Marina Forti: Il protocollo di Kyoto in pericolo

19 Aprile 2004
Il protocollo di Kyoto? "Peggio del Gosplan", ha dichiarato qualche giorno fa Andrei Illarionov, consigliere economico del presidente russo Vladimir Putin, durante un incontro con la stampa a San Pietroburgo riportato dall'agenzia Interfax. Il protocollo di Kyoto, vale la pena di ricordare, è l'unico trattato internazionale che vincola i paesi industrializzati a ridurre le loro emissioni di anidride carbonica (Co2) e altri gas di serra responsabili del cambiamento del clima: entrerà in vigore, cioè farà legge, quando sarà ratificato da un certo numero di paesi che insieme sommino almeno il 55 percento delle emissioni di CO2 annue mondiali. Al momento siamo a quota 44 percento. Gli Stati uniti fanno, sa soli, il 25 percento delle emissioni globali di un anno: ma l'amministrazione di George W. Bush ha deciso di far uscire gli Stati uniti dall'accordo, nel marzo 2001. In altre parole: il Protocollo di Kyoto ora dipende dalla ratifica della Russia, che rappresenta il 17% delle emissioni globali). Da Mosca dipende dunque se il Protocollo di Kyoto diventa legge internazionale o scompare. E la Russia ha tergiversato a lungo, prima sembrava che ratificasse entro l'anno scorso, poi in settembre il presidente Putin ha detto che il suo paese è "ancora indeciso"...
Illarionov è uno dei consiglieri chiave del presidente russo, e ha già espresso in numerose occasioni la sua contrarietà al trattato sul clima. Le dichiarazioni di mercoledì scorso però superano nei toni ogni commento precedente. Kyoto, ha detto, è "un trattato morto" che "soffocherebbe la crescita economica" e porterebbe "implicazioni negative" per la Russia, perché limiterebbe la crescita dei consumi di energia. Già: per limitare le emissioni di anidride carbonica bisogna ridurre e razionalizzare i consumi di energia, e in questo il consigliere russo usa lo stesso argomento invocato a suo tempo da Bush: non possiamo applicare quel trattato perché pregiudica la nostra economia. Illarionov lo dice in modo colorito. Il protocollo di Kyoto è "uno dei migliori esempi di intervenzionismo a livello interstatale". Anzi: Kyoto sarebbe peggio del comitato del Gosplan che nella vecchia Unione sovietica delineava i piani economici quinquennali. Sarebbe peggio che stalinista: "Nei gulag almeno tutti avevano la stessa razione ogni giorno, mentre il protocollo di Kyoto propone di ridurre gradualmente la razione".
Dichiarazioni colorite, dicono che in Russia il dibattito su Kyoto si sta scaldando. In effetti, concluso il capitolo delle elezioni presidenziali, con il nuovo governo installato, il governo ha ripreso il processo di consultazioni in vista del dibattito parlamentare sulla ratifica. Il consigliere economico Illarionov ha già espresso il suo parere negativo in un documento al presidente. A breve - probabilmente il mese prossimo - si pronuncerà il ministero degli esteri, con un parere indirizzato al parlamento. Il dibattito russo è seguito con una certa partecipazione da Bruxelles, una portavoce della Commisione ha fatto sapere che il Commissario Romano Prodi solleverà anche il tema di Kyoto quando incontrerà il nuovo governo russo il mese prossimo (l'Unione europea ha ratificato il trattato e si è impegnata ad applicarlo anche prima che entri in vigore, anche se poi non sembra che i 15 stati membri siano davvero in linea con gli impegni presi).
E però anche in Russia si confrontano diverse opinioni (e diverse lobby). Secondo il Wwf internazionale, Illarionov cita argomenti e dati falsi per sostenere che Kyoto sarebbe un danno per l'economia russa. Per effetto della drastica deindustrializzazione degli anni `90 la Russia ha accumulato un ampio margine. certo, l'economia ha ricominciato a crescere e così i consumi energetici, dunque le emissioni: Illarionov dice che le emissioni del paese supereranno la quota ammessa da Kyoto intorno al 2012, ma il Wwf contesta tale previsione. Anzi, dice che Mosca avrebbe molto da guadagnare con il commercio dei suoi "diritti d'emissione". Il dibattito è destinato a continuare.

Marina Forti

Marina Forti è inviata del quotidiano "il manifesto". Ha viaggiato a lungo in Asia meridionale e nel Sud-est asiatico. Dal 1994 cura la rubrica "TerraTerra" che riporta storie quotidiane in …