Gabriele Romagnoli: Olimpiadi - La bandana sospetta

24 Agosto 2004
Al sesto giorno di gare siamo tutti cotti. Specie se si svolgono nel meraviglioso, antico stadio di Zeus, divinità che non amava le tribune coperte. Cuociamo tutti, compresi i volontari dell'organizzazione. Di solito sono persone amichevoli. Non sanno niente, ma sono disposti a parlartene a lungo prima di ammetterlo. D'altronde, non sono di Atene. Sono gli stessi che c' erano a Sydney, ad Atlanta, «più in là nel tempo non andrò». Fanno un lavoro pesantissimo, ma un mese all'anno ogni quattro anni. Nel resto del tempo cercano di riprendersi. Si stressano, figurarsi al cospetto di Zeus dio dei forni. Capita dunque che io mi sieda sui gradoni e una volontaria mi intimi di sloggiare. Lo stadio è praticamente vuoto, non vedo il problema, lei non me lo spiega ma dice che: «Le regole sono le regole». Abbozzo e vado nel recinto giornalisti. Tempo due minuti e arriva un altro volontario bruciato dal sole. Chiede di verificare il passi che ho al collo. Mi chiede di spostarmi dal lato: carta stampata. Il lato tv dispone di ombrelloni, il lato tv è deserto, perché non posso restare? «Le regole…». Vado. Sono «sotto un sole giaguaro», sposto la sedia, un terzo volontario mi chiede di restare fermo. Perdo la pazienza, esageriamo entrambi. La gara comincia e ci costringe al silenzio. Dopo l' oro di Galiazzo, prima di andarmene, lo vado a cercare. Abbiamo vinto, c' è l' ombra, mi scuso, si scusa. Stretta di mano. Domando: «Perché ce l'avevate con me». Risponde: «Motivi di sicurezza». Non capisco. Imbarazzato dice: «A qualcuno di noi sembravi un tipo sospetto». Perché? Indica la mia testa: «Per quella». Porto una bandana.

Gabriele Romagnoli

Gabriele Romagnoli (Bologna, 1960) Giornalista professionista, a lungo inviato per “La Stampa”, direttore di “GQ” e Raisport è ora editorialista a “la Repubblica”. Narratore e saggista, il suo ultimo libro è …

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