Giulietto Chiesa: La manifestazione per la pace e per gli ostaggi. Perché non ci vado!

29 Aprile 2004
Se pensassi che può servire ci andrei, ma non lo penso. Ho marciato decine di volte contro tutte le guerre. Ho messo le bandiere di pace alle mie finestre. Pensavo che fosse utile. E' stato utile. Se non lo avessi fatto, le cose, oggi, sarebbero peggio di quanto sono. Le guerre ci sono state ugualmente, perché dire che si è contro, a mani nude, non è spesso sufficiente a fermare i signori della guerra, i prepotenti, gli egoisti, i violenti. Ma il solo fatto di dirlo ha cambiato le situazioni, ha creato le premesse perché le guerre fossero rese più difficili, ha costretto i violenti a fare i conti con le opinioni pubbliche d'Italia e del mondo intero.
Ma in questo caso non serve.
Capisco le famiglie. Dobbiamo essere loro vicini nel momento più tragico. Capisco che abbiano sostituito la bandiera tricolore con quella arcobaleno. La prima non è servita per salvare i loro cari. Ma non posso fidarmi del ricatto di coloro che li hanno in ostaggio. Quell'ultimatum è "sporco" in troppi sensi perché possiamo fidarci.
In primo luogo perché rovescia sul movimento contro la guerra la responsabilità del sangue degli ostaggi. E' un vile tentativo di cambiare le carte in tavola. La responsabilità di ciò che sta accadendo è interamente su questo governo, che ha mandato l'Italia in guerra a fianco degli aggressori.
Coloro che hanno in mano gli ostaggi (e che ne hanno già ucciso uno) sanno bene come stanno le cose. E ci prendono in giro. Con questa ambigua proposta manifestano un'ostilità totale verso tutte le forze che si sono battute contro la guerra. Si rivolgono a noi come a dei nemici. Ed è logico, perché sono nostri nemici. Vogliono coinvolgerci in un gioco politico dai contorni oscuri. Non esiste la minima garanzia che un qualsiasi gesto da parte nostra potrà cambiare la situazione.
In secondo luogo parlo per esperienza. Ho visto troppe volte gruppi di incerta collocazione politica, senza scrupoli e idee, che agivano per conto terzi, per denaro, stupidità e fanatismo. In qualche caso - come nel teatro Dubrovka di Mosca - abbiamo assistito alla loro liquidazione fisica, quando non servivano più. Qui anch'io intravedo l'esistenza di uno o più suggeritori che conoscono troppo da vicino la politica italiana e che giocano le loro carte attraverso uomini armati di cui non conosciamo nulla.
Non andrò alla manifestazione. Non per motivi ideologici, né perché difendo la sacralità dello Stato (non è lo Stato, ma un governo impopolare che calpesta la volontà della maggioranza). Non andrò perché andarci significa obbedire a un ordine che viene non si sa da chi; né per quali scopi; e che non sappiamo dove conduce e da chi sarà gestito. Se c'è un modo per scoprire le carte, esso consiste nel fissare una data per il ritiro delle truppe italiane. Questo lo può fare e lo deve fare il governo italiano. Non è certo che salverebbe i tre ostaggi, ma è certo che toglierebbe loro ogni alibi. Del resto fare ciò che questi oscuri manovratori ci chiedono non ci dà garanzia di un risultato utile. Ci trasforma anzi tutti in ostaggi.

Giulietto Chiesa

Giulietto Chiesa (1940) è giornalista e politico. Corrispondente per “La Stampa” da Mosca per molti anni, ha sempre unito nei suoi reportage una forte tensione civile e un rigoroso scrupolo …