Giorgio Bocca: I due volti del terrorismo

23 Agosto 2004
Cinzia Banelli, la "compagna So" pare si sia pentita, pare disposta a raccontare la storia, poco esaltante, delle nuove Brigate rosse che delle prime hanno solo la prudenza estrema, mesi di studio e preparazione per uccidere uomini disarmati come Biagi e D'Antona. C'è una ragione chiara, un movente scatenante nel pentimento della Banelli? L'essere diventata madre da cinque mesi, come nel caso di Peci, il primo dei pentiti, c'era stato il fratello ucciso dai compagni di lotta? Se si cerca una spiegazione più generale si può dire che questi moti collettivi di fanatismo e utopia hanno un corso epidemico, nascono e muoiono in tempi imprevedibili.
Possono passare decenni e la società sembra un monolito, ogni conato di ribellione è sotto il controllo del potere, i mutamenti avvengono per impercettibili passi, per lentissimi gradi. È il tempo dello status quo, delle ribellioni soffocate sul nascere, delle masse cementate nelle obbedienze e dalle paure. Ma accade anche il contrario, che istituzioni, ideologie, associazioni che sembrano costruite con l'acciaio d'improvviso si sgretolino.
E nessuno sa esattamente il perché. Non lo sanno neppure i protagonisti: ho chiesto a Moretti e ad altri capi del terrorismo prima maniera perché mai Peci avesse aperto la serie incontenibile dei pentimenti. "Posso dire solo - ha risposto Moretti - che si era rotto qualcosa, che molti compagni non ci credevano più". Non è stato lo Stato borghese a sconfiggere le Brigate rosse, la crisi è cominciata proprio quando l'organizzazione era nel punto di maggior forza, fu una sconfitta politica, a molti parve che la lotta armata non avesse più futuro.
La "compagna So" che decide di collaborare con lo Stato non ha lo stesso peso di Peci e degli altri, che hanno segnato la fine di un decennio sanguinoso e dirompente, ma è un segno che nel nostro terrorismo rivoluzionario il ciclo della rassegnazione, del disincanto sta succedendo a quello del sogno e dell'utopia.
Perché? Azzardo una ipotesi. Perché il grande terrorismo internazionale si è divorato il piccolo terrorismo nazionale, perché il gioco del terrorismo ideologico, di classe, impallidisce di fronte ai terrorismi religiosi o razzisti, perché da un conflitto terroristico interno ai paesi ricchi si è passati al terrorismo totale, radicale, storicamente configurabile come un conflitto decisivo per l'avvenire del mondo. Perché i piccoli passi terroristici della rivoluzione impossibile ma rinnovabile sono ben poca cosa di fronte alle stragi immani del fideismo e del razzismo.
Se l'utopia rivoluzionaria di muover guerra allo Stato imperialista delle multinazionali era scarsamente comprensibile negli anni Ottanta lo è mille volte di più oggi in cui sono gli Stati virtuosi e non solo quelli canaglia a usare metodi e armi terroristici. Conserva un po' di lume della ragione la "compagna So" Cinzia Banelli se ha deciso di salvare il suo bambino di cinque mesi dallo scannatoio generale.
Sì, credo davvero che il grande terrorismo abbia mandato in pensione il piccolo. Si pensi solo al finanziamento. Quello vecchia maniera, sociale, anticapitalistico affidato alle rapine e ai sequestri era rischioso, a volte ridicolo, come nel sequestro Costa in cui le banconote si erano bagnate e nel loro covo genovese i brigatisti le avevano appese a festone per farle asciugare. Imparagonabile a quello di Al Qaeda che si serve nelle banche svizzere o nel mercato del petrolio, con i figli della buona borghesia saudita che siedono nei ministeri e nei consigli di amministrazione del regno.
Un terrorismo che fa parte di un gioco alto di potere a metà fra una soluzione tecnocratica e un risorgimento islamico. Senza soldi non si fa politica, si usa dire, ma anche il terrorismo non si fa senza i soldi. E fra quello straccione dei nuovi brigatisti rossi nostrani e quello internazionale la differenza è tale che le rassegnazioni, le infiltrazioni, i paragoni sono inevitabili.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …