Gianni Rossi Barilli: L'Europa senza gli europei

05 Novembre 2004
Non serve leggere tutto il trattato costituzionale europeo per farsi un'idea della distanza abissale che separa l'Europa di carta da quella reale, almeno se si concorda sulla definizione (del fantapolitologo Philip K. Dick) che "la realtà è ciò che si rifiuta di sparire anche quando smetti di crederci". Per misurare la distanza, infatti, basta pensare al contesto fisico in cui si sono svolte le cerimonie della firma del trattato. Buona parte del centro di Roma è stata trasformata in un'enorme "zona rossa" blindatissima e spopolata, in un panorama desolato di auto blu iperarroganti e sporadici turisti colti sul fatto dalla polizia nel tentativo di infrangere i "dispositivi di sicurezza". I romani, in pratica, sono stati tenuti accuratamente alla larga in rappresentanza degli oltre 450 milioni di cittadini europei, come a dire di non farsi soverchie illusioni sulle potenzialità democratiche delle nuove regole continentali. Vero è che le ali di folla esultante che applaude alle celebrazioni del potere non sono di per sé garanzia di partecipazione democratica (casomai di regime plebiscitario), ma non lo è neppure far sparire del tutto dalla scena per motivi "di sicurezza" qualunque essere umano privo di accredito.
In compenso, chi proprio non ha voluto perdersi l'evento ha potuto godersi la diretta televisiva della firma, le cui riprese sono state affidate a una società privata anziché alla tivù pubblica, con la supervisione di Franco Zeffirelli come regista di fiducia di Berlusconi. Come a dire che la nuova Europa nasce anche simbolicamente privatizzata, oltre che a circuito chiuso.
Eppure c'è qualcosa da festeggiare anche al di fuori delle retoriche presidenziali di circostanza. Perché volente o nolente (su questo si può discutere) la Costituzione europea conferma, se non l'esistenza, almeno la necessità di un'Europa dei cittadini. E la conferma soprattutto per chi non è per nulla soddisfatto dei processi aggregativi su base finanziaria e securitaria che i potenti europei hanno fin qui voluto e gestito. Ormai la dimensione perlomeno continentale dei mali e dei rimedi delle nostre democrazie non è più eludibile per nessuno. A cominciare dalle sinistre sociali e politiche che sembrano averci creduto molto meno delle loro controparti. L'Europa è fatta. Ora facciamo gli europei.

Gianni Rossi Barilli

Gianni Rossi Barilli, nato a Milano nel 1963, giornalista, partecipa da vent’anni alle iniziative del movimento omosessuale, come militante, scrivendo, discutendo e anche litigando. Ha lavorato a “il manifesto” dal …