Paolo Di Stefano: La tragedia di Linate sfiora i campioni
03 Giugno 2003
Ore 15,20. E' un pomeriggio di festa, all' Idroscalo. Ultima tappa del Giro
d' Italia. Crono fino a Piazza del Duomo. Maglia rosa scontata. Coppiette
sdraiate a prendere il sole come se fosse estate, bambini che chiedono gli
autografi ai ciclisti, le tende delle squadre allineate sul percorso a fianco
del laghetto artificiale, villaggio di partenza formicolante di cappellini e
t-shirt rosa. I primi corridori sono partiti poco dopo l' una. Si aspetta solo
che prendano il via Popovych e Garzelli, per il brivido del secondo posto.
Gilberto Simoni, detto Spider-Gibo, sorride ai tifosi, assiepati alle transenne
della Saeco. Sta pedalando da fermo seduto su una bicicletta dipinta di rosa per
l' occasione. Riscaldamento. Parla del suo trionfo, del suo paese, Palù di
Giovo, del Tour che verrà. Quando si avvicina Claudio Gregori, il giornalista
de La Gazzetta dello Sport, si prepara a rispondere all' ennesima domanda sulla
sua vittoria. Ma non è così. "Che cosa penseresti se ti dicessi che qui a
Linate è appena precipitato un aereo?". Gibo spalanca gli occhi, smette di
pedalare, balbetta: "Non lo so". Non capisce. Dai tifosi si alza
qualche urlo: "Ma lascialo tranquillo...". Gilberto riprende a
pedalare, mentre intorno è tutta un' agitazione di occhi che si voltano a
guardare il fumo nero poco distante. "Là, là, lo vedi là?". Alla
Lampre, anche Vladimir Belli sta facendo riscaldamento, con il suo direttore
sportivo: "Abbiamo visto qualcosa che ondeggiava in cielo, c' era un rumore
strano e subito dopo un fumo nero". In quel preciso istante, il velocista
Alessandro Petacchi (squalificato) si trova su una macchina della Fassa, sta
seguendo il compagno di squadra Kim Kirchen, appena partito. Dal sedile
posteriore qualcuno gli dice: "Ma guarda che nuvola nera...".
Esattamente in quel momento, l' auto è passata nel punto del percorso più
vicino al capannone della Effegi in fiamme. "E' precipitato un aereo, è
precipitato un aereo...". L' ucraino Serhic Honchar, vincitore della tappa,
partirà poco dopo le quattro, quando ormai il villaggio è scosso da un brivido
freddo e ancora non si sa molto dell' entità dell' incidente, del numero dei
morti. Arrivato al Duomo, dirà: "Non sono riuscito a mantenere la
concentrazione, ci ho pensato per tutta la gara e facevo una gran fatica a
pedalare dopo tutta l' agitazione e l' ansia dell' Idroscalo". Alle 15,20
Damiano Cunego stava percorrendo il terzo chilometro: "Ho visto un aereo un
po' storto e molto basso, poi il fumo, ho capito quel che stava succedendo, ma
non potevo far altro che continuare a pedalare". Alcune squadre sono
riuscite a tenere i ciclisti all' oscuro dei fatti, per non comprometterne la
concentrazione. Pietro Caucchioli, per esempio, appena tagliato il traguardo
dice frasi ovvie, ma sentite: "Ero contento di essere finalmente arrivato
in Piazza del Duomo, ma questa notizia mi ha rovinato la festa, è difficile
pensare allo sport in queste circostanze". Nel caos provocato dal fumo e
dall' agitazione, mentre al villaggio tutti i nasi erano rivolti verso il fumo
compatto che saliva al cielo, per un attimo gli organizzatori si sono chiesti se
non fosse il caso di interrompere la gara. Ma l' incertezza è durata pochi
minuti. L' ispettore di percorso Giorgio Camera racconta che nel momento dello
schianto si trovava sulla sua macchina al settimo chilometro: "Ho ricevuto
una chiamata dalla polizia comunale di Milano che mi chiedeva di andare a
verificare se l' incidente era avvenuto troppo vicino al percorso. Allora sono
tornato indietro, mi sono reso conto che il punto più vicino era a circa
duecento metri e che quindi si poteva continuare nonostante la tragedia".
Qualcuno ha insinuato che forse la gara andava sospesa, perché i ciclisti erano
sotto choc, ma i più schietti (o i più duri di cuore), tra cui il team manager
della De Nardi Gianluigi Stanga, hanno ammesso che "la concentrazione sulla
gara per i corridori supera sempre ogni ansia". Non così per gli
spettatori. Le prime notizie parlavano di un aereo di linea e il brivido
iniziale che, malgrado il sole estivo, ha gelato l' Idroscalo è presto
diventato un incubo. E c' era persino chi gridava all' attentato e chi già
contava centinaia di morti. Così, molti che accorrevano verso la partenza di
Gibo hanno preferito fare marcia indietro e dirigersi a Canzo. Ognuno a suo modo
raccontava di aver visto il velivolo impazzito virare e inabissarsi di colpo.
Mentre Simoni parlava del Tour e Honchar pedalava verso il Duomo, tre giovani,
Donato Francesco e Antonio, lavoravano sul tetto del caseificio Sapori del Sud,
proprio accanto al capannone dell' Effegi. "Abbiamo sentito un boato
fortissimo, ci siamo girati e abbiamo visto un bireattore bianco che barcollava
verso di noi. Uno spavento terribile".
Paolo Di Stefano
Paolo Di Stefano, nato ad Avola (Siracusa) nel 1956, giornalista e scrittore, già responsabile della pagina culturale del “Corriere della Sera”, dove attualmente è inviato speciale, ha lavorato anche per …