Il governo si scaglia contro Gino Strada
E infatti la barricata alzata dal governo è altissima. Riprende la parola il premier, per ribadire il concetto: "Non abbiamo pagato nessun riscatto. È l'opposizione che insiste nel metodo della calunnia e della contraffazione. Ricordo che se quell'operazione fosse finita nel sangue la responsabilità sarebbe stata tutta mia". Essendo finita bene, sarebbe invece "tutto suo" il merito. Fini supporta, perentorio: "E' vergognoso insinuare che quanto detto dal presidente del consiglio non corrisponbde al vero". S'indigna Frattini: "Le affermazioni di Strada contengono mistificazioni e speculazioni elettorali su cose serie e delicate".
Ma la stessa furia del governo è sospetta. I punti oscuri sono troppi per poter essere risolti da una smentita. E far passare Strada per un politicante di quart'ordine è compito difficile. Per Emergency ha parlato il vicepresidente, Carlo Garbagnati: "Nè Gino Strada nè Emergency hanno mai detto di avere le prove che sia stato pagato un riscatto per la liberazione degli ostaggi italiani". "Quello che sappiamo - spiega - è che in uno degli ultimi incontri, una decina di giorni fa, con la soluzione della vicenda ormai vicina, i nostri interlocutori ci hanno detto che da una persona di cui non si fidavano molto era arrivata la richiesta di un riscatto di 9 milioni di dollari per la liberazione degli ostaggi".
La persona in questione, aveva detto Strada, si chiama Salik Mutlak, personaggio che si è arricchito con il contrabbando sotto l'embargo e che avrebbe ricevuto nove milioni di euro in due tranche, "probabilmente dal governo italiano" aveva ipotizzato Strada. Si sa anche che Mutlak è stato a Roma, durante il sequestro, ufficialmente in viaggio d'affari. Certo, come chiarisce Garbagnati, Strada non ha né potrebbe avere "prove" di quanto avviene in un mondo di spie, mediatori e faccendieri, ma questo è quanto ha saputo - ha spiegato giovedì nell'intervista al ‟manifesto” - dai suoi interlocutori a Baghdad, esponenti civili e religiosi ai quali ha rivolto la richiesta di liberare gli ostaggi italiani da trasmettere ai sequestratori.
Sul centrosinistra l'impatto delle dichiarazioni di Strada è immediato e in alcuni casi determinante. Romano Prodi infine si espone. Chiede "verità, tutta la verità". E prosegue: "Aspettiamo che il govero riferisca in parlamento su come si è arrivati a questa felice conclusione". Anche il presidente del Copaco Bianco, inizialmente assai meno scettico, dice che "è ora di fare chiarezza" e annuncia la decisione di chiamare il governo a riferire. E la procura di Roma ascolterà tutti i personaggi coinvolti nella vicenda, inclusi Strada e Scelli.