Marina Forti: Hoodia, il cactus che toglie la fame

14 Ottobre 2004
Un legno tropicale chiamato ramino, gli storioni del mar Caspio le cui uova sono note come caviale, un tipo di cactus africano chiamato hoodia e molto appetito dalle industrie farmaceutiche... Sono alcune dei vegetali o animali di cui si sta occupando la Cites, o Convenzione sul commercio internazionale in specie minacciate, che è un trattato a cui aderiscono 166 paesi e funziona secondo un'idea semplice: vegetali e animali minacciati sono preda della caccia di frodo o sono raccolti illegalmente perché hanno un valore commerciale; se si riesce a limitare o impedire il commercio internazionale di queste specie o delle loro parti (l'avorio delle zanne di elefante, il legno di alberi tropicali ormai in via d'estinzione, e così via) si contribuisce a proteggere la specie. La Cites ha stilato per questo diverse liste di specie di flora e fauna, secondo quanto sono minacciate. Di alcune è vietato ogni tipo di commercio (come l'avorio, o le pelli di tigre); altre sono sottoposte limitazioni. Le liste sono aggiornate di continuo, ed è proprio quello che sta facendo la conferenza annuale della Cites riunita in questi giorni a Bangkok, in Thailandia. Le prime decisioni annunciate riguardano appunto specie come il ramino, il caviale, e lo strano cactus del Kalahari. La Hoodia Gordonii, pianta piccola e grassa della famiglia delle asclepiadacee, è un caso interessante. Cresce nel caldo estremo e nel terreno desertico dell'Africa meridionale. Per secoli i San, o boscimani (così i coloni anglosassoni chiamarono i nativi del Kalahari: da bush men, uomini dei cespugli) ne hanno masticato le foglie durante le lunghe battute di caccia nel deserto perché toglie la sensazione di appetito. Negli anni `70 il Concil for Scientific and Industrial Research (Csir) del Sudafrica ha cominciato a studiare le proprietà attive di questa pianta e infine, nel 1996, ha individuato e brevettato una proteina fino ad allora sconosciuta, denominata P57: è quella che agisce sul cervello umano e gli fa lanciare il "segnale" di sazietà. Il Csir ha quindi venduto il brevetto a una ditta farmaceutica britannica, la Phytopharm, che a sua volta l'ha ceduto al gigante della farmacia Pfizer, la quale spera di mettere in commercio una pillola dimagrante entro il 2007, forse anche prima: ne parlano già come della cura magica contro l'obesità, e promette di vendere più che bene nel grasso occidente.
Ci sono però due risvolti in questa faccenda. Una sono i diritti dei boscimani San, che rivendicano una primogenitura sulla scoperta delle virtù della hoodia. I San sono ridotti ormai a popolazioni marginali, perseguitati durante il regime di apartheid, sottoposti a una forte pressione a sedentarizzarsi - ma questo significa di solito trivarsi buttati in agglomerati urbani dove le conoscenze tradizionali di cacciatori del deserti sono di nessuna utilità. Il governo di Mandela ha garantito loro la proprietà di oltre 40mila ettari delle loro terre originarie, ma la condizione generale resta di povertà e emarginazione. Venuti a sapere dell'esistenza di un brevetto su qualcosa che fa parte delle loro conoscenze tradizionali, alcuni capi comunità hanno accusato il governo di aver svenduto una loro risorsa. Circa un anno fa infine i San hanno raggiunto un accordo con il Csir sulla condivisione delle royalties derivate dalla hoodia.
L'altro risvolto è che questo strano cactus è una pianta difficile e rara. Formata da una decina di getti a forma di cetriolo lunghi non più di 35 o 40 centimatri e coperti di peluria, dall'odore e sapore sgradevoli, la hoodia cresce con estrema lentezza. La prospettiva di sfruttarla su scala commerciale può significare la sua estinzione. È così che, su richiesta del Sudafrica, Angola, Namibia e Botswana, la Cites ha deciso di inserire questa pianta nella lista delle specie il cui commercio va regolamentato in modo molto severo. Questo dovrebbe favorire uno sfruttamento sostenibile della hoodia (ne sono felici anche le case farmaceutiche: aiuterà a mantenere alto il prezzo delle future pillole anti-obesità).

Marina Forti

Marina Forti è inviata del quotidiano "il manifesto". Ha viaggiato a lungo in Asia meridionale e nel Sud-est asiatico. Dal 1994 cura la rubrica "TerraTerra" che riporta storie quotidiane in …