Come le tensioni dellIslam nascono dalla globalizzazione dellOccidente
17 Luglio 2003
Luoghi comuni, false idee, pregiudizi: anche questo contribuisce a costruire
la nostra (spesso imperfetta, se non errata) idea di Islam. Di questa nuova
"Alterità" che per l'Occidente sembra avere preso il posto (come
"nemico", come "diversità" inconciliabile) dell'ormai
tramontato comunismo. Un mondo islamico totalmente "Altro". Un mondo
pre-moderno, pre-tecnologico, pre-democratico e pre-liberale. Diverso,
rovesciato - dunque. A volte, per alcuni, anche luogo del "Male",
contrapposto al nostro (unico, vero) "Bene". Ma cosa sappiamo davvero,
noi Occidente delle società islamiche, dei loro modi di pensare e di agire
socialmente - noi che ci appassioniamo solo alla questione del velo delle donne
e ci preoccupiamo solo del terrorismo di Bin Laden? Come cambia la famiglia
musulmana? Esistono processi di secolarizzazione, come quelli avvenuti in
Occidente? E la rinascita religiosa delle nostre società è forse paragonabile
al neofondamentalismo islamico? Ma se poi le differenze non fossero così
marcate come crediamo, se "loro" e "noi" fossimo ormai
pienamente inseriti in questo (nostro) mondo globalizzato predominante che
impone a tutti le forme e i modi del vivere e dell'agire? Se quei processi di
dissoluzione degli Stati e delle società che corrodono cittadinanza, sovranità
e diritti nel nostro Occidente fossero simili/comuni al mondo islamico? Se anche
in "quel" mondo fossero presenti processi di progressiva perdita di
identità (individuale e collettiva); se anche loro cercassero disperatamente -
come noi - nuove identità e nuove comunità? Re-islamizzazione, fondamentalismo,
terrorismo, povertà e marginalità sociale, al-Qaeda, Bin Laden, ma anche
integrazione dei musulmani in Occidente o loro ricerca di nuove identità:
quanti Islam ci sono? Noi Occidente, per antropologia e cultura siamo portati a
pensare (noi e gli altri) solo in termini di unità/uniformità. Ma non esiste
un solo Islam. Eppure questi Islam odierni sono anch'essi - in misura diversa -
figli della (nostra) globalizzazione. Le tensioni nel mondo islamico sono frutto
(anche) di una globalizzazione malvissuta. E che si tratti di re-islamizzazione
violenta o moderata, è sempre l'Occidente ad essere nel centro di quei
processi. Tesi scandalosa? No. La propaganda religiosa su Internet; l'idea di
una comunità de-territorializzata (magari virtuale) come spazio sociale
"sostitutivo" per molti musulmani dispersi. La re-invenzione di una
comunità islamica non più basata su nazioni o etnie, ma unicamente su una
scelta religiosa; una religiosità vissuta in modo individuale, anche come
realizzazione di sé; l'inesorabile semplificazione/autoreferenzialità del
messaggio religioso (aggirando cultura, filosofia e storia). Anche questo è
Islam, che con noi Occidente condivide ormai molte cose e molti processi
sociali: come l'individualizzazione/frantumazione della società, la perdita del
passato, la semplificazione e l'uniformità esasperata del pensare. Lo stesso
neo-fondamentalismo islamico (cor)risponde (è una risposta) a processi tipici
della globalizzazione: destrutturazione delle società tradizionali,
rifondazione di comunità/identità spesso immaginarie, radicalismo ideologico.
Global Muslim, allora - ovvero Le radici occidentali del nuovo Islam: Olivier Roy - considerato uno dei massimi esperti di geopolitica islamica, docente all'Ecole des hautes études en sciences sociales e all'Institut d'études politiques di Parigi - ha scritto questo libro documentatissimo, con una tesi controcorrente, qui brevemente accennata. Un viaggio dettagliato e inusuale attraverso le nuove società islamiche e le reti del neo-fondamentalismo e del terrorismo. E in quel particolare Islam che si è trasferito ormai nel nostro Occidente. Perché anche l'Islam "è un fenomeno globale, che subisce e accompagna la globalizzazione". Un Islam diverso dal passato, dunque. In cui gli Stati perdono ruolo e potere, mentre cresce quello della religione e delle ideologie radicali, effetto della stessa idea di globalizzazione. Contro il quale è evidentemente sciocco e sterile rispondere con una guerra tradizionale, perché il "nemico" non ha un territorio né si immedesima in uno Stato. Anche perché "la culla delle reti radicali si trova presso due degli alleati americani più sicuri: l'Arabia Saudita e il Pakistan". Insomma: noi Occidente eravamo ignoranti del vecchio Islam, siamo ignoranti anche di quello contemporaneo e globalizzato.
Global Muslim, allora - ovvero Le radici occidentali del nuovo Islam: Olivier Roy - considerato uno dei massimi esperti di geopolitica islamica, docente all'Ecole des hautes études en sciences sociales e all'Institut d'études politiques di Parigi - ha scritto questo libro documentatissimo, con una tesi controcorrente, qui brevemente accennata. Un viaggio dettagliato e inusuale attraverso le nuove società islamiche e le reti del neo-fondamentalismo e del terrorismo. E in quel particolare Islam che si è trasferito ormai nel nostro Occidente. Perché anche l'Islam "è un fenomeno globale, che subisce e accompagna la globalizzazione". Un Islam diverso dal passato, dunque. In cui gli Stati perdono ruolo e potere, mentre cresce quello della religione e delle ideologie radicali, effetto della stessa idea di globalizzazione. Contro il quale è evidentemente sciocco e sterile rispondere con una guerra tradizionale, perché il "nemico" non ha un territorio né si immedesima in uno Stato. Anche perché "la culla delle reti radicali si trova presso due degli alleati americani più sicuri: l'Arabia Saudita e il Pakistan". Insomma: noi Occidente eravamo ignoranti del vecchio Islam, siamo ignoranti anche di quello contemporaneo e globalizzato.
Global muslim di Olivier Roy
Agli occhi occidentali, l’Islam sembrerebbe rimandare un’immagine di solidità, identità e dinamismo, spesso condivisa dagli stessi islamici, quando si felicitano per la reislamizzazione avvenuta delle società musulmane. È questa la tesi che Roy mette radicalmente in discussione. Che si tratti di…