Marina Forti: Le «anziane aborigene» hanno vinto
24 Agosto 2004
Bella grana per il governo (federale) australiano: ha dovuto archiviare in
via definitiva il progetto di costruire una discarica nazionale per scorie
nucleari presso Woomera, nel deserto meridionale. E' stata una decisione
obbligata, dopo che un tribunale federale a Canberra in giugno ha dato ragione
al governo della South Australia, in un ricorso contro la "acquisizione
urgente obbligatoria" di terreni da parte del governo centrale. Per il
governo locale è una bella vittoria. Ma è soprattutto una vittoria per le Kupa
Piti Kungka Tjuta, o "Anziane donne aborigene" di Coober Pedy, South
Australia: si erano messe insieme nel 1998, quando il governo ha annunciato il
piano di costruire la discarica radioattiva a Woomera, cioè nel territorio
delle loro tribù, ed erano decise a impedirlo. La loro è una storia
straordinaria, perché le sette signore non possedevano gli strumenti che
sembrano indispensabili a una campagna di pressione: né soldi, né entrature -
non sanno neppure leggere e scrivere. Eileen Kampakuta Brown, Eileen Wani
Wingfield, Emily Munyungka Austin, Eileen Unkari Crombie, Ivy Makinti Stewart,
Tjunmutja Myra Watson e Angelina Wonga - tutte ultrasettantenni - avevano però
un certo carisma, e argomenti molto forti. "Noi conosciamo questa
terra", avevano dichiarato in una lettera collettiva che è diventata un
po' il loro manifesto: "Ciò di cui sta parlando il governo
avvelenerà la terra. E' un veleno e non lo vogliamo". L'argomento
ufficiale era: cosa meglio che un deserto per costruire in tutta sicurezza una
discarica di scorie a bassa radioattività? Le signore hanno risposto: "Non
importa se è un deserto, è da dove veniamo". E poi: "Il deserto non
è così secco come pensate. Non lo vede il governo che qui c'è acqua? Nulla
vive senza acqua. C'è un grande fiume sotterraneo qui. Noi sappiamo che il
veleno della discarica radioattiva penetrerà il terreno e raggiungerà l'acqua.
E noi beviamo quest'acqua". (La lettera è sul sito www.irantiwanti.org).
Le signore sapevano benissimo di cosa si stava trattando anche perché erano state tra gli involontari protagonisti di uno degli episodi più criminali della storia nucleare mondiale: gli esperimenti atomici a cielo aperto fatti negli anni `50 dalla Gran Bretagna nel deserto australiano, gentilmente "concesso" allo scopo. "Tutte noi eravamo vive quando il governo ha usato il paese per la Bomba. Alcune vivevano a Twelve Mile, appena fuori Coober Pedy. Il fumo era buffo e tutto era polveroso. Poi tutti si sono ammalati. Altri erano a Mabel Creek e si sono ammalati. Altri ancora vivevano a Wallatinna. Altri se ne sono andati", ricordano le sette signore: governo australiano e militari britannici avevano semplicemente ignorato che quel deserto era abitato. Racconta Angelina Wonga: "Abbiamo visto un'esplosione a sud. Ci siamo detti: "ehi, cos'è". Poi abbiamo visto il vento soffiare quella roba verso dove eravamo seduti. Nessuno era stato avvertito, nessuno. Così sono finiti mia madre e padre, morti. Ho seppellito la nonna. Ero la sola rimasta". Prosegue la lettera: "Ora vengono qui e dicono a noi poveracci neri: "Oh, non succede niente, nulla vi ucciderà". Succede ancora come ai tempi di quelle bombe".
Le anziane aborigene non si fidavano delle rassicurazioni del governo. Dicevano che la radioattività avrebbe contaminato il Great Artesian Basin, la grande riserva d'acqua che sta sotto quel deserto. E avevano ragione: i dettagli tecnici della discarica progettata a Woomera non sono mai stati resi noti, ma il Bureau of science ha devuto riconoscere che il disegno non avrebbe impedito alla radioattività di percolare nelle acque sotterranee. Con le donne aborigene si sono schierati i Verdi australiani ("i greeny ... ci aiutano con le lettere, scrivere, i computers, ci hanno aiutato a parlare al mondo"). Hanno cominciato a girare per la nazione: Canberra, Sydney, Lucas Heights dove ha sede l'unico reattore nucleare sperimentale in Australia (unico motivo per cui il governo sostiene la necessità di una grande discarica nazionale di scorie). Infine hanno vinto loro.
Le signore sapevano benissimo di cosa si stava trattando anche perché erano state tra gli involontari protagonisti di uno degli episodi più criminali della storia nucleare mondiale: gli esperimenti atomici a cielo aperto fatti negli anni `50 dalla Gran Bretagna nel deserto australiano, gentilmente "concesso" allo scopo. "Tutte noi eravamo vive quando il governo ha usato il paese per la Bomba. Alcune vivevano a Twelve Mile, appena fuori Coober Pedy. Il fumo era buffo e tutto era polveroso. Poi tutti si sono ammalati. Altri erano a Mabel Creek e si sono ammalati. Altri ancora vivevano a Wallatinna. Altri se ne sono andati", ricordano le sette signore: governo australiano e militari britannici avevano semplicemente ignorato che quel deserto era abitato. Racconta Angelina Wonga: "Abbiamo visto un'esplosione a sud. Ci siamo detti: "ehi, cos'è". Poi abbiamo visto il vento soffiare quella roba verso dove eravamo seduti. Nessuno era stato avvertito, nessuno. Così sono finiti mia madre e padre, morti. Ho seppellito la nonna. Ero la sola rimasta". Prosegue la lettera: "Ora vengono qui e dicono a noi poveracci neri: "Oh, non succede niente, nulla vi ucciderà". Succede ancora come ai tempi di quelle bombe".
Le anziane aborigene non si fidavano delle rassicurazioni del governo. Dicevano che la radioattività avrebbe contaminato il Great Artesian Basin, la grande riserva d'acqua che sta sotto quel deserto. E avevano ragione: i dettagli tecnici della discarica progettata a Woomera non sono mai stati resi noti, ma il Bureau of science ha devuto riconoscere che il disegno non avrebbe impedito alla radioattività di percolare nelle acque sotterranee. Con le donne aborigene si sono schierati i Verdi australiani ("i greeny ... ci aiutano con le lettere, scrivere, i computers, ci hanno aiutato a parlare al mondo"). Hanno cominciato a girare per la nazione: Canberra, Sydney, Lucas Heights dove ha sede l'unico reattore nucleare sperimentale in Australia (unico motivo per cui il governo sostiene la necessità di una grande discarica nazionale di scorie). Infine hanno vinto loro.
Marina Forti
Marina Forti è inviata del quotidiano "il manifesto". Ha viaggiato a lungo in Asia meridionale e nel Sud-est asiatico. Dal 1994 cura la rubrica "TerraTerra" che riporta storie quotidiane in …