L´Orco irretito da una ventenne
28 Ottobre 2004
Quella raccontata in Addio caro Orco è la storia d´amore, travagliata e focosa, di Giosuè Carducci e Annie Vivanti. Il libro (introdotto e curato da Anna Folli) raccoglie le lettere che si scambiarono dal 1889 al 1906 il poeta delle Odi barbare e la giovanissima scrittrice - allora solo una promettente poetessa, oltre che seducente chanteuse - insieme ad appunti, pagine di diario e brevi saggi. Diversi materiali sono inediti, anche se inedita non è la passione che tenne allacciati i due e di cui favoleggiò nutritamente la mondanità letteraria di fine secolo, fra pettegolezzi, lazzi e persino intrighi. E Un amoroso incontro della fine Ottocento è il titolo di un libro in cui il critico Pietro Pancrazi, nel 1951, raccolse buona parte di quelle lettere.
Anna Folli ha avuto accesso a documenti d´archivio e ad altre carte finora ignote ed ha ricostruito, in una ricca introduzione d´andatura romanzesca, non solo l´avventura sentimentale, ma anche la sua scenografia, con protagonisti e comprimari, e i riflessi che quell´amore ebbe nell´opera di Carducci - del Carducci di Elegia del Monte Spluga, oltre che del più diretto Ad Annie: "Batto a la chiusa imposta con un ramicello di fiori / glauchi ed azzurri, come i tuoi occhi, o Annie".
Carducci è uomo carico di glorie, venerato e monumentale poeta. Quando conosce Annie, nel dicembre del 1889, ha cinquantaquattro anni, è sposato da trenta con Elvira Menicucci ed ha collezionato varie relazioni, fra cui quella decennale con Lina Cristofori (la Lidia di molti suoi versi, morta nel 1881). È stato mazziniano e repubblicano fervente, ma già da tempo si è riavvicinato alla monarchia, alla regina Margherita, in particolare, e proprio in quello scorcio di mesi è matura la sua nomina al Senato (avverrà nel 90), in tempo per votare la fiducia al governo di Francesco Crispi.
Annie di anni ne ha ventitré, ma nella prima lettera che scrive a Carducci, se li cala di tre. È nata a Londra, figlia di un esule mazziniano e di una tedesca, scrittrice per bambini. Morta la madre, fugge di casa e per vivere canta nei tabarin. Viaggia freneticamente portandosi un quaderno dove appunta dei versi. È deliziosamente scaltra. Manda le sue rime prima al poeta Enrico Panzacchi, poi agli editori Zanichelli e Treves, il quale le suggerisce, quasi per scoraggiarla, che solo la presentazione di un grande, di un Carducci, per esempio, può aprirle la strada della pubblicazione. Non conosce Annie, che poco dopo, alloggiata all´Hotel Baglioni di Bologna manda il suo primo messaggio al poeta di Giambi ed Epodi, parzialmente ricalcato su quello inviato a Panzacchi.
Il 7 giugno del 90 Lirica di Annie Vivanti, edito da Treves con una lettera di presentazione firmata da Carducci, è nelle librerie. Scrive Carducci: "Signorina, nel mio codice poetico c´è questo articolo: ‟Ai preti e alle donne è vietato far versi”. Per i preti no, per Lei ho abrogato".
L´abbinamento Carducci-Vivanti, l´accondiscendenza del primo, l´ardire della seconda, destano sofferenza fra i carducciani e velenosi commenti fra le poetesse, ingelosite dalle recensioni che fioccano su giornali e riviste. Con Carducci Vittoria Aganoor trasecola: "Ella sa che io non ho mai osato mandarle nessuna delle mie misere prove né le raccolsi mai in volume ricordando le sue terribili parole della prefazione alla Vivanti, e questo mi parve il miglior omaggio che, per quanto è in me, potessi farle".
Il carteggio e le pagine di diario attestano una passione allo spasimo. Carducci insegue la giovane donna a La Spezia, poi d´estate sui monti di Madesimo, dove inizia l´ode Piemonte, ma da dove scappa rincorrendola, via da quel luogo "per malati di vescica e per scioperati", e rompendo la monotonia di vacanze quali si addicono a un uomo di studi e di magniloquenza patria. Nel frattempo scrive alla moglie Elvira: "Ho bisogno di star chiuso a lavorare". E ancora: "Cara Elvira non potei partire, cagione le intemperie e conseguenti rotture di strade".
La relazione desta rumore. Carducci non nasconde Annie, che lo chiama Orco, caro, carissimo, dolce Orco ("Orco umano", scriverà Carducci in Elegia del Monte Spluga, "che sali da´ piani fumanti di tedio, / noi la ti demmo: aveva gli occhi color del mare"). Con lei si fa vedere in manifestazioni pubbliche, cerimonie, la presenta ad amici. Nel giugno del 90 le cronache di un giornale genovese raccontano però di una giovane cantante, che ha appena pubblicato un libro di versi, sorpresa nelle braccia di un altro dal promesso sposo. La cantante è Annie, nessuno dei due uomini è Carducci. Ne nascono minacce di duelli e persino un processo, in cui compare il nome del poeta, presto ripreso da un giornale di Milano. Le indagini di Anna Folli rivelano un altro amore milanese di Annie e i tormenti di Carducci che a lungo resta senza notizie della donna, proprio mentre su di lui si scatenano tensioni politiche: il suo ostentato crispismo e l´affetto per la regina gli procurano un´aggressione con sputi e insulti. Nel frattempo la Vivanti si rifugia a Napoli e Carducci invia biglietti veementi al suo amico Filippo Salveraglio affinché raccolga informazioni. Ma non c´è bisogno di scavare. Complice l´intrigante Matilde Serao, ‟Il Corriere di Napoli” pubblica sette sonetti firmati da Arturo Colautti e intitolati Annie. In uno si legge: "Così mi piaci, / o problema di nervi e di merletti, / scrigno di strofe, fabbrica di baci, / senza veli così, senza belletti. / Doma polledri, logora fioretti, / tessi canzoni al par di te procaci: / sono i begli occhi come i versi schietti, / sono i bei versi come gli occhi audaci". La stessa Serao invita Carducci a Napoli, e Carducci arriva, ricoperto di onori. ("Cara Elvira", scrive intanto alla moglie, "la Commissione liceale è stata rimandata a settembre. Sono ancora qui dove mi fanno di grandi feste").
Fra gli amori di Annie, Anna Folli rintraccia anche Enrichetta Toni, una giovane che si spaccia per istitutrice. A lei scrive ardenti lettere, di sapore classico ("Io ti amo come i miei versi, triste Lesbia"), firmandosi Sappho. Nell´aprile del 1892 Annie sposa John Chartres, avvocato e giornalista irlandese, che segue in America e dal quale ha una figlia, Vivien. Nel settembre successivo, Carducci e Annie sono di nuovo insieme a Montecarlo e le lettere che seguiranno sono dense di affetto, di devozione per la piccola Vivien e ricompongono un quadretto familiare: "Io vi adoro", scrive Annie nel febbraio del 98, "John vi stringe forte la mano".
Nel dicembre del 99 Carducci è colpito da una prima emorragia cerebrale ("Annie, sono percosso. Scrivo poche righe a stento col lapis. E la parola non è del tutto e sempre libera"). Annie, intanto, termina la stesura di un dramma, La rosa azzurra, che destina a Eleonora Duse, inseguendo l´attrice fino a Lisbona per consegnarle il manoscritto. I messaggi con Carducci non si interrompono e Annie si dà molto da fare, insieme al marito, perché al poeta venga assegnato il Nobel. Coinvolge amici importanti, critici danesi e tedeschi. E alla fine, non solo per le insistenze di Annie, ovviamente, il Nobel arriva nel dicembre del 1906. Due mesi dopo, Carducci muore. Annie, racconta Anna Folli, chiede alla famiglia di essere ricevuta, ma invano. La sua vita di giramondo continua e, insieme, quella di romanziera e di drammaturga in italiano e in inglese: nel 1911 esce I divoratori, seguito da Circe, L´invasore, Vae victis, Zingaresca, fino a Il viaggio incantato, libro per bambini del 1935. Nel luglio 1941 è confinata ad Arezzo, in quanto cittadina inglese. Due mesi dopo si uccide a Londra la figlia Vivien e lei si spegne nel febbraio successivo. È seppellita a Torino e sulla sua tomba ritroviamo l´incipit carducciano: "Batto a la chiusa imposta con un ramicello di fiori / glauchi ed azzurri, come i tuoi occhi, o Annie".
Anna Folli ha avuto accesso a documenti d´archivio e ad altre carte finora ignote ed ha ricostruito, in una ricca introduzione d´andatura romanzesca, non solo l´avventura sentimentale, ma anche la sua scenografia, con protagonisti e comprimari, e i riflessi che quell´amore ebbe nell´opera di Carducci - del Carducci di Elegia del Monte Spluga, oltre che del più diretto Ad Annie: "Batto a la chiusa imposta con un ramicello di fiori / glauchi ed azzurri, come i tuoi occhi, o Annie".
Carducci è uomo carico di glorie, venerato e monumentale poeta. Quando conosce Annie, nel dicembre del 1889, ha cinquantaquattro anni, è sposato da trenta con Elvira Menicucci ed ha collezionato varie relazioni, fra cui quella decennale con Lina Cristofori (la Lidia di molti suoi versi, morta nel 1881). È stato mazziniano e repubblicano fervente, ma già da tempo si è riavvicinato alla monarchia, alla regina Margherita, in particolare, e proprio in quello scorcio di mesi è matura la sua nomina al Senato (avverrà nel 90), in tempo per votare la fiducia al governo di Francesco Crispi.
Annie di anni ne ha ventitré, ma nella prima lettera che scrive a Carducci, se li cala di tre. È nata a Londra, figlia di un esule mazziniano e di una tedesca, scrittrice per bambini. Morta la madre, fugge di casa e per vivere canta nei tabarin. Viaggia freneticamente portandosi un quaderno dove appunta dei versi. È deliziosamente scaltra. Manda le sue rime prima al poeta Enrico Panzacchi, poi agli editori Zanichelli e Treves, il quale le suggerisce, quasi per scoraggiarla, che solo la presentazione di un grande, di un Carducci, per esempio, può aprirle la strada della pubblicazione. Non conosce Annie, che poco dopo, alloggiata all´Hotel Baglioni di Bologna manda il suo primo messaggio al poeta di Giambi ed Epodi, parzialmente ricalcato su quello inviato a Panzacchi.
Il 7 giugno del 90 Lirica di Annie Vivanti, edito da Treves con una lettera di presentazione firmata da Carducci, è nelle librerie. Scrive Carducci: "Signorina, nel mio codice poetico c´è questo articolo: ‟Ai preti e alle donne è vietato far versi”. Per i preti no, per Lei ho abrogato".
L´abbinamento Carducci-Vivanti, l´accondiscendenza del primo, l´ardire della seconda, destano sofferenza fra i carducciani e velenosi commenti fra le poetesse, ingelosite dalle recensioni che fioccano su giornali e riviste. Con Carducci Vittoria Aganoor trasecola: "Ella sa che io non ho mai osato mandarle nessuna delle mie misere prove né le raccolsi mai in volume ricordando le sue terribili parole della prefazione alla Vivanti, e questo mi parve il miglior omaggio che, per quanto è in me, potessi farle".
Il carteggio e le pagine di diario attestano una passione allo spasimo. Carducci insegue la giovane donna a La Spezia, poi d´estate sui monti di Madesimo, dove inizia l´ode Piemonte, ma da dove scappa rincorrendola, via da quel luogo "per malati di vescica e per scioperati", e rompendo la monotonia di vacanze quali si addicono a un uomo di studi e di magniloquenza patria. Nel frattempo scrive alla moglie Elvira: "Ho bisogno di star chiuso a lavorare". E ancora: "Cara Elvira non potei partire, cagione le intemperie e conseguenti rotture di strade".
La relazione desta rumore. Carducci non nasconde Annie, che lo chiama Orco, caro, carissimo, dolce Orco ("Orco umano", scriverà Carducci in Elegia del Monte Spluga, "che sali da´ piani fumanti di tedio, / noi la ti demmo: aveva gli occhi color del mare"). Con lei si fa vedere in manifestazioni pubbliche, cerimonie, la presenta ad amici. Nel giugno del 90 le cronache di un giornale genovese raccontano però di una giovane cantante, che ha appena pubblicato un libro di versi, sorpresa nelle braccia di un altro dal promesso sposo. La cantante è Annie, nessuno dei due uomini è Carducci. Ne nascono minacce di duelli e persino un processo, in cui compare il nome del poeta, presto ripreso da un giornale di Milano. Le indagini di Anna Folli rivelano un altro amore milanese di Annie e i tormenti di Carducci che a lungo resta senza notizie della donna, proprio mentre su di lui si scatenano tensioni politiche: il suo ostentato crispismo e l´affetto per la regina gli procurano un´aggressione con sputi e insulti. Nel frattempo la Vivanti si rifugia a Napoli e Carducci invia biglietti veementi al suo amico Filippo Salveraglio affinché raccolga informazioni. Ma non c´è bisogno di scavare. Complice l´intrigante Matilde Serao, ‟Il Corriere di Napoli” pubblica sette sonetti firmati da Arturo Colautti e intitolati Annie. In uno si legge: "Così mi piaci, / o problema di nervi e di merletti, / scrigno di strofe, fabbrica di baci, / senza veli così, senza belletti. / Doma polledri, logora fioretti, / tessi canzoni al par di te procaci: / sono i begli occhi come i versi schietti, / sono i bei versi come gli occhi audaci". La stessa Serao invita Carducci a Napoli, e Carducci arriva, ricoperto di onori. ("Cara Elvira", scrive intanto alla moglie, "la Commissione liceale è stata rimandata a settembre. Sono ancora qui dove mi fanno di grandi feste").
Fra gli amori di Annie, Anna Folli rintraccia anche Enrichetta Toni, una giovane che si spaccia per istitutrice. A lei scrive ardenti lettere, di sapore classico ("Io ti amo come i miei versi, triste Lesbia"), firmandosi Sappho. Nell´aprile del 1892 Annie sposa John Chartres, avvocato e giornalista irlandese, che segue in America e dal quale ha una figlia, Vivien. Nel settembre successivo, Carducci e Annie sono di nuovo insieme a Montecarlo e le lettere che seguiranno sono dense di affetto, di devozione per la piccola Vivien e ricompongono un quadretto familiare: "Io vi adoro", scrive Annie nel febbraio del 98, "John vi stringe forte la mano".
Nel dicembre del 99 Carducci è colpito da una prima emorragia cerebrale ("Annie, sono percosso. Scrivo poche righe a stento col lapis. E la parola non è del tutto e sempre libera"). Annie, intanto, termina la stesura di un dramma, La rosa azzurra, che destina a Eleonora Duse, inseguendo l´attrice fino a Lisbona per consegnarle il manoscritto. I messaggi con Carducci non si interrompono e Annie si dà molto da fare, insieme al marito, perché al poeta venga assegnato il Nobel. Coinvolge amici importanti, critici danesi e tedeschi. E alla fine, non solo per le insistenze di Annie, ovviamente, il Nobel arriva nel dicembre del 1906. Due mesi dopo, Carducci muore. Annie, racconta Anna Folli, chiede alla famiglia di essere ricevuta, ma invano. La sua vita di giramondo continua e, insieme, quella di romanziera e di drammaturga in italiano e in inglese: nel 1911 esce I divoratori, seguito da Circe, L´invasore, Vae victis, Zingaresca, fino a Il viaggio incantato, libro per bambini del 1935. Nel luglio 1941 è confinata ad Arezzo, in quanto cittadina inglese. Due mesi dopo si uccide a Londra la figlia Vivien e lei si spegne nel febbraio successivo. È seppellita a Torino e sulla sua tomba ritroviamo l´incipit carducciano: "Batto a la chiusa imposta con un ramicello di fiori / glauchi ed azzurri, come i tuoi occhi, o Annie".
Addio caro Orco di Giosue Carducci, Annie Vivanti
Addio caro Orco contiene il carteggio tra Giosue Carducci (1835-1907) e Annie Vivanti (1866-1942), l’ultimo amore del poeta. Il carteggio comprende 78 pezzi, tra lettere e telegrammi. Le lettere della Vivanti sono 29, quelle di Carducci 22: circa altrettante Annie ne smarrì, assieme ai bagagli…