Giorgio Bocca: Al G8 in passerella per spartirsi il bottino
22 Aprile 2004
Finito un G8 se ne prepara un altro, migliaia di poliziotti, militari, politici, albergatori, agenti segreti vengono mobilitati perché i potenti della Terra si riuniscano e per respingere gli attacchi dei no global di tutte le specie pacifiche, violente e terroristiche.
A che cosa serve un G8? Non lo si è ancora capito. Il nostro capo del governo è del parere che servano alle pubbliche relazioni dei potenti, a dare del tu all´amico George o a invitare in Sardegna l´amico Putin e dal suo punto di vista, dell´apparire più che dell´essere, magari ha ragione. Ma gli altri che ci fanno se il più importante di loro, l´americano Bush, ha già dichiarato e dimostrato con i fatti che l´America imperiale non vuole né accordi né controlli, ma solo il consenso alla sua politica di espansione e di superpotenza militare?
A quel che si è capito gli altri ci vanno per partecipare in qualche modo al gioco dei potenti e alla spartizione dei bottini. Ma ha un senso partecipare a un nuovo ordine mondiale che al momento appare come una corsa verso l´autodistruzione? Perché tutti i discorsi che si fanno sull´antiamericanismo come un complotto delle sinistre, vanno poi a una verifica inevitabile: il consenso all´America di Bush e del Pentagono è o non è irragionevole? La politica della guerra preventiva e continua contro il terrorismo e gli Stati canaglia è o non è una politica disastrosa?
Partiamo dalla definizione che il gruppo di comando americano dà degli Stati canaglia, gli Stati rogue, della gramigna. Stato canaglia è uno Stato che brutalizza i suoi concittadini, sperpera le risorse nazionali, non ha riguardo per le leggi e i trattati internazionali, si procura armi di distruzione di massa, odia gli Stati Uniti e quel che rappresentano.
Se questi sono i caratteri distintivi di detti Stati, che dire degli Stati Uniti che hanno migliaia di bombe atomiche, si riservano il diritto di aggredire chiunque a loro giudizio minacci di aggredirli, proclamano la dottrina che a loro spetta, l´indiscutibile superiorità militare, il dominio dei mari e anche l´occupazione dello spazio?
E non si tratta di polemiche specialistiche, non si tratta di propaganda politica, si tratta di programmi concreti già in corso di attuazione. Gli Usa spenderanno in armamenti quanto tutti i paesi europei messi assieme, 400 miliardi di dollari, per tenere pronta una forza armata di oltre tre milioni di persone fra militari e ausiliari. Una forza militare ´proiettata´ sull´intero pianeta, che secondo il progetto Objective sarà in grado di mandare una brigata in qualsiasi punto del mondo entro quattro giorni, in cinque giorni una divisione, cinque divisioni in 30 giorni.
Contro quali nemici? Gli Stati che rispondono alla descrizione del Pentagono sono decine a cominciare dalla Cina, dal Pakistan, dall´India, dalla Birmania, seguita da buona parte di quelli sudamericani, africani e del mondo arabo. Che si fa? Li si attacca tutti?
Uno dei falchi di Washington ha esposto questo incoraggiante programma: "Noi teniamo soldati in tutto il mondo, combattiamo le nostre guerre, le vinciamo, torniamo a casa e ci riorganizziamo, tutti i nostri piani operativi funzionano a questo modo".
L´economia americana ridotta a una economia di guerra e le pretese che anche quelle dei suoi alleati facciano altrettanto? La guerra permanente per assicurare a tutti i costi il tenore di vita del quinto ricco del mondo che consuma l´83 per cento delle risorse mondiali?
Ha un senso la distruzione-creazione in corso nell´Iraq, in cui la Halliburton di Dick Cheney, prima fa investimenti per 28 miliardi di dollari, poi li fa distruggere dal braccio armato e ora li riprende per la ricostruzione?
A che cosa serve un G8? Non lo si è ancora capito. Il nostro capo del governo è del parere che servano alle pubbliche relazioni dei potenti, a dare del tu all´amico George o a invitare in Sardegna l´amico Putin e dal suo punto di vista, dell´apparire più che dell´essere, magari ha ragione. Ma gli altri che ci fanno se il più importante di loro, l´americano Bush, ha già dichiarato e dimostrato con i fatti che l´America imperiale non vuole né accordi né controlli, ma solo il consenso alla sua politica di espansione e di superpotenza militare?
A quel che si è capito gli altri ci vanno per partecipare in qualche modo al gioco dei potenti e alla spartizione dei bottini. Ma ha un senso partecipare a un nuovo ordine mondiale che al momento appare come una corsa verso l´autodistruzione? Perché tutti i discorsi che si fanno sull´antiamericanismo come un complotto delle sinistre, vanno poi a una verifica inevitabile: il consenso all´America di Bush e del Pentagono è o non è irragionevole? La politica della guerra preventiva e continua contro il terrorismo e gli Stati canaglia è o non è una politica disastrosa?
Partiamo dalla definizione che il gruppo di comando americano dà degli Stati canaglia, gli Stati rogue, della gramigna. Stato canaglia è uno Stato che brutalizza i suoi concittadini, sperpera le risorse nazionali, non ha riguardo per le leggi e i trattati internazionali, si procura armi di distruzione di massa, odia gli Stati Uniti e quel che rappresentano.
Se questi sono i caratteri distintivi di detti Stati, che dire degli Stati Uniti che hanno migliaia di bombe atomiche, si riservano il diritto di aggredire chiunque a loro giudizio minacci di aggredirli, proclamano la dottrina che a loro spetta, l´indiscutibile superiorità militare, il dominio dei mari e anche l´occupazione dello spazio?
E non si tratta di polemiche specialistiche, non si tratta di propaganda politica, si tratta di programmi concreti già in corso di attuazione. Gli Usa spenderanno in armamenti quanto tutti i paesi europei messi assieme, 400 miliardi di dollari, per tenere pronta una forza armata di oltre tre milioni di persone fra militari e ausiliari. Una forza militare ´proiettata´ sull´intero pianeta, che secondo il progetto Objective sarà in grado di mandare una brigata in qualsiasi punto del mondo entro quattro giorni, in cinque giorni una divisione, cinque divisioni in 30 giorni.
Contro quali nemici? Gli Stati che rispondono alla descrizione del Pentagono sono decine a cominciare dalla Cina, dal Pakistan, dall´India, dalla Birmania, seguita da buona parte di quelli sudamericani, africani e del mondo arabo. Che si fa? Li si attacca tutti?
Uno dei falchi di Washington ha esposto questo incoraggiante programma: "Noi teniamo soldati in tutto il mondo, combattiamo le nostre guerre, le vinciamo, torniamo a casa e ci riorganizziamo, tutti i nostri piani operativi funzionano a questo modo".
L´economia americana ridotta a una economia di guerra e le pretese che anche quelle dei suoi alleati facciano altrettanto? La guerra permanente per assicurare a tutti i costi il tenore di vita del quinto ricco del mondo che consuma l´83 per cento delle risorse mondiali?
Ha un senso la distruzione-creazione in corso nell´Iraq, in cui la Halliburton di Dick Cheney, prima fa investimenti per 28 miliardi di dollari, poi li fa distruggere dal braccio armato e ora li riprende per la ricostruzione?
Giorgio Bocca
Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …