Daniele Luttazzi: io, il più querelato d’Italia

09 Dicembre 2003
Luttazzi, quello sul sesso è un suo vecchio spettacolo. 
«Sì, lo porto in giro ogni cinque anni. Cominciai nel ’93, lo ripresi nel ’98. Questa è la versione aggiornata Windows 3. Ogni cinque anni le generazioni si rinnovano, chi nel ’98 aveva 13 anni oggi ne ha 18 e quindi può avere accesso al verbo». 

Lo diffonda. 
«Lo show ha un struttura catechistica, con domande e risposte sul sesso. Le risposte sono comiche, ma vere. Il pubblico si diverte, ma impara». 

Che cosa? 
«La tecnica che garantisce l’orgasmo femminile anche a chi non è ruscita mai ad averlo; quella che può guarire l’eiaculazione precoce. Oppure dimostro che anche i maschi, come le donne, hanno il punto G, il punto di massima sensibilità erogena. Insomma, offro informazioni utili per affrontare il sesso in maniera più libera e giocosa, com’è stato inteso dal nostro creatore». 

E la satira-satira? 
«Dell’attualità parlo nel bis». 

E che cosa dice? 
«Racconto il grande inganno dell’informazione, come l’ho vissuto io qualche giorno fa a Genova, in occasione della messinscena dei miei ”Dialoghi platonici”». 

L’hanno accusata di aver rappresentato Andreotti che sodomizza il cadavere di Moro. 
«Niente di più falso. C’è un attore che, seduto, in un’atmosfera onirica, legge un mio racconto relativo a un incubo di Andreotti sul caso Moro. Quindi, innanzitutto, non c’è azione scenica di sodomia o altre nefandezze, che non potrei immaginare, a maggior ragione a proposito di Moro». 

Continui. 
«Nel racconto s’immagina che Andreotti penetri i fori di proiettile che uccisero Moro. È una fantasia grottesca, scritta per giunta con lo stile dei romanzi rosa. Il genere grottesco, secondo me, è l’unica forma artistica che si può usare per affrontare l’orrore di quel delitto. È un genere che confonde consapevolmente il bello e il turpe; lo shock coinvolge il pubblico che reagisce bene, cioè capisce, e applaude». 

La vedova Moro, però, l’ha querelata. 
«La capisco, ma quei fatti apparsi sui giornali non sono veri. La mia replica, però, è stata pubblicata da un solo quotidiano nazionale. C’è malafede, c’è strumentalizzazione. Chi ha scritto per primo la notizia d’agenzia, raccontando il falso, ha confessato il giorno dopo in tv di non aver visto lo spettacolo. Ora la magistratura ha sequestrato la videocassetta dello show. Bene, così si ristabilirà la verità». 

A proposito di querele, quanti soldi dovrebbe pagare se perdesse tutte quelle ricevute? 
«161 miliardi di vecchie lire. Sono il più querelato d’Italia. Berlusconi me ne chiede 20, Mediaset 5, Fininvest altri 5, Forza Italia 11 e Cremonini, l’industriale della carne, 120». 

La spaventa tutto ciò? 
«No, perché non faccio nulla di male, solo satira. E ho il diritto di commentare in forma satirica i fatti del mondo». 

A proposito di satira siamo in un brutto momento. 
«Capita sempre quando la menzogna è al potere. Il potere attuale non può permettere che nei mezzi di comunicazione di massa arrivi una lettura diversa della realtà, e la condanna di quella realtà, perché quel che sta capitando in questo paese è fuori d’ogni grazia di Dio». 

Qual è la cosa peggiore? 
«Aver fatto strame della Costituzione e delle leggi. La giustizia qui non è uguale per tutti perché il premier ha una legge, il lodo Maccanico, che gli consente di non esser processato». 

Anche Baudo a «50», su Raitre, alla fine l’ha censurata. 
«Le battute su Tremonti, Gasparri, sulla chiesa, il Tg1, Marco Travaglio... cinque minuti d’intervento. È più grave, però, che il giorno dopo i giornali ne abbiano approfittato per scrivere: ”Luttazzi torna in tv, ma ammorbidisce i toni”. Non è vero! E hanno aggiunto che ero presente ai tagli. Non è vero!». 

Progetti? 
«La sera di Capodanno, alle 21, andrà in onda su Canal Jimmy, piattaforma Sky, uno special di due ore e mezzo di satira in cui racconto tutto ciò che è capitato in Italia in questi ultimi tempi. Finalmente non sarò censurato».

Daniele Luttazzi

Daniele Luttazzi è nato a Santarcangelo di Romagna nel 1961. Dopo una breve collaborazione a "Tango" di Staino come vignettista, decide di fare lo stand up comedian: dal 1988 a …