Giorgio Bocca: L'orrore delle foibe, il sonno della ragione

04 Maggio 2004
La riscoperta delle foibe sessant'anni dopo fa il pari con il revisionismo antipartigiano e con l'anti antifascismo in voga nell'Italia berlusconiana. Difficile dire in che misura rappresentano un passo indietro nel modo di far politica, di fare cultura, di fare democrazia.
Le foibe come metodo brutale per cancellare la presenza italiana nell'Istria e nel Carso fanno parte di un dramma storico di cui l'ultimo responsabile è stato il fascismo, dramma che la Repubblica democratica, i partiti democratici compreso il comunista dovettero accollarsi come tristissima eredità.
E, come spesso accade nella storia, oggi questi eredi del fascismo sono accusati di debolezza e di tradimento. Ci si indigna a destra quando qualcuno parla di fascistizzazione in corso, ma che cosa è l'uso della storia come propaganda, la falsificazione della storia a scopi elettorali?
Le foibe, le fosse carsiche in cui venivano gettati i nostri connazionali, sono una pagina nera della convivenza fra italiani e slavi al confine orientale, ma che la destra italiana oggi ne parli come di una colpa dell'antifascismo, che accusi il comunista Togliatti di tradimento e il democristiano De Gasperi di pavido silenzio, se non è costume fascista è qualcosa che gli assomiglia parecchio. Quella convivenza fallita, culminata nell'esodo di 300 mila italiani e nelle foibe, è tra le pagine più nere del fascismo, la conferma che la sua politica arrogante e violenta non pagava.
Occupata l'Istria alla fine della Prima guerra mondiale, si passò con il fascismo alla repressione e all'asservimento della minoranza slovena, un misto di stupidità e di violenza irragionevoli: chiuse le scuole slovene, proibita la lingua, perseguitati i resistenti. Fino alla invasione della Seconda guerra mondiale, alla creazione di lager in cui furono rinchiuse migliaia di persone, donne e bambini compresi, e a rastrellamenti feroci come quelli tedeschi.
Che doveva fare De Gasperi al congresso della pace di Parigi se non tacere? Che poteva fare Togliatti se non intervenire presso Tito e presso Stalin almeno per salvare all'Italia Trieste e parte di Gorizia?
Sicuramente in quella resa dei conti pagarono anche italiani di nulla colpevoli, di certo, le ragioni di inimicizia fra i due popoli risalivano al passato, e anche alla lotta di classe fra italiani della costa ricchi e colti e slavi dell'interno contadini e arretrati. Se la Repubblica democratica avesse adottato gli stessi metodi, la stessa arroganza nel Sud Tirolo si sarebbe creata una situazione vietnamita.
Ha ragione Cossutta a rimproverare i suoi ex compagni di partito di revisionismo sbrigativo e opportunista. Togliatti fece il possibile per difendere l'italianità di Trieste contro il volere di Stalin e migliaia di comunisti italiani morirono nei lager di Tito in quella convulsa resa dei conti in cui comunismo e nazionalismo, inimicizie storiche e ferite recenti, imperialismo fascista e rivincite etniche, formarono un braciere ardente di odio e di follia da ricordare come qualcosa di irripetibile, di funesto, non per strappare qualche voto alle prossime elezioni.
I moderati della Casa delle libertà si indignano se qualcuno parla di fascistizzazione del paese. E allora chiamiamola in altro modo, chiamiamola trionfo della propaganda più soffocante, delle più rozze persuasioni subliminali, del sonno della ragione in cui stiamo affondando.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …