Giorgio Bocca: Non serve evocare lo spettro dell'Onu
25 Giugno 2004
Se le campagne elettorali italiane fossero una cosa seria, e non la caccia al voto di un presunto elettore cretino, si sarebbe potuto discutere di questa famosa svolta irachena che anche il dottor sottile Giuliano Amato giura di vedere, ma che per noi resta un miraggio mesopotamico. Possiamo cominciare dal governo iracheno inventato dagli americani. Trattasi di un governo collaborazionista meno credibile di quelli che i nazisti formavano nell'Europa occupata. Quelli almeno avevano delle milizie, delle polizie che gli permettevano di insediarsi in una capitale e di esercitare un certo controllo del terrorismo. Questo deve stare trincerato nella zona verde, cioè nel quartiere del comando americano. Se i suoi ministri fanno tanto di uscirne li fanno saltare con la dinamite o li colpiscono con razzi e fucilate.
Quale seria attività di governo possa svolgere un governo militarmente così impotente non è dato di sapere. Nessun informatore per quanto embedded, per quanto arruolato nel corpo di occupazione ha neppure tentato di immaginare quale ruolo effettivo possa avere questo gruppo eterogeneo che vive sotto la minaccia mortale di una resistenza che ogni giorno uccide e distrugge senza che da parte dell'occupante ci si decida almeno a darle un nome, a smetterla di chiamarla in modi vaghi o di comodo, come i ribelli, i miliziani, gli integralisti.
Dalle biografie dei ministri si capisce che alcuni furono agenti della Cia, o al servizio dei paesi confinanti, Turchia, Siria, Iran, o dei poteri religiosi della regione una compagnia eterogenea e conflittuale. La creazione di questo governo collaborazionista è una svolta ma verso il peggio e fa rimpiangere persino un protettorato americano nudo e crudo. L'intervento dell'Onu, da tante parti invocato sta fra l'impossibile e l'ipocrita. L'Onu allo stato presente delle cose non ha i mezzi economici e militari per svolgere un intervento super partes, non è in grado di risolvere le guerricciole africane figuriamoci questa irachena in cui si sfoga il più agguerrito integralismo islamico. L'intervento di reparti degli Stati arabi cosiddetti moderati coprirebbe l'infelice paese con una rete di intrighi, di manovre, di condizionamenti fomentati dagli americani che a loro volta non sono un potere concorde, ma un fascio di interessi ambizioni e disegni utopici spesso in conflitto: Cia, Pentagono, generali democratici, generali parafascisti, grandi compagnie petrolifere, grandi imprese per la ricostruzione d'accordo solo nel controllare le informazioni e nel nascondere deviazioni e crimini.
Stiamo ancora aspettando noi italiani verità e giustizia su Ustica e su Cermis. Figuriamoci da un paese militarmente occupato dove una vicenda come quella dei quattro italiani sequestrati resta coperta da ferree censure. Non si è saputo neppure quale azienda americana li avesse arruolati come mercenari e perché li avesse licenziati dato che furono catturati mentre erano sulla via del ritorno a casa in circostanze anche queste misteriose: in taxi, diretti in Giordania, perché non da Baghdad in aereo?
Sono cose che il capo del governo spagnolo Zapatero mostra di aver ben compreso, se insiste nell'unica soluzione vera, il ritiro delle truppe, Onu o non Onu a far da copertura. Soluzione che finalmente ci consentirebbe di uscire dalla recita assurda e vergognosa della missione di pace ogni giorno smentita da sparatorie, agguati, e ritirate strategiche. Con il contorno dei dibattiti televisivi che coprono il nostro paese di ridicolo e di vergogna. In mostra serale i nostri deputati servi di un padrone espertissimo in menzogne e in gaffes ma anche nel franco cinismo con cui adopera dei concittadini ‟ben pagati” come ripete per i suoi ‟giochini” in politica estera.
Quale seria attività di governo possa svolgere un governo militarmente così impotente non è dato di sapere. Nessun informatore per quanto embedded, per quanto arruolato nel corpo di occupazione ha neppure tentato di immaginare quale ruolo effettivo possa avere questo gruppo eterogeneo che vive sotto la minaccia mortale di una resistenza che ogni giorno uccide e distrugge senza che da parte dell'occupante ci si decida almeno a darle un nome, a smetterla di chiamarla in modi vaghi o di comodo, come i ribelli, i miliziani, gli integralisti.
Dalle biografie dei ministri si capisce che alcuni furono agenti della Cia, o al servizio dei paesi confinanti, Turchia, Siria, Iran, o dei poteri religiosi della regione una compagnia eterogenea e conflittuale. La creazione di questo governo collaborazionista è una svolta ma verso il peggio e fa rimpiangere persino un protettorato americano nudo e crudo. L'intervento dell'Onu, da tante parti invocato sta fra l'impossibile e l'ipocrita. L'Onu allo stato presente delle cose non ha i mezzi economici e militari per svolgere un intervento super partes, non è in grado di risolvere le guerricciole africane figuriamoci questa irachena in cui si sfoga il più agguerrito integralismo islamico. L'intervento di reparti degli Stati arabi cosiddetti moderati coprirebbe l'infelice paese con una rete di intrighi, di manovre, di condizionamenti fomentati dagli americani che a loro volta non sono un potere concorde, ma un fascio di interessi ambizioni e disegni utopici spesso in conflitto: Cia, Pentagono, generali democratici, generali parafascisti, grandi compagnie petrolifere, grandi imprese per la ricostruzione d'accordo solo nel controllare le informazioni e nel nascondere deviazioni e crimini.
Stiamo ancora aspettando noi italiani verità e giustizia su Ustica e su Cermis. Figuriamoci da un paese militarmente occupato dove una vicenda come quella dei quattro italiani sequestrati resta coperta da ferree censure. Non si è saputo neppure quale azienda americana li avesse arruolati come mercenari e perché li avesse licenziati dato che furono catturati mentre erano sulla via del ritorno a casa in circostanze anche queste misteriose: in taxi, diretti in Giordania, perché non da Baghdad in aereo?
Sono cose che il capo del governo spagnolo Zapatero mostra di aver ben compreso, se insiste nell'unica soluzione vera, il ritiro delle truppe, Onu o non Onu a far da copertura. Soluzione che finalmente ci consentirebbe di uscire dalla recita assurda e vergognosa della missione di pace ogni giorno smentita da sparatorie, agguati, e ritirate strategiche. Con il contorno dei dibattiti televisivi che coprono il nostro paese di ridicolo e di vergogna. In mostra serale i nostri deputati servi di un padrone espertissimo in menzogne e in gaffes ma anche nel franco cinismo con cui adopera dei concittadini ‟ben pagati” come ripete per i suoi ‟giochini” in politica estera.
Giorgio Bocca
Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …