Massimo Mucchetti: L'esposizione Benetton e il rischio rialzo dei tassi

10 Marzo 2004
I Benetton hanno tanti debiti. Alcuni sentenziano: troppi. In effetti, l' esposizione finanziaria aggregata delle società che fanno capo a Edizione Holding, la cassaforte della famiglia di Ponzano Veneto, fa impressione: 11 miliardi di euro contro mezzi propri e di terzi pari a 4,5 miliardi. E tuttavia, poiché il tam tam proviene da soggetti interessati ad acquisire le parti pregiate del gruppo, sarà meglio dare un' occhiata ai conti. Cominciamo da Edizione. Il vertice della piramide ha debiti per 700 milioni e attività che, a prezzi di mercato di fine 2003, valgono 6,3 miliardi di euro. Il pezzo più importante è la partecipazione del 60% in Schemaventotto, la società che ha il 62% di Autostrade, poi viene Autogrill, terzo il Benetton Group, l' originaria impresa industriale. Non tutto il portafoglio è brillante: la quota di Olimpia, azionista di maggioranza relativa di Telecom Italia, è costata 1,1 miliardi e ora viene messa nel conto per 190 milioni. Rispetto ai valori correnti, emerge, su questa partecipazione, una minusvalenza teorica di 900 milioni. Edizione, tuttavia, non la registra limitandosi a conteggiare la quota di competenza della perdita di esercizio di Olimpia, una trentina di milioni. E così il conto economico può tenere. La principale fonte di profitti rimane nel breve periodo Benetton Group. Archiviata la perdita del 2002, dovuta alla svalutazione del settore sportivo, il cuore industriale genera 100-120 milioni di utile. A differenza del concorrente Inditex, proprietario del marchio Zara, che è in fase di espansione e promette ritorni del 20% sul capitale, Benetton Group è assai meno dinamico e dà un ritorno del 9,7%. La Borsa non ama molto il titolo, anche perché Luciano non insegue le sirene degli analisti. Resta il fatto che, se vendesse la sua quota, Edizione guadagnerebbe 1,2 miliardi senza contare il premio di maggioranza. Da Autogrill, invece, non potrà venire granché al conto economico di Edizione, perché il costo dei debiti fatti per l' acquisizione e per il successivo sviluppo assorbe l' autofinanziamento. La svalutazione del dollaro aiuta a ridurre il debito a 800 milioni di euro, ma incide anche sui margini delle consociate americane. La Borsa ha comunque premiato Autogrill e così le banche d' affari sondano i Benetton per capire se vendono. Ma al momento, benché la plusvalenza teorica lorda sia di 1,5 miliardi, Autogrill resta dov' è. La scommessa più importante è Schemaventotto. Adesso può offrire alla casa madre non più di 7-10 milioni di euro l' anno. Schemaventotto ha comprato Autostrade facendo debiti e poi, attraverso la fusione tra società acquirente e acquisita, ne ha scaricati gran parte sull' azienda operativa. A flussi costanti, Schemaventotto può annullare il proprio debito residuo (1,1 miliardi) in 15 anni. E qui è l' incognita: la pur robusta Autostrade, che sostiene tutta l' impalcatura, reggerà il carico? Oggi l' esposizione di Autostrade equivale a 5,4 volte il margine operativo lordo. Nel 2014 scenderà, dice Edizione, a 2,8. Nel frattempo, a causa dei nuovi investimenti, il debito formerà una gobba e salirà a 12 miliardi. Gli aumenti tariffari connessi aumenteranno la cassa generata ai caselli e potranno forse accelerare il rientro di Autostrade e Schemaventotto, e la conseguente valorizzazione dell' investimento di Edizione, che, a fine 2003, esprimeva una plusvalenza teorica di 1,6 miliardi. Un rialzo dei tassi, invece, benché il rischio sia coperto per l' 80% dell' esposizione attuale, potrebbe rendere più difficile il cammino. Per questa ragione Autostrade cerca di rifinanziarsi attraverso un maxi-bond a tasso fisso, e non solo per liberare i pegni sulle società operative e sul brevetto Telepass a suo tempo pretesi dalle banche.

Massimo Mucchetti

Massimo Mucchetti (Brescia, 1953) è oggi senatore della Repubblica. Ha lavorato al “Corriere della Sera” dal 2004 al 2013. In precedenza, era stato a “l’Espresso” per diciassette anni. E prima …