il prestigio internazionale, ha ancorato la sua teoria della "giustizia come equità" a una rinnovata concezione della liberaldemocrazia. In un Paese come l’Italia, in cui nonostante Gobetti, Rosselli ed Ernesto Rossi, il liberalismo sociale ha suscitato un interesse più limitato che nel mondo anglosassone, la lettura di Rawls e la discussione attorno alle sue idee possono contribuire a sviluppare, più di quanto sia avvenuto finora, idee e programmi politici che propongano una maggiore giustizia sociale nella piena affermazione delle libertà di scelte individuali.

John Rawls

John Rawls (1921-2002), considerato tra i massimi filosofi politici del Ventesimo secolo, è stato professore emerito alla Harvard University, dove ha insegnato dal 1962 al 1991. Tra i suoi testi …