Rossana Campo: Una donna e sua madre

27 Agosto 2003
Anche quest’estate mi metto in viaggio e vado a trovare mia madre. Mentre il treno attraversa paesaggi conosciuti rimugino su una frase che ho trovato nel libro che sto leggendo, è una citazione di una poesia di Anne Sexton, che dice: ‟Una donna è sua madre, questo è l’essenziale”. Sono andata a trovare mia mamma portandomi dietro questo libro dal titolo appropriato, ‟Figlie e madri”, che è una raccolta di racconti di scrittrici di area anglosassone tutti incentrati su questo complicato e fondamentale legame. Quando arrivo alla fine del libro resto un po’ stupita nello scoprire un filo invisibile che lega tutte le storie. Anche se tanto diversi, i racconti ci parlano di come questo rapporto d’amore (e complicazioni varie) sia un nodo così centrale nella storia delle donne e come continuiamo a farci i conti sempre, per tutta la vita. Se ci date un’occhiata resterete stupiti anche voi, e forse farà un po’ male toccare in profondità l’intricata matassa di sentimenti e emozioni e dolori e rabbia e gioia che si scatena nella vita di una figlia femmina nella lunga relazione con la donna che l’ha messa al mondo e se ne è presa cura per una parte della vita. Ho pensato che le figlie nelle loro esistenze diventano grandi e vanno avanti tentando di barcamenarsi con il complicato cocktail di desideri e bisogni. Il desiderio di amare la propria madre e il bisogno di prenderne le distanze. E il bisogno di essere da lei amate ma allo stesso tempo col desiderio di essere riconosciute come donne adulte e non solo figlie, insomma, come altro da lei. Credo che siamo sempre in bilico fra la necessità di indentificarci con lei e la voglia di non assomigliarle affatto. Perchè ovviamente siamo donne entrambe e se rinnego lei e la sua corporeità allora diventa un casino vivermi la mia femminilità e anche il mio modo di relazionarmi e amare e magari anche procreare a mia volta... Allo stesso tempo c’è anche un’impossibilità di identificarmi: perchè non sono lei, perchè non posso essere nessun’ altra che me stessa, e per questo ho bisogno di fare le mie esperienze e i miei sbagli e di andare a sbattere la testa contro il muro alla mia maniera, senza sentire ragioni. Tutto questo confuso e a volte doloroso ping pong mi sembra davvero solo di noi figlie femmine, questo bisogno di avere una madre (a qualunque età) e però anche la necessità di tagliarlo, questo cordone ombelicale, e trovare il nostro modo di stare al mondo mi sembra solo nostro. Mi chiedo poi, continuando a guardare il mare fuori dal finestrino del treno e gli scogli con le agavi, mi chiedo cosa rende così speciale e unico questo legame. Forse perchè entra in ballo l’amore assoluto, quell’amore così scriteriato di cui spesso siamo anche vittime noi donne nei rapporti amorosi? Quell’amore totale e a volte un po’ invadente in cui è messa in gioco la nostra identità. Al confronto di questi sentimenti così forti, a volte devastanti a volte nutrienti, mi è sembrato che qualunque altro tipo di legame diventi una passeggiata al confronto. Uno dei racconti più forti, quello di Edna O’Brien, racconta di una figlia che guardando la madre morta si chiede perchè un tempo aveva nutrito per quella donna un amore infinito e come mai a un certo punto della sua vita era come se gliel’avesse ritirato o se lo fosse dimenticato, quel suo modo di amarla. Questione di sopravvivenza, certo, e di esigenza di crescere e imparare a stare in piedi da sole. Però mi sono detta, in questa giornata di agosto col mare della Liguria davanti a me, che forse è veramente un peccato che un po’ a tutte ci succeda questo.

Rossana Campo

Rossana Campo (Genova 1963) vive tra Roma e Parigi. Con Feltrinelli ha pubblicato: In principio erano le mutande (1992), da cui il film omonimo di Anna Negri (1999), alcuni racconti …