Giorgio Bocca: Ritorno al passato
05 Giugno 2003
Ferruccio De Bortoli se ne va dal "Corriere della Sera" perché,
dice, è stanco. Pensavamo che la direzione logorasse chi non ce l´ha ma
possiamo credergli sulla parola. Ci sembra però il caso di dedicare qualche
parola al contesto in cui questa stanchezza si è manifestata. Il contesto come
è noto è quello di una dittatura della maggioranza che impone come riforme
delle controriforme, un ritorno al passato di almeno cinquant´anni. Il contesto
è un capo del governo che in visita in Bulgaria dice che non gli piacciono in
televisione tre giornalisti, Biagi, Luttazzi e Santoro e immediatamente Biagi,
Luttazzi e Santoro vengono licenziati e per sempre condannati all´esilio dalla
Rai.
Lo stesso capo del governo che ha paragonato De Bortoli al direttore del "Manifesto", un giornale che si dice comunista, aggravando, probabilmente, la stanchezza per cui si dimette. Il contesto è che nel consiglio di amministrazione della editrice del "Corriere" sta per tornare il commendator Ligresti, noto costruttore edile ai tempi in cui lo era anche Silvio Berlusconi che fece il brutto e il cattivo tempo nella urbanistica milanese.
Il contesto è che il grande e autorevole giornale di via Solferino nel mare mosso delle pressioni esterne aveva come editorialista un disegnatore satirico, il bravissimo Giannelli, che bilanciava i forcaioli o i revisionisti o i terzisti secondo le convenienze di stagione.
Il contesto è che il giornale, che fu della borghesia liberale, baluardo civile delle istituzioni, delle leggi, doveva subire la violazione sistematica delle medesime e anche la loro irrisione, come l´impedimento a partecipare a un processo del presidente, rappresentato da una partita di calcio a Manchester. Il contesto è che "Il Foglio", portavoce del presidente, si occupa della riunione in cui i giornalisti hanno affermato la loro autonomia dal potere politico come di un raduno di dementi anarcoidi che ignorano che la linea di un giornale la possono dare solo i padroni a loro volta ricattati da chi tiene in mano i cordoni della borsa. Il contesto è quello degli ex missini come Fini e La Russa che cercano di diffamare il nuovo direttore Stefano Folli dicendo che lo leggono con attenzione ogni mattino, come il più lucido osservatore della politica italiana. Ferruccio De Bortoli è un bravo e onesto collega che si è stancato, su questo non ci piove, a barcamenarsi fra la voglia dei redattori di fare del buon giornalismo e le pressioni continue del cavaliere di Arcore e di una parte degli editori sottomessi alle sue richieste. Gli inni al "Corriere" autorevole e indipendente, lasciano perplesso uno come me che prima nel "Giorno" e poi a "Repubblica" ha seguito tutte le sue svolte compresa la gestione vicina alla P2. Il nostro amico De Bortoli è stanco ma il contesto parla di una violenza autoritaria e si riassume nel nostro titolo di ieri: "Clima d´assedio".
Lo stesso capo del governo che ha paragonato De Bortoli al direttore del "Manifesto", un giornale che si dice comunista, aggravando, probabilmente, la stanchezza per cui si dimette. Il contesto è che nel consiglio di amministrazione della editrice del "Corriere" sta per tornare il commendator Ligresti, noto costruttore edile ai tempi in cui lo era anche Silvio Berlusconi che fece il brutto e il cattivo tempo nella urbanistica milanese.
Il contesto è che il grande e autorevole giornale di via Solferino nel mare mosso delle pressioni esterne aveva come editorialista un disegnatore satirico, il bravissimo Giannelli, che bilanciava i forcaioli o i revisionisti o i terzisti secondo le convenienze di stagione.
Il contesto è che il giornale, che fu della borghesia liberale, baluardo civile delle istituzioni, delle leggi, doveva subire la violazione sistematica delle medesime e anche la loro irrisione, come l´impedimento a partecipare a un processo del presidente, rappresentato da una partita di calcio a Manchester. Il contesto è che "Il Foglio", portavoce del presidente, si occupa della riunione in cui i giornalisti hanno affermato la loro autonomia dal potere politico come di un raduno di dementi anarcoidi che ignorano che la linea di un giornale la possono dare solo i padroni a loro volta ricattati da chi tiene in mano i cordoni della borsa. Il contesto è quello degli ex missini come Fini e La Russa che cercano di diffamare il nuovo direttore Stefano Folli dicendo che lo leggono con attenzione ogni mattino, come il più lucido osservatore della politica italiana. Ferruccio De Bortoli è un bravo e onesto collega che si è stancato, su questo non ci piove, a barcamenarsi fra la voglia dei redattori di fare del buon giornalismo e le pressioni continue del cavaliere di Arcore e di una parte degli editori sottomessi alle sue richieste. Gli inni al "Corriere" autorevole e indipendente, lasciano perplesso uno come me che prima nel "Giorno" e poi a "Repubblica" ha seguito tutte le sue svolte compresa la gestione vicina alla P2. Il nostro amico De Bortoli è stanco ma il contesto parla di una violenza autoritaria e si riassume nel nostro titolo di ieri: "Clima d´assedio".
Giorgio Bocca
Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …