Giorgio Bocca: Stato di diritto sotto accusa

15 Gennaio 2003
I sostenitori del dialogo sulle riforme sono serviti: la maggioranza berlusconiana vuole varare una commissione di inchiesta su "Mani pulite" che ignora i corrotti e condannati e mette sotto processo la magistratura. Uno schiaffo allo Stato di diritto. Un Parlamento in cui siedono 94 imputati di corruzione e 40 loro avvocati vuole un´inchiesta che verifichi "se negli anni di Mani Pulite i magistrati hanno indagato con omogeneità nei confronti di tutti i partiti e in caso contrario se siano stati mossi da obiettivi di natura politica".
"La commissione - continua - dovrà altresì verificare se i processi contro parlamentari rivelino intenti persecutori e se vi siano stati oggettivi collegamenti tra correnti della magistratura e partiti politici". La restaurazione è servita: i corrotti al potere, gli onesti perseguiti. Nel regime fascista c´era un ministero della cultura popolare, il Minculpop, che dirigeva l´informazione e la propaganda. Qualcosa del genere deve funzionare anche nel regime berlusconiano, diffamazioni e operazioni di governo partono da una fonte centrale, il lavoro della commissione di inchiesta è stato preceduto da una campagna della stampa governativa che pubblica a puntate un´inchiesta simile a quella preannunciata dal testo base della commissione di inchiesta. Il riformismo moderato può mettere il cuore in pace: l´uomo delle libertà procede alla sua sepoltura, metodica, inflessibile.
La commissione d´inchiesta di Mani Pulite è una iniziativa sovversiva prima che politica: non fa solo il gioco di una fazione politica, attenta alla credibilità della magistratura. Ci si chiede come un partito ex fascista per lo Stato forte come An possa partecipare a simile scempio. La commissione è anche una risposta alla maggioranza dei magistrati e alla loro protesta in difesa del codice. Dicono che Berlusconi sia un uomo scaltro, un politico abile, ma lo è davvero mettendosi contro l´intera magistratura? O questa è una ipoteca di tipo autoritario, per avere una magistratura minacciata e obbediente?
"Quello di oggi", dice Antonio Di Pietro, "è un atto immorale, posto in essere da un Parlamento delegittimato". Certo al servizio di interessi personali e di gruppo, il gruppo che siede nelle due Camere, e dei suoi avvocati. La commissione di inchiesta intende scoprire cose che conosce benissimo.
La restaurazione che si conclude con la commissione di inchiesta è fra le più impudenti e vergognose che la storia non solo patria ricordi. È stato accertato, documentato, che molti dei politici processati da Mani Pulite dopo aver finanziato il partito mettevano nelle loro tasche decine di miliardi, foraggiavano amici e parenti, violavano per primi le leggi nascondendo o esportando il maltolto. E ora eccoli sui banchi del Parlamento intenti a legare alla colonna infame i giudici che hanno avuto il coraggio di inquisirli. Si fanno le riforme con simile personale politico?
Ricorda Di Pietro che di inchieste sulla magistratura ne sono state fatte parecchie: una del Consiglio superiore, due ispezioni a Milano del ministero della Giustizia, tre procedimenti della Procura di Brescia, un intervento del Parlamento con delega ai servizi di sicurezza all´accertamento di eventuali devianze, da ultima la Corte di giustizia europea e in tutte le occasioni la magistratura è stata assolta. Ci furono abusi di potere e violazioni delle garanzie? Ce ne furono, ma mai tali da inficiare l´onestà e l´autonomia dell´inchiesta, che oggi a così pochi anni di distanza sarebbe di nuovo di attualità. Mani Pulite dovette prendere atto di una involuzione del sistema politico che gli stessi politici confessavano: i quadri dei partiti occupati a riscuotere le tangenti, le sezioni deserte, le direzioni occupate da affari inconfessabili, la malavita organizzata infiltrata in tutti gli uffici.
Di Pietro avverte la maggioranza: "Attenti, questa inchiesta sarà per voi un boomerang, noi porteremo i documenti e chiederemo a gran voce che questa inchiesta si faccia non nelle segrete stanze ma pubblicamente" .
Ma con ogni probabilità all´inchiesta pubblica non si arriverà mai. Le commissioni di inchiesta sono un fucile che non spara mai ma che tiene sotto minaccia gli oppositori. C´è in questo modo di fare politica qualcosa di mafioso, non solo nel denaro che circola ma anche nel sistema ricattatorio e diffamatorio. Nel cielo della Repubblica passano di continuo avvisi e segnali mafiosi. Il cesarismo non è ancora arrivato allo Stato di polizia, ma lo richiama di continuo all´attenzione e al timore dei sudditi.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …